Italia e fascismo

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Italia e fascismo

IL FASCISMO
In Italia, il fascismo trovò i suoi precursori negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, nel movimento del futurismo (il cui ispiratore, Filippo Tommaso Marinetti, aderì successivamente al movimento di Mussolini), nel Decadentismo, in Gabriele D'Annunzio e in numerosi altri pensatori ed azionisti politici che militarono in seguito nelle fila fasciste.
Fu l'indiscutibile abilità di politico di Benito Mussolini, ex dirigente del Partito Socialista Italiano, convertito alla causa del nazionalismo e della Grande Guerra, a fondere le confuse idee, aspirazioni, frustrazioni degli ex combattenti reduci dalla dura esperienza della guerra di trincea, in un movimento politico, i fasci di combattimento,  che all'inizio ebbe una chiara ispirazione socialista e rivoluzionaria, che si contraddistinse fin da subito per la violenza dei metodi impiegati contro gli oppositori.
La crisi economica del dopoguerra, la disoccupazione e l'inflazione crescenti, la smobilitazione dell'esercito (che restituì alla vita civile migliaia di persone), i conflitti sociali e gli scioperi nelle fabbriche del nord, l'avanzata del partito socialista divenuto il primo partito alle elezioni del 1919, crearono, negli anni 1919-1922, le condizioni per un grave indebolimento delle strutture statali e per un crescente timore da parte dei ceti agrari e industriali di una rivoluzione comunista in Italia sul modello di quella in corso in Russia.
In questa situazione fluida, Mussolini colse l'occasione e, abbandonando rapidamente il programma socialista e repubblicano, si pose al servizio della causa antisocialista; le milizie fasciste, appoggiate dai ceti possidenti e da buona parte dell'apparato statale che vedeva in lui il restauratore dell'ordine, lanciarono una violenta offensiva contro i sindacati e i partiti di ispirazione socialista (ma anche cattolici), in particolar modo nel nord d'Italia (Emilia Romagna, Toscana in particolar modo), causando numerose vittime nella sostanziale indifferenza delle forze dell'ordine.
Le violenze furono nella gran parte dei casi provocate dagli squadristi fascisti, la violenza crebbe considerevolmente negli anni 1920-22 fino alla Marcia su Roma (28 ottobre 1922).
Di fronte all'avanzata di milizie fasciste mal armate e guidate su Roma, il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, preferendo evitare ogni spargimento di sangue e contro i suggerimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri in carica Luigi Facta che gli chiedeva di firmare il decreto che proclamava lo stato d'assedio, decise di affidare l'incarico di Presidente del Consiglio a Mussolini, che in quel momento aveva in Parlamento non più di 22 deputati. Vittorio Emanuele mantenne sempre il controllo dell'esercito: se avesse voluto, avrebbe potuto senza problemi cacciare da Roma Mussolini e le forze fasciste, inferiori in tutto alle guarnigioni di stanza nella capitale; quindi non si può parlare, a rigor di termini, di colpo di stato o di "rivoluzione fascista", in quanto Mussolini ottenne il governo legalmente, con un incarico (quantunque oggetto di molte e profonde critiche) del sovrano.
La marcia  su  Roma del 28 ottobre 1922 non segnò l’inizio della dittatura fascista. Mussolini formò, un governo di coalizione, con rappresentanti liberali e del Partito popolare. Le forza liberali ritenevano che, giunto al governo il fascismo avrebbe perso il suo carattere violento. Nel dicembre Mussolini chiese alla Camera i pieni poteri per un anno e li ottenne, perché molti parlamentari moderati erano convinti che, risolti i più gravi problemi finanziari e sociali, egli avrebbe lasciato il governo. Mussolini istituzionalizzò la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale compiendo, una violazione dell’ ordinamento costituzionale e si servì dei pieni poteri per adottare una serie di misure dirette a ridurre l’intervento dello Stato nella vita economica e ad ottenere il sostegno al suo governo sia da parte del mondo degli affari sia da parte dei lavoratori. Al primo concesse privatizzazioni e sgravi fiscali, ai secondi la fissazione per legge della lunghezza della giornata lavorativa in otto ore. Sul piano politico, Mussolini pose limitazioni all’ attività degli oppositori e alla libertà di stampa. I ministri del partito popolare, favorevoli al mantenimento del sistema proporzionale, si dimisero e Mussolini cercò di stringere rapporti più diretti con le gerarchie ecclesiastiche.

 

Nell’aprile del 1924, si svolsero nuove elezioni. I fascisti riuscirono a formare una lista in cui entrarono anche uomini di altri partiti. L’opposizione denunciò brogli e violenze e in questa denuncia fu particolarmente attivo il deputato socialista Giacomo Matteotti che il 10 giugno fu rapito da un gruppo di fascisti e ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato soltanto il 16 agosto. La scomparsa di Matteotti suscitò un’ondata di indignazione che rischiò di travolgere il governo I partiti d'opposizione reagirono abbandonando il Parlamento: fu la "secessione dell'Aventino", così chiamata in analogia con la decisione della plebe dell'antica Roma di ritirarsi sul colle dell'Aventino per protesta contro i soprusi dei patrizi. Contrario a tale scelta fu solamente il Partito Comunista che rimase isolato nel proporre uno sciopero generale. Gli aventiniani miravano a incrinare l'intesa tra fascisti e la loro coalizione provocando un intervento del re, ma le loro aspettative furono deluse poiché Vittorio Emanuele III si astenne da ogni iniziativa.
La debole risposta delle opposizioni, incapaci di trasformare il loro gesto in un'azione antifascista di massa, non fu sufficiente ad allontanare le classi dirigenti e la Monarchia da Mussolini che, il 3 gennaio 1925, ruppe gli indugi e, con un noto discorso nel quale assumeva su di sé l'intera responsabilità del delitto Matteotti e delle altre violenze squadriste, di fatto proclamò la dittatura, sopprimendo ogni residua libertà e completando l'identificazione assoluta del Partito Nazionale Fascista con lo Stato.
Nei mesi seguenti Mussolini fece approvare dal parlamento una serie di leggi, definite “ fascistissime”, per rafforzare i poteri del governo e soprattutto del presidente del consiglio, che fu chiamato”capo del governo”, nominato direttamente dal re.      
Nel 1926, fu istituito il tribunale speciale per la difesa dello stato che inflisse agli oppositori una lunga serie di condanne al carcere o al confino e costituì il principale strumento del regime per la repressione giudiziaria. Il fascismo, infatti, conobbe solo un'opposizione sotterranea e di carattere cospirativo, guidata in buona parte da comunisti come Antonio Gramsci, socialisti come Pietro Nenni, molti dei quali pagarono con la vita, l'esilio, pene detentive o il confino il loro rifiuto del fascismo.
Mussolini cercava di prevenire più che di reprimere. Egli, infatti, istituì la censura ed una polizia segreta chiamata OVRA che serviva ad individuare le zone di malcontento sociale e le persone che potevano costituire un pericolo.
Egli  introdusse alcune riforme istituzionali e, nel 1928, fece approvare una legge che trasformò in un organo istituzionale il Gran Consiglio del fascismo. In teoria esso aveva ampi poteri, anche se limitati, così Mussolini impedì che il Gran Consiglio potesse assumere iniziative autonome. Nello stesso anno, fu approvata una legge elettorale, la quale prevedeva che gli elettori, avrebbero potuto votare soltanto per una lista formata da candidati proposti da organizzazioni fasciste.
Nel 1926, era stato creato il ministero delle corporazioni: erano organismi di cui facevano parte i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori. Nel 1939, la Camera dei deputati fu sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni. Poiché il Senato era di nomina regia fu tolta al popolo ogni facoltà di eleggere i suoi rappresentanti, e fu così compiuto l'ultimo passo verso l'abolizione di ogni traccia di sistema parlamentare.
Nella dittatura fascista fu consentita la presenza di un unico partito. In apparenza il partito dominava la scena politica italiana. In realtà veniva considerato da Mussolini uno strumento di potere personale. Mussolini non mise mai alla testa del PNF uomini dotati di forte personalità che poteva quindi fargli ombra. Mussolini tenne lontani dal vertice del PNF Giuseppe Bottai, Italo Balbo e Dino Grandi e non diede una posizione preminente nemmeno a Galeazzo Ciano che aveva sposato una delle sue figlie. Mussolini preferì accentrare tutti i poteri nel Governo, e governò l'Italia attraverso i prefetti e la burocrazia.
La politica sociale del fascismo ebbe una certa efficacia propagandistica, perchè i lavoratori ne propagandavano i benefici. Una delle prime concessioni del governo fascista fu, la limitazione a otto ore della giornata lavorativa, e il riordinamento del sistema di previdenza sociale, per l'invalidità e la vecchiaia, per infortuni sul lavoro e contro la disoccupazione involontaria. Nel 1933, nacque l'istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS). Una novità, anche in rapporto ad altri paesi, fu istituita, nel dicembre del 1925, anche l’opera nazionale per la maternità e l'infanzia (ONMI), che si inseriva nella politica fascista di preparazione degli italiani alla guerra.
Prima di conquistare il potere, Mussolini era stato sostenitore del liberismo e aveva criticato lo stato << tabacchino, postino, ferroviere, panettiere, assicuratore, navigatore, caffettiere, bagnino>>.
Fino al 1925, attuò una politica liberistica, perchè si rese conto che lo smantellamento o il deciso ridimensionamento del settore pubblico dell'economia avrebbero creato gravi tensioni sociali. Nel 1925, la politica economica fu completamente capovolta. Col nuovo ministro delle finanze Giuseppe Volpi, l'intervento dello Stato si accentuò e l'economia cominciò a dipendere dalla politica. Fu soprattutto per ragioni di prestigio internazionale che Mussolini, decise di rivalutare la lira rispetto alla sterlina, facendo corrispondere il valore della sterlina a 90 lire. Ne derivò una deflazione, che favorì le importazioni di materie prime per l'industria ma danneggiò le esportazioni agricole e, di conseguenza, danneggiò soprattutto il Mezzogiorno. È  proprio a questo periodo che risalgono i notevoli risultati del regime nel campo dei lavori pubblici e delle politiche sociali, che giovarono al regime stesso altissimi consensi: sono gli anni, infatti, della bonifica delle paludi pontine, della Battaglia del grano e della creazione di poderi nelle aree paludoso-malariche che erano assegnati a famiglie degli strati più indigenti tra gli ex combattenti del primo conflitto mondiale, o con iniziative come le colonie estive per combattere il gozzo (allora malattia endemica).
Vantaggi materiali furono offerti attraverso l' Opera nazionale dopolavoro. Il dopolavoro può essere considerato uno strumento di nazionalizzazione delle masse, ma per Mussolini la nazionalizzazione aveva uno scopo molto ambizioso: voleva formare un nuovo tipo d'italiano. All'attività del Dopolavoro si affiancava, perciò, quella delle organizzazioni fasciste, soprattutto giovanili, come L' Opera nazionale balilla  e la Gioventù italiana del littorio, che davano ai ragazzi un addestramento paramilitare. I giovani erano divisi in balilla, figli della lupa e avanguardisti.
I fascisti sostenevano che la loro era una religione laica. Esisteva, in quei riti, una forte componente teatrale. Lo stesso Mussolini si comportava, come se si trovasse su una scena, sicchè il rapporto che stabiliva con le folle si avvicinava spesso più a quello di un attore con il suo pubblico che a quello di un sacerdote con i suoi fedeli. Il mito politico di Mussolini, mise radici tra le masse e durò fino alle prime gravi sconfitte subite dall'Italia nella Seconda Guerra Mondiale.
All'interno del fascismo esisteva una corrente laicista. Mussolini, da giovane, aveva tenuto un atteggiamento fortemente polemico verso la Chiesa ma, subito dopo la conquista del potere, aveva cominciato ad avvicinarsi alla Chiesa sul piano politico. I patti Lateranensi, firmati l'11 febbraio del 1929, procurarono al fascismo il sostegno di vaste masse cattoliche e l’appoggio della Chiesa.  La conciliazione tra Stato e Chiesa fu realizzata, infatti, sulla base di alcuni compromessi. Lo Stato italiano riconobbe la sovranità della Chiesa sul territorio della Città del Vaticano, mentre la Santa Sede riconosceva che Roma era capitale del regno d'Italia.Con il Concordato la Chiesa accettò che i vescovi giurassero fedeltà allo Stato, in cambio lo Stato riconobbe la validità civile dei matrimoni celebrati dalla chiesa e introdusse nelle scuole l'insegnamento della religione cattolica.
Mussolini non nutriva una particolare stima per gli intellettuali, ma li riteneva molto utili per la formazione del contesto al regime. A Mussolini interessava soltanto se essi approvassero i principi ideologici del fascismo. Mussolini si adoperò affinché fosse lo stesso governo a farsi promotore di grandi opere collettive così da diventare organizzatore e finanziatore dell'attività culturale. Il fascismo ottenne i maggiori successi con la pubblicazione dell'Enciclopedia Italiana Trecani. Il governo fascista promosse inoltre una vasta opera di sostegno finanziario a singoli intellettuali, soprattutto romanzieri e poeti.
Per la formazione culturale dei giovani fu molto importante la riforma della scuola attuata da Gentile, con l'introduzione dell'esame di stato. La riforma del ginnasio-liceo classico, dove si formava la classe dirigente. Secondo Gentile, inoltre, bisognava ostacolare l'ingresso delle donne nelle università e, soprattutto, tenerle lontano dal campo della ricerca. I provvedimenti legislativi voluti da Gentile prevedevano che soltanto il ginnasio-liceo classico e il liceo scientifico consentivano l'accesso all'università. L'istruzione professionale ricevette scarsa attenzione e fu affidata al ministero dell'economia.
Per alcuni anni Mussolini si mosse sul terreno della politica estera con una certa prudenza, pur auspicando la revisione del trattato di Versailles. Nell'agosto del 1923, ordinò l'occupazione di Corfù ma a settembre ne ordinò l'evacuazione. Nel 1924, riuscì a ottenere in maniera pacifica l'assenso della Jugoslavia per l'annessione di Fiume all’Italia. Nel 1927, il governo fascista diede inizio a una politica più attiva nell'Europa centrare e nell'aria balcanica, stabilendo buoni rapporti con Ungheria,Albania,e Romania. Peggiorarono i rapporti con la Francia,che erano già tesi. Mussolini cercò di migliorare i rapporti con la Gran Bretagna dove i conservatori guardavano ancora con simpatia all'azione che il governo fascista aveva svolto in Italia. Winston Churchill, uno dei più noti uomini politici inglesi, era simpatizzante di Mussolini questo perché, all’inizio, la politica estera di Mussolini non minacciava ancora gli interessi imperiali della Gran Bretagna.
A partire dal 1925 Mussolini diede grande importanza alla politica demografica. Ma tale politica fu determinato da un fattore esterno, cioè dalle limitazioni poste dagli Stati Uniti all'ingresso di nuovi immigrati. In  un primo momento Mussolini cercò di convincere il governo statunitense a lasciare le porte aperte all'immigrazione italiana. Solo quando vide fallire i suoi tentativi decise di adottare una nuova politica: fece propria la teoria che il numero degli abitanti costituiva un fattore di potenza e ne diventò il fermo sostenitore.
Sul piano pratico il governo concesse aiuti finanziari ai giovani che si sposavano  e penalizzò i celibi. Le madri  prolifiche erano quelle che avevano almeno 7 figli e ricevevano un premio di 5000 lire e un'assicurazione. Con la teoria che stabiliva una stretta correlazione tra il numero degli abitanti di un paese e la sua influenza sulla scena internazionale, la demografia assunse un significativo peso politico. Mentre l'imperialismo anglo francese aveva mirato alla conquista delle colonie quello fascista fu fondato sulla conquista di nuovi spazi per trovare uno sbocco alla popolazione eccedente
Durante il ventennio lo stato fascista cercò di controllare anche la vita quotidiana degli italiani. A scuola i maschi e le femmine erano separati, ma l'inquadramento nelle organizzazioni giovanili del regime e la pratica dello sport favorivano l'emancipazione delle ragazze, che cominciarono ad avere una vita sociale collettiva. Il governo fascista organizzava il tempo libero attraverso il Dopolavoro ed esso offriva la possibilità di compiere gite e di seguire spettacoli teatrali, che altrimenti, per molti italiani sarebbero stati troppo costosi.
Le condizioni alimentari degli italiani non migliorarono rispetto a quelle del periodo giolittiano: quelle abitative migliorarono di poco.Il mezzo di trasporto individuale più diffuso era ancora la bicicletta: le fabbriche e soprattutto gli stadi avevano grandi parcheggi per le biciclette. Il possesso di una moto, e di un'automobile, era un segno di lusso. Gli adulti trascorrevano l'estate in località vicine alle città di residenza, in piccole pensioni o in modeste abitazioni prese in affitto. La vacanza nei luoghi di villeggiatura era ancora un lusso per la maggior parte degli italiani. Gli apparecchi radio erano abbastanza diffusi, ma pur sempre tra gli strati della popolazione che avevano un livello medio di vita.
La dittatura fascista durò un ventennio, fino al luglio del '43. La società, l'informazione, la scuola vennero fascistizzate; gli oppositori furono picchiati, incarcerati, inviati al confino o costretti all'esilio; nel '38 furono anche promulgate le leggi razziali, che privarono gli ebrei dei diritti civili.  L'inizio della fine per il regime fascista fu il patto d'acciaio con Hitler e, successivamente, l'ingresso dell'Italia in guerra al fianco dei nazisti (1940). Tra gli italiani crebbe fortissimo il dissenso nei confronti di Mussolini, che prima era limitato a una minoranza. Caduto il fascismo, dopo l'armistizio del settembre '43 ci fu l'appendice della Repubblica Sociale. Il governo repubblicano divise in due l'Italia, condivise la politica tedesca di deportazioni degli ebrei e degli oppositori politici e trascinò i "ragazzi di Salò" alla guerra civile con i partigiani che lottavano per il ritorno alla libertà e contro l'invasore germanico. L'incubo finì solo con la liberazione delle città del nord, nell'aprile 1945. La nuova costituzione repubblicana del '48 stabilì il divieto di ricostituzione del partito fascista.

 

Fonte: http://classe4ba.altervista.org/fascismo.doc

Sito web da visitare: http://classe4ba.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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