Maria Antonietta d' Austria

Maria Antonietta d' Austria

 

 

 

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Maria Antonietta d' Austria

           
MARIA ANTONIETTA

       
MARIA ANTONIETTA - (Vienna 2-11-1755 - Parigi 16-10-1793)

        Figlia più giovane dell'imperatore Francesco I e di Maria Teresa d'Austria, fu data in matrimonio (1770) al Delfino di Francia con il preciso intento di rinsaldare l'alleanza tra la Francia e gli Asburgo.

        Fin dal principio Maria Antonietta suscitò scarsa simpatia presso i sudditi, in parte per il fatto di essere straniera, ma soprattutto per il suo carattere frivolo, la condotta leggera, la prodigalità (erroneamente ritenuta la causa prima dei dissesti finanziari del paese) e per l'ostinata intromissione nelle faccende private dell'aristocrazia.

        Allo scoppio della Rivoluzione francese nel 1789, si schierò con la nobiltà più intransigente e reazionaria e spinse il marito a opporsi alle soluzioni di compromesso avanzate dai rivoluzionari più moderati, come Mirabeau e Lafayette; cercò, inoltre, di spingere i fratelli Giuseppe II e più tardi Leopoldo II a intervenire militarmente.

 

Conosciamo dunque Maria Antonietta. Principessa in un regno di fiaba, dove ai bambini è concessa una libertà quasi inconcepibile. Alla corte austriaca Maria Teresa ha disposto che i propri rampolli, al di fuori delle cerimonie ufficiali, crescano nella quasi totale assenza di formalismi. Tenuti lontani da tutto ciò che secondo la madre può essere fonte di turbamento, in primis il sesso (Maria Carolina, sorella di Maria Antonietta, convolata a nozze, affronterà la prima notte, ignara di tutto, praticamente come uno stupro), la progenie cresce senza pensieri, e quindi senza conoscere il valore della responsabilità.
Ma i figli e soprattutto le figlie, per Maria Teresa, madre amorevole, per carità, sono un importantissima merce politica. Per rinsaldare o creare alleanze, niente di meglio di un matrimonio. E così, per il bene dell'Europa, la quindicenne Maria Antonietta, che fino al giorno prima sguazzava nel fontanone di palazzo, diventa la prescelta per diventare la moglie, nientemeno, del Delfino di Francia, e quindi importantissima.

        Si commissionano ritratti, si prepara un corredo da capogiro, e la principessina vede profilarsi all'orizzonte solo rose, non sapendo che dalla ferita causata dal contatto delle loro spine, potrebbe sgorgare sangue, il suo. Felice e spensierata, dopo che i ministri di Francia e Austria, hanno finalmente appianato" importantissimi" problemi d'etichetta, si avvia verso il principe azzurro che l'attende...forse.
Dopo settimane di viaggio estenuante giunge a destinazione. La fanciulla viene letteralmente consegnata in mano ai francesi, non un austriaco la seguirà. In compagnia di mezza corte e della donna che assillerà i suoi giorni e le sue notti per molti anni, Madame de Noailles, ribattezzata per l'occasione Madame Etiquette, Antoinette vola ad incontrare il promesso sposo, che lei immagina, beh magari non un Adone, ma per lo meno un essere umano appartenente al sesso maschile. Si ritrova faccia a faccia un ometto squadrato, col capo chino, goffo ed impacciato, un pezzo di legno, un bamboccione di pezza, che ha bisogno dell'incitamento dello sgomento Luigi XV, notoriamente buongustaio in fatto di donne, per accennare un lieve e strozzato saluto all' incredula ragazza.

        Luigi infatti, tra gli altri milioni di difetti è affetto anche da una malformazione alle parti intime (fimosi). La caparbietà non è certo una sua caratteristica, e pur di non sottoporsi ad una semplice operazione, non consumerà il matrimonio per ben sette anni. (l'esuberante, volubile, sbarazzina  Maria Antonietta che aveva 15 anni, fino a 22 anni, poteva rimanere santa ?)
Bisogna però tenere conto di come si svolgevano questioni mediche in quel periodo, quando, per farsi estrarre un dente, si chiamava  una specie di "fabbro" fornito di pinze.

Maria Antonietta, volubile ed emotiva di natura, passionale di carattere, non fa in tempo a mettere piede a corte che già si trova coinvolta in dispute ed intrighi. Le figlie del re le additano la contessa Du Barry, favorita del sovrano come uno scandalo ed un bubbone da estirpare. La Du Barry non agevola certo le cose, assumendo arie da regina e padrona di casa.
Inizia così una serie di ripicche, dispetti degni di un qualsiasi asilo infantile: se una ha un ventaglio ornato, l'altra lo vuole non solo tale, ma traboccante di zaffiri e perle... Ma questi giochi che avrebbero solo fatto ridere, se si fossero svolti tra due persone normali, in mano ad una Delfina ed a una favorita diventava una pericolosa danza di poteri. Alla fine la spunta la favorita (si sa, alla fine è sempre così) che ottiene che la principessina le rivolga la parola, essendo lei di grado inferiore ne era impossibilitata Avrà presto modo di rifarsi, il re, anziano, muore di vaiolo. E' il 1774. Maria Antonietta a 19 anni sale sul trono con Luigi XVI che ne ha 20.

        Antonietta è regina. Si, una regina adolescente ed anche un pò isterica, un re pigro e bonaccione, più  adolescente di lei. La regina, ormai libera dalle vessazioni di Madame Etiquette, si dà alla pazza gioia, compra abiti su abiti, dà e partecipa a centinaia di ricevimenti, convinta che lo scettro non abbia un peso. Del re non ci si preoccupa, intento a fare lucchetti nella bottega del fabbro, doveri coniugali da adempiere non ce ne sono, basta una firma per pagare tutti i creditori, ottenere gioielli, preziosi e tutto ciò che un'adolescente possa desiderare.

        Nel frattempo le chiacchiere di una relazione tra lei ed il bel conte svedese Von Fersen, che aveva conosciuto all'ennesimo ballo, iniziano a circolare. I due, probabilmente veramente innamorati, sono costretti a separarsi per salvaguardare le apparenze. Nuovo e bruciante dolore per la regina, che inizia ad essere stanca delle formalità e tende sempre più ad isolarsi con pochi eletti. Si allontana perfino dalla reggia, si fa costruire e trasforma le Petit Trianon (adibito prima a giardino botanico) in un piccolo villaggetto stile cascinale tirolese, con animali da cortile, una stalla di fortunate mucche, contadini, laghetto e fiori, ovviamente scevro dei lati negativi dei villaggetti veri, niente polvere, niente odori di stalla, niente muffa e ovviamente cibo prelibato a volontà. Ci si diverte a fare il burro, ma con addosso grembiuli di seta. Si "gioca" a far le "pastorelle" del villaggio e si mungono le mucche infiocchettate da nastri di seta, raccogliendo il latte in preziosi vasi di porcellana fabbricati espressamente a Sevres.
Capricci insomma di una bimba austriaca, non certo di una parigina.

        Questo allontanarsi dalla corte fa infuriare i nobili di alto lignaggio, che si videro esclusi dalla cricca della regina a favore di pochi arrampicatori che non esitarono a sfruttarla. Padrona assoluta di Antonietta è la contessa di Polignac, una donna come ce ne sono tante, fingendosi amica del cuore della regina è amica invece dei suoi soldi che non si fa problema di spillarle ora con la roulette (gioco bandito) ora con nomine di propri parenti, ora con appannaggi da capogiro per la sua famiglia, per sè, oh no, per se non oserebbe chiedere niente.

Intanto per grazia divina e grazie alla sospirata operazione, Luigi ha reso madre Maria Antonietta, ma il Delfino, ammalato arriverà appena agli otto anni di vita, gli sarà così risparmiato il calvario riservato alla sua famiglia

        La bufera avanza e la reggia viene travolta Le troppe tasse per soddisfare i capricci di una donna bambina, l'inettitudine del re, la carestia e soprattutto la fame, spezzano le catene che legano i polsi e le caviglie dei parigini. Sotto una pioggia scrosciante le donne armate di forconi si precipitano a Versailles ed ottengono che la regina si chini davanti a loro. Il giorno dopo la famiglia reale viene tradotta a Parigi, dove il sindaco dà un alquanto ironico benvenuto al re. Stanca delle umiliazioni e della prigionia Antonietta insieme all'amato Fersen, mentre il re vive nel suo mondo di fiaba, organizza una fuga. Tutto è riuscito, non fosse per quella carrozza nuova di zecca, ingombrante, fornita di tutte le comodità che attira frotte di curiosi ad ogni sosta;  più che una fuga ha l'aria di una sana gita. Inevitabilmente attirano l'interesse anche di chi non è solo un curioso, un fanatico giacobino. Li fa fermare a Varennes e manda un messaggio a Parigi, dove intanto si stanno strappando i capelli, dato che le parrucche sono fuori moda. In mezzo ad una folla urlante la famiglia reale è costretta a rientrare nella capitale, in un viaggio lungo e penoso.


Fu necessario l’intervento del fratello maggiore della regina, l’imperatore Giuseppe d’Austria, in un incontro a quattr’occhi con Luigi nel 1777, per convincerlo della necessità di un’operazione. Nel frattempo, la giovane regina soffriva in silenzio le maligne insinuazioni di non essere capace di dare un erede al trono.
Oltre a sentirsi frustrata per i rapporti con suo marito, Maria Antonietta era infastidita dai doveri legati alla sua posizione. I giorni della giovane principessa e, successivamente, regina venivano trascorsi in eterni rituali di corte dettati da una rigorosa etichetta che risalivano ai giorni di Luigi XIV.
La giovane regina si stancò presto di doversi continuamente esibire in pubblico secondo i requisiti della sua posizione e abolì la maggior parte dei rituali. Le mancava l’ambiente rilassato e libero di Vienna. Il suo dispiacere e il suo sarcasmo, diretti alle zie e ai membri più anziani dell’alta nobiltà furono notati e diventarono oggetto di commento.
Maria Antonietta tentò di sfuggire alle frustrazioni coniugali e alla noia della vita di corte,così con il passare del tempo, cominciò ad esercitare il suo potere di regina: trascorreva meno tempo a corte e si circondava di una dissoluta combriccola, guidata da Yolande de Polignac e Thérèse de Lamballe. Elargiva costosi doni e posizioni a questi amici e, nel farlo, ignorava i grandi casati della nobiltà francese.

Con i suoi giovani amici, Maria Antonietta si gettò in una vita di piacere e spensierata stravaganza. Ciò includeva balli in maschera a Parigi, gioco d’azzardo, spettacoli teatrali e passeggiate a tarda sera nel parco.
Le indiscrezioni della regina con il suo circolo di amici condusse a scandali come l’Affare della Collana di Diamanti...
La giovane regina, con la sua bionda bellezza e il suo stile, dettava moda in tutta la Francia e in Europa.
Alla regina piacevano stile e bellezza, ma la sua rinomanza nel campo della moda le costò cara. La regina spendeva in abbondanza per i propri vestiti ed ornamenti. Ogni anno eccedeva la somma destinata al suo abbigliamento, regolarmente pagata dal re. Gli eccessi dei suoi copricapo, delle piume e dei voluminosi vestiti furono oggetto di pubblico commento, di caricature e di tanto in tanto di ridicolo.
Ma dopo la nascita della prima figlia e soprattutto con il primo figlio,decise di avere una vita più semplice preferendo occuparsi personalmente alla vita dei figli (cosa che suscitò chiacchiere) e abbandonando quasi completamente tutte quelle feste,giochi e spreco di soldi che era solita fare durante i primi anni di matrimonio.

L’affare della colanna
« La più buffa delle commedie che abbia mai divertito il mondo. »

La collana protagonista dello scandalo era stata creata dai gioiellieri di Parigi Boehmer e Bassenge, che per anni avevano collezionato pietre preziose con l'idea di venderle, dopo averle trasformate in un collier, alla contessa Du Barry, favorita del re Luigi XV. Dopo la morte del Re, nel 1774, i gioiellieri pensarono di offrirla alla nuova regina Maria Antonietta. Il suo costo era pari a circa 500 kg d'oro. Nel 1778 Luigi XVI offrì il gioiello alla Regina. Secondo alcuni, la donna lo rifiutò dicendo di preferire che quei soldi fossero investiti in un vascello; secondo altri, fu Luigi XVI a cambiare idea.

Verso la fine del luglio 1785, Madame Campan ricevette il gioielliere Boehmer che le raccontò una stranissima storia: era sicuro di aver venduto alla regina quella famosa collana che le aveva offerto poco dopo la nascita del Delfino e che all’epoca la regina aveva rifiutato.
Come rappresentante della regina c’era il cardinale di Rohan. Alla fine del 1784 era stata presentata loro una giovane donna, chiamata contessa de La Motte Valois. Questa donna aveva detto ai gioiellieri di essere amica intima della regina e che l’avrebbe convinta a comprare quella collana che non erano riusciti a vendere a causa del costo esageratamente elevato. Il 21 gennaio 1785 disse loro di esserci riuscita, disse anche che la regina non l’avrebbe acquistata di persona ma tramite un intermediario, cioè il cardinale de Rohan. Lo stesso cardinale aveva poi trattato l’acquisto del gioiello: pagamento rateale in due anni. Pochi giorni più tardi i due gioiellieri avevano portato la collana all’Hotel de Rohan dove il cardinale aveva mostrato loro un contratto di vendita firmato: Marie-Antoinette de France.

I gioiellieri soddisfatti della vendita se ne andarono. Intorno al 10 luglio però, la situazione era peggiorata. Il cardinale li aveva convocati per informarli che la regina voleva uno sconto e che avrebbe potuto pagare solo 100.000 livres qualche giorno più tardi I gioiellieri,estremamente indebitati, acconsentirono e cercarono anche di mettersi in contatto con la regina.

Avevano mandato alla sovrana un biglietto in cui la ringraziavano per aver acquistato la più bella parure di brillanti, e di non dimenticare la scadenza del primo pagamento. Maria Antonietta leggendo il biglietto non capì a cosa si riferisse il gioielliere. Chiamò Madame Campan per chiederle consiglio, ma anche lei non comprese il significato della lettera.
La regina pensò che il gioielliere o avesse perso il senno o che avesse l'intenzione di farle comprare dei nuovi brillanti perciò ordinò a Madame Campan di riferire a Bohemer che non aveva più bisogno di diamanti; ne aveva già abbastanza.
Prese la lettera e la bruciò con la candela accesa, che utilizzava per sciogliere la ceralacca della corrispondenza, e osservò: «Non vale la pena conservare questa lettera»
Questa azione dettata dal momento si sarebbe rivelata molto grave successivamente.

Iniziarono le indagini interrogando i due gioiellieri, che gli fecero il resoconto della vicenda. e chiese loro di continuare a portare avanti l’affare, poiché credeva che il cardinale avesse escogitato una truffa a danno della regina, per liberarsi dai creditori.
Il 31 luglio i gioiellieri vennero informati da Rohan che la regina avrebbe pagato i 700.000 livres solo in ottobre e, come compenso della proroga pagò loro 30.000 livres per conto della sovrana. Avvenne però un’altra nuova svolta drammatica. Saint-James, uno dei più ricchi banchieri di Parigi, venne ricevuto dall’abate Vermond, il consigliere della regina, su sua richiesta, per informarlo che il cardinale de Rohan aveva richiesto un prestito di 700.000 livres a nome della sovrana, e il banchiere era disposto ad accettare, ma voleva disposizioni più precise.
A quel punto la regina venne presa dal panico: quell’affare avrebbe potuto macchiare indelebilmente la sua reputazione. Volle informare subito il re, la data, concordata con Breteuil e Vermond fu il 14 agosto, la vigilia dell’onomastico della regina.

 

Il re, uomo di poche parole venne al punto chiedendo chi gli aveva dato l’incarico di comprare la collana di diamanti da Bohemer. Il cardinale rispose di essere stato spinto a comprare la collana, da una certa contessa de La Motte Valois, che gli aveva detto essere la nuova favorita di Maria Antonietta, servendosi di lettere recanti la firma della regina.
A quel punto la sovrana, che si era controllata a fatica, esplose: «Come potete aver pensato che io, che da otto anni non vi ho più rivolto la parola, vi avrei scelto per trattare un simile affare, e per di più servendomi di una donna di quel genere?»
Il cardinale si scusò capendo di essersi comportato da sciocco. Poi mostrò il biglietto indirizzato a Madame de La Motte, in cui veniva incaricato di acquistare la collana. Il biglietto recava la seguente firma: Marie-Antoinette de France. Il re leggendo il biglietto si infuriò, tutti a corte sapevano che la regina si firmava solo con il nome di battesimo: Marie-Antoinette. Messo alle strette e non sapendo cosa replicare, il cardinale acconsentì ad andare in un salotto adiacente per scrivere tutto ciò che sapeva su quei fatti.

Prima di essere preso in custodia, Rohan riuscì a far distruggere dai suoi servitori, tutte le carte compromettenti e solo pochi documenti rimasero intatti. Alcuni giorni dopo venne rinchiuso alla Bastiglia.

La mattina del 31 maggio una vastissima folla si radunò ad ascoltare la sentenza emessa dal tribunale. All’ingresso in aula, tutti i Rohan, vestiti di nero, formavano una falange. La famiglia Rohan aveva già corrotto buona parte dei giudici del parlamento. Dichiarò colpevole di lesa maestà il cardinale, ma nonostante ciò venne assolto e tutte le accuse riportate contro di lui vennero dichiarate non sussistenti; dimostrando così che il parlamento di Parigi, osava sfidare l’autorità reale.
La contessa Jeanne Valois, avrebbe dovuto pagare fino in fondo i crimini commessi. Venne condannata ad essere fustigata, marchiata a fuoco pubblicamente con la lettera V di voleuse (ladra) ed a essere rinchiusa a vita nel carcere delle prostitute: la Salpêtrière. Quest’ultimo verdetto provocò spavento nell’aula, mentre l’assoluzione del cardinale venne accolta con gioia dalla popolazione di Parigi.

Molta gente continuò a pensare che la Regina avesse usato la contessa per soddisfare il suo odio verso il cardinale di Rohan. Tutto ciò contribuì molto ad accrescere l'impopolarità di Maria Antonietta.

 

 

Citazioni di Maria Antonietta

Amo l'imperatrice,ma la temo anche a distanza; quando le scrivo non mi sento mai perfettamente a mio agio
(Maria Antonietta alla madre)

Non dimenticherò mai che voi siete il fautore della mia felicità!
(Maria Antonietta delfina al Duca di Choiseul al suo arrivo in Francia)

Come potevo sapere che lo stato versasse in simili condizioni? Quando chiedevo del denaro me ne veniva dato il doppio del richiesto!

Se non ho risposto, è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere ad una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono presenti!
(Risposta di Maria Antonietta, durante il processo, all'accusa di incesto con il figlio)

Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta.
(Le ultime parole di Maria Antonietta rivolte al boia, al quale aveva pestato un piede sul patibolo)

...Io porto sventura alle persone che amo!
(Maria Antonietta alla principessa di Lamballe)

Sono sempre piu convinta che se dovessi scegliere un marito tra i tre fratelli,preferirei ancora quello che il Cielo mi ha dato: il re è una persona sincera e, pur essendo un poco goffo,mi usa tutte le attenzioni e le cortesie possibili e immaginabili
(1775 Maria Antonietta alla madre)

Ho appreso da mia madre a non temere la morte e la attenderò con fermezza
(Maria Antonietta)

Povera bambina, non sei ciò che tutti desideravano, ma non mi sei per questo meno cara. Un maschio sarebbe stato proprietà dello Stato. Tu sarai mia, avrai tutte le mie cure, condividerai tutte le mie gioie e allevierai le mie pene...
(Maria Antonietta in occasione della nascita di Madame Royale)

Oh, mio Dio,se abbiamo commesso delle colpe, le abbiamo certamente espiate
(Maria Antonietta nell'ultima lettera scritta)

Siate certo che, qualunque sia la sventura che mi perseguita, io posso anche cedere alle circostanze, ma non consentirò mai ad una cosa indegna di me. E' nella sventura che si capisce meglio ciò che si è. (Maria Antonietta scrive una lettera al Conte Mercy)


Citazioni su Maria Antonietta

Maria Antonietta era alta, straordinariamente ben fatta, abbastanza formosa, ma non pingue. Aveva splendide braccia, mani piccole perfettamente conformate, piedi graziosi. Era la donna di Francia dal più bell'incedere: teneva la testa molto alta, con una maestà che faceva riconoscere la sovrana in mezzo a tutta la corte, ma senza che questo nuocesse minimamente a quanto di dolce e di benevolo v'era nel suo aspetto. È difficilissimo dare un'idea di tanta grazia e di tanta nobiltà a chi non abbia personalmente visto la regina. I suoi tratti non erano regolari; aveva ereditato dalla sua famiglia quell'ovale lungo e stretto del viso tipico delle sue origini austriache. I suoi occhi, non grandi, erano quasi azzurri; aveva lo sguardo vivo e dolce, il naso sottile e grazioso, la bocca regolare, nonostante le labbra fossero piuttosto marcate. Ma l'incarnato splendente era la connotazione più straordinaria del suo viso. Non ne ho mai visto uno così luminoso, e dire luminoso è l'unico modo per descriverlo: la sua pelle era, infatti, così trasparente da non prender l'ombra. Non potevo quindi rendere i contrasti come avrei voluto: mi difettavano i colori per dipingere quella freschezza, quei toni così fini, tipici della sua deliziosa figura, che non ho mai trovato in nessun'altra donna
(Elisabeth Vigée-Le Brun, Pittrice della Regina)

Aveva due modi di camminare: uno deciso, leggermente affrettato e sostenuto; l'altro più indolente e ondeggiante, quasi carezzevole, anche se mai irrispettoso. Nessuno si inchinò mai con altrettanta grazia, con una sola riverenza, per salutare dieci persone, dando a ciascuno la sua parte con il capo e lo sguardo
(Conte di Tilly)

Non si hanno occhi che per la regina. Le Ebe e le Flora, le Elene e le Grazie non sono che donne di strada in suo confronto. Che segga o che stia in piedi, è la statua della bellezza. Quando si muove è la personificazione della grazia.
(Horace Walpole)

La figlia dell'Imperatrice era una ragazza piacente, ma non bella. Colpivano i suoi tratti imperiosamente asburgici e quello charme che emana dalla consapevolezza di un rango assoluto.
Non alta, la sicurezza e la grazia con cui si muoveva, il busto eretto, il volto composto, lo sguardo penetrante di chi è destinato a comandare, slanciavano la sua figura.
Sulla carnagione bianca si estendeva un impercettibile velo rosa che, senza eclissarle, ombreggiava le efelidi. Gli occhi celesti erano il connotato più notevole dell'intera fisionomia, enfatizzato da una folta capigliatura bionda, infiammata qua e là da ciocche tizianesche. Colpiva anche la mobilità della sua bocca, o, piuttosto, delle labbra, che ora si serravano in una smorfia di severa determinazione, ora si dischiudevano al sorriso più aperto e benevolo, mai confidenziale. C'era già in lei, nonostante fosse appena uscita dalla pubertà, il segno della stirpe, di cui la madre fu l'incarnazione più maestosa.
......Questo fiore avrebbe adornato la vecchia, spendacciona, licenziosa corte francese.

(Gervaso descrive Maria Antonietta adolescente)

Una donna che non aveva se non gli onori senza il potere, una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi, trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d'oltraggi, vi è in ciò qualcosa di peggio del regicidio.
(Napoleone Bonaparte)

Se soltanto il popolo si rendesse conto di quanto è diventata grande nella disgrazia, dovrebbe riverirla e amarla invece di credere a tutte le cattiverie e le menzogne che sono state messe in giro dai suoi nemici.
(Luigi XVI)

Sono ormai passati sedici o diciassette anni da quando scorsi per la prima volta la Regina di Francia, allora la Delfina, a Versailles, e certo mai visione più leggiadra venne a visitare questa terra, ch'essa sembrava appena sfiorare. La vidi al suo primo sorgere all'orizzonte, decorare ed allietare quella sfera elevata in cui aveva appena incominciato a muoversi, fulgida al pari della stella del mattino, piena di vita e di splendore e di gioia. Oh! quale rivoluzione! e quale cuore dovrei aver io per contemplare senza commozione quell'elevatezza e quella caduta! […] Non avrei mai sognato di vivere abbastanza da vedere un disastro del genere abbattersi su di lei in una nazione d'uomini così galanti, in una nazione d'uomini d'onore e di cavalieri. Nella mia immaginazione vedevo diecimila spade levarsi subitamente dalle loro guaine a vendicare foss'anche uno sguardo che la minacciasse d'insulto. Ma l'età della cavalleria è finita. Quella dei sofisti, degli economisti e dei contabili è giunta; e la gloria dell'Europa giace estinta per sempre.
(Edmund Burke)

Il destino di Maria Antonietta alberga in sè tutto ciò che può toccare il vostro cuore: se siete felici, lei ha avuto la felicità; se soffrite, per un anno e anche più, tutti i dolori della sua vita l'hanno distrutta.
(Madame de Stael - Riflessioni sul processo alla Regina)

 

 

 

 

Fonte: http://parolevoci.altervista.org/materiali/IV/MARIA%20ANTONIETTA.doc

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