Miti e personaggi Grecia antica lettera iniziale M

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Miti e personaggi Grecia antica lettera iniziale M

MAIA (C1-C2-In)
Nome di diversi personaggi:

  1. Figlia di Atlante e di Pleione e madre di Ermes;
  2. La Maia dei Romani era moglie di Vulcano e annunciava la primavera;
  3. La Maia indiana era madre della Trimurti e del dio dell'amore Kamadewa. MANIE

Così erano chiamate le Erinni. Mania era la personificazione della pazzia. MARONE
Sacerdote di Apollo a Ismaro, in Tracia. Nell'Odissea è colui che dà a Ulisse il vino con cui questi ubriaca Polifemo, riuscendo in tal modo ad accecarlo.
MARSIA
Satiro, famoso suonatore di flauto che a quanto pare suonava lo stesso flauto inventato da Atena e che la dea buttò via quando si accorse che suonandolo gli venivano le guance gonfie e modo grottesco. Marsia suonava così bene che tutti dicevano che neanche Apollo con la sua lira avrebbe potuto suonare di meglio. Il dio risentito e offeso in quello che era la sua arte sfida il povero Marsia in una gara musicale dove il vincitore avrebbe potuto punire il vinto nel modo che più gli gradiva. Il satiro ingenuamente accettò la sfida e come era presumibile considerato che a giudicare erano le Muse, che erano legate ad Apollo, Marsia perse. Apollo ancora offeso lo legò ad un albero e lo scorticò.
MEDEA

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Figlia del re di Colchide Eeta, sorella di Absirto e nipote della maga Circe. Aiutò Giasone a superare le prove che gli permisero di conquistare il vello d'oro e lo seguì a Iolco dopo averlo sposato a Drepane. Con il pretesto di rendergli vigore e giovinezza, convinse le figlie dello usurpatore Pelia a fare a pezzi e a bollire il corpo del padre e per questo dovette rifugiarsi con il marito a Corinto. Qui Giasone l'abbandonò per Creusa, alla quale Medea donò una veste stregata che si incendiò appena venne indossata dalla fanciulla; per rendere più spietata la sua vendetta, uccise anche i due figli avuti da Giasone. Fuggì poi ad Atene su un carro trainato da serpenti alati e divenne la moglie di re Egeo. Fu smascherata da Teseo e tornò in Colchide dove regnò sulle terre del padre. Vuoi leggere la lettera che Ovidio le fa scrivere per il suo amato Giasone? Clicca qui, MEDUSA
Una delle Gorgoni, l'unica mortale delle tre, figlia delle divinità marine Forco e Cheto. Era in origine una bella fanciulla, ma le sue chiome vennero tramutate in serpenti da Atena che volle punirla per essersi concessa a Poseidone in uno dei templi dedicati alla dea. Il suo aspetto era diventato così tremendo che chiunque la guardasse in faccia diventava di pietra. Per questo Perseo, quando le tagliò la testa, ricorse a un lucido scudo di bronzo su cui si rifletteva l'immagine del mostro. Anche recisa, la testa di Medusa manteneva i suoi terribili poteri tanto che, col solo mostrarla, Perseo annientò Fineo che voleva impedirgli di sposare Andromeda. Atlante, secondo alcune versioni, sarebbe stato vittima dello stesso sortilegio. Dopo varie vicende, la testa di Medusa fu collocata da Atena al centro del proprio scudo.
MEFITIS
Divinità dell'Italia centro meridionale, le erano dedicate le puzzose esalazioni del vulcano. MEGALARTO
("Megàlartos", "dai grandi pani"), considerato l'inventore del sistema per trasformare il grano in pane.
MEGARO
Figlio di Zeus, si salvò dal diluvio universale rifugiandosi sulla cima del monte Gerania. MEGÈRA
una delle tre Erinni ("Mégaira").
MELAMPO , «dal piede nero », figlio di Amitaone e nipote di Creteo. Fu il primo mortale cui Apollo concesse il dono di trarre profezie dalle viscere di animali, il primo ad esercitare l'arte medica, il primo che in Grecia eresse un tempio a Dioniso. Capiva anche il linguaggio degli uccelli; questa proprietà gli era venuta da una nidiata di serpenti che, per sdebitarsi con lui che li aveva salvati dalle mani di un servo, gli avevano leccato gli orecchi. Suo fratello Biante era innamorato della loro cugina Pero, ma il padre di lei, Neleo, voleva dargliela soltanto in cambio del bestiame del re Filace. Quel re, era così geloso della sua mandria che non pensava lontanamente a venderla, e la custodiva tanto bene che non c'era nemmeno da pensare a rubarla. Ma più ancora amava suo figlio Ificlo, e il suo maggiore cruccio era che il figlio fosse impotente. Allora Melampo si fece promettere da re Filace la famosa mandria contro la guarigione di Ificlo; la cosa gli riuscì tanto bene che Ificlo generò ben presto un figlio, Podarce. Padre e nonno felice, Filace diede a Melampo il bestiame, questi lo passò a Neleo in cambio di Pero che Melampo generosamente cedette a Biante. Così furono contenti tutti; ma la felicità non doveva durare a lungo, perchè Pero morì giovane. Ora avvenne che le tre figlie - Lisippe, Ifinoe e Ifianassa - di Preto, figlio di Abante, che assieme ad Acrisio regnava sull'Argolide, venissero colpite per decreto divino da pazzia. Non si sa di preciso cosa avessero commesso: forse avevano schernito Dioniso, forse avevano suscitato la collera di Era per certi loro amorazzi. Fatto sta che furiose giravano per i monti, comportandosi in modo abominevole e costringendo i viandanti a soddisfare le loro brame. Melampo offrì a re Preto di riportate le sue figliuole alla ragione chiedendo come parcella un terzo del suo regno. Preto, pensando che tre pazze in famiglia fossero sufficienti, non volle mettersi nel mezzo anche lui e respinse la richiesta esorbitante. Melampo non insistette. Ma la pazzia contagiò le altre donne di Argo; molte uccisero i loro bimbi e seguirono le figlie di Preto sui monti. Allora Preto fece sapere a Melampo che aveva ripensato e accettava la proposta. « Maestà », ridacchiò Melampo, « prima si

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trattava di guarire tre donne, adesso ce ne sono molte di più. Anche facendo uno sconto sulla quantità, voglio ora due terzi del tuo regno: uno per me e uno per mio fratello Biante. Gli affari, sire, sono affari ». A Preto non restò che accettare le condizioni iugulatoríe, e Melampo, messosi subito all'opera, riuscì con mezzi piuttosto sbrigativi a riportare le donne di Argo e le figlie di Preto alla ragione. Preto fu di parola cedendo a Melampo e Biante i due terzi del regno, dando per soprammercato - fu generosità o risentimento? Lisippe in sposa a Melampo e Ifianassa a Biante.
MELIA
Figlia di Oceano, Apollo la mise incinta di Tenero che divenne un noto veggente. MELIADI
Ninfe dei frassini, nate dal sangue sparso da Urano quando venne evirato. tutelavano i greggi. MELOBOSIDE
Una delle Ninfe Oceanine. MENECEO
Si sacrificò buttandosi dalle mura della città quando Tiresia disse che per salvare Tebe dalla peste, uno degli Sparti doveva morire.
MENELAO
Figlio di Atreo, il re di Micene, e fratello di Agamennone. Quando sposò Elena, ricevette da Tindareo il trono di Sparta, e proprio alla figura della moglie, rapita da Paride e causa della guerra di Troia, è legata la sua celebrità. Durante il conflitto Menelao mise in luce tutto il suo valore: si scontrò con il suo avversario personale, Paride, e lo avrebbe colpito a morte se Afrodite non glielo avesse sottratto avvolgendolo in una nube, e uccise Deifobo. Alla caduta della città si riconciliò con la moglie e fu il primo a lasciare con le sue navi i lidi di Troia. Arrivò il patria dopo otto anni di peregrinazioni, ma da quel momento condusse un'esistenza tranquilla a Sparta. Riguardo alla sua morte, come riguardo a quella di Elena, varie sono le tradizioni: sarebbe stato condotto nei Campi Elisi, oppure a Tauride dove Ifigenia lo avrebbe sacrificato alla dea Artemide.
MENEZIO
Fu da Zeus fulminato per avere preso parte alla rivolta dei Titani. MENTA
Per essere stata amata da Plutone fu da Persefone mutata nella nota erba aromatica che ne porta il nome. Era figlia del dio fluviale Cocìto.
MEROPE

  1. Una delle Pleiadi che si accoppiò con Sisifo.
  2. Principessa di Chio, fu violentata da Orione che il padre Enopione accecò con l'aiuto di Dioniso. MEROPS

Re di Coo e sposo della ninfa Etemia. Quando la ninfa morì Merops si voleva uccidere, ma, Era, commossa da tanto amore lo mutò nella costellazione dell'Aquila.
METEO
Uno dei cavalli di Plutone. MÈTI
Mètide o Metis, nella mitologia greca, personificazione della saggezza; figlia di Oceano e di Teti. Fu moglie di Zeus prima di Era ed un oracolo le predisse che avrebbe partorito un figlio che avrebbe detronizzato il padre. Per evitare ciò, Zeus la divorò quando era incinta. Qualche tempo dopo Zeus soffrì di tali dolori alla testa che per guarirne si fece aprire il cranio da Efesto. Dal suo cervello uscì allora Atena.
MIAGRO
Divinità dal compito alquanto insolito di scacciare le mosche era chiamato anche col nome di Miode.
MIDA
Re di Bromio. Ospitò Sileno che ubriaco si era addormentato nel suo giardino e poi lo riportò da Bacco che per ricompensarlo della sua cortesia gli fece esprimere un desiderio, Mida, scioccamente scelse di poter mutare in oro tutto quello che toccava. Accortosi che rischiava di morire di fame


perché anche i cibi e le bevande che cercava di portare alla bocca diventavano d'oro, andò a cercare Bacco e gli chiese di togliergli quel dono troppo scomodo. Bacco divertito gli disse di lavarsi le mani nelle sorgive del fiume Pàttolo e così fatto Mida ritornò alla normalità. Scelto come giudice di una gara musicale fra Pan e Apollo al contrario dell'altro giudice Tmolo, Mida votò per Pan provocando l'ira di Apollo che per punirlo gli fece nascere delle lunghe orecchie di asino. Mida vergognandosi si coprì il capo con un grande cappello frigio per non farsi vedere dal popolo.
Purtroppo anche i re hanno bisogno dei barbieri e così dovette mostrare il suo segreto, imponendo il segreto al suo barbiere. L'uomo non potendo tenere per sé tale notizia scavò un buco nella terra e disse <<Mida ha le orecchie d'asino>>, ma in quel luogo crebbero delle canne che ogni qualvolta spirava il vento, svelavano il segreto che il barbiere aveva seppellito nel buco, mettendolo così a conoscenza di tutti.
MINOSSE
Figlio di Zeus e di Europa. La madre dopo essere stata abbandonata da Zeus sposa Asterio re di Creta, alla morte di costui pretese la successione al trono, perciò prego Poseidone che gli mandasse egli stesso la vittima da sacrificare per la sua incoronazione, il dio per mostrargli il suo consenso dal mare fece nascere un toro bianco. Era una bestia così bella che Minosse non volle sacrificare e lo sostituì con un altro toro. Così facendo, si tirò addosso lo sdegno di Poseidone che del toro ne fece il suo strumento di vendetta, difatti fece in modo che Pasifae moglie di Minosse si innamorasse follemente di quel toro. La donna si struggeva dal desiderio di accoppiarsi con quel favoloso toro ma la cosa non era per niente facile, allora si rivolse a Dedalo che era ospite alla corte di Minosse. Il geniale inventore fabbricò una vacca di legno, all'interno cava e di sopra ci mise una pelle bovina per ingannare l'animale e spiegò alla sciagurata come sistemarsi all'interno di quello sconcio simulacro. Allora spinse la finta vacca sul prato dove allegramente il toro la montò soddisfacendo così l'insane voglie di Pasifae. Scaduto il tempo Pasifae partorì una creatura mostruosa dalla testa di toro e dal corpo umano che fu chiamato Minotauro. Minosse per nascondere quelle incestuosa corna fece rinchiudere il mostro e la moglie nel Labirinto.
MINOTAURO
Mostruoso essere per metà uomo e per metà toro, nato dall'unione di Pasifae, moglie di Minosse re di Creta, con un toro mandato sull'isola da Poseidone. Viveva nel labirinto del palazzo dove, con l'aiuto di Arianna, lo raggiunse e lo uccise l'eroe Teseo.

MIRMEX
Ninfa prediletta da Atena che le avrebbe ispirato l'invenzione dell'aratro. Mirmex si vantò come se l'idea fosse stata tutta sua e la dea per punirla la mutò in formica.
MIRRA
figlia di Cinira re di Cipro, nutrì un amore incestuoso (ispiratole da Afrodite) per il padre, il quale tentò poi di ucciderla, ma ella fuggì nei deserti d'Arabia, dove divenne madre di Adone e fu tormentata dal rimorso. Gli dei, mossi a pietà, la mutarono nell'albero a cui rimase il suo nome e le cui gocce di resina ricordano le amare lacrime da lei sparse.
MISENO
figlio di Eolo e insuperabile suonatore di tromba che morì affogato dagli dei marini per averli sfidati a uguagliarlo. Durante la guerra di Troia contribuì col suo strumento a spronare gli eroi troiani. Caduta la città, seguì Enea in Italia e gli fu compagno fedelissimo. Enea ne trovò il cadavere presso un promontorio su cui lo fece inumare e al quale diede il suo nome.
MNEMOSINE
Madre delle nove Muse, generate con Zeus. MOIRE
Dee del Destino, figlie di Zeus e della Notte. Esse sono: Cloto la filatrice, Làchesi colei che aggiudica e Atropo colei che non può essere sviata. Il loro filato sono i giorni dei mortali: Cloto fila, Làchesi svolge il filo nel fuso, Atropo lo taglia. Ovviamente la lunghezza del filo determina la


lunghezza della vita e stabilire questa lunghezza spetta a loro, nemmeno il potente Zeus può fare qualcosa per modificarla.
MOMO
Dio del Riso, della maldicenza e del sarcasmo. Figlio del Sonno (Hypnos) e della Notte e fratello della Follia. Fu dagli dèi scacciato dall'Olimpo in quanto soleva schernire anche loro.
MORFEO
nella mitologia greca, figlio di Hypnos e della Notte, che secondo il mito recava il sonno agli uomini. Era raffigurato come un vecchio alato, con una corona di papaveri e una cornucopia. Nella locuzione «essere tra le braccia di Morfeo», dormire.
MUSE
I Romani assimimilarono le Muse con le loro antiche divinità locali chiamate Camene e che erano ninfe delle sorgenti e delle acque venerate presso il boschetto di Porta Capena. Figlie di Zeus e di Mnemosine (che significa Memoria). Il sommo dio si unì per nove notti con la dea figlia di Urano e di Gea. Allo scadere della gestazione la dea partorì (nella Pieria ai piedi dell'Olimpo) nove bimbe: le Muse che presiedevano alla bella arte della musica. Esse erano: Clio ispiratrice della storia, Euterpe la rallegrante, Talia la festosa, Melpomene la cantante, Tersicore che gode della danza, Erato stimolatrice di nostalgie, Urania la celeste, Polinnia la ricca di Inni e Calliope dalla bella voce. Le Muse erano invocate dai poeti come ispiratrici dei loro canti. Chi osava offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia. Questi aveva nove figlie che hanno voluto gareggiare con le Muse nel canto e furono mutate, come racconta Ovidio in rauche gazze.
Da questo evento le Muse a volte vengono chiamate Pieridi. MUSEO
era il poeta e i sacerdote strettamente legato con Orfeo, di cui una tradizione lo voleva suo figlio e discepolo. In Grecia significò prima tempio delle Muse, mentre a Roma indicava lo studio del letterato, dell'erudito. Era connesso anche con i misteri eleusini dei quali, si dice, sarebbe stato il primo sacerdote. Personaggio che si pone al confine tra storia e mito, venne considerato dagli antichi un autore di opere a carattere oracolare e cosmogonico

 

Fonte: http://www.storicodiocre.altervista.org/LIBRI/mitigreciaantica.pdf

Sito web da visitare: http://www.storicodiocre.altervista.org

Autore del testo: Patrizio Sanasi

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