Romanticismo italiano

Romanticismo italiano

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Romanticismo italiano

Introduzione al Romanticismo.

Origine del termine Romanticismo.

La parola romantic appare per la prima volta in Inghilterra nel ‘600 e indica in senso dispregiativo, il fantastico, l’assurdo e il falso degli antichi romanzi cavallereschi e pastorali.
Nel ‘700 comincia a perdere l’accezione peggiorativa e significa ciò che diletta l’immaginazione; definisce anche paesaggi naturali selvaggi, solitari e malinconici. A fine secolo delinea l’emozione soggettiva suscitata in chi contempla una scena romantica.
Nei manifesti Romantici italiani della prima metà dell’800, la parola designava la poesia moderna “dei vivi”, contrapponendola a quella “dei morti” e all’imitazione dei classici.
Il termine indica, per esteso, uno stato d’animo di nostalgia e tensione verso l’infinito, recupero del mistero.

  • Sul piano filosofico si contrappone il dominante sensismo illuminista con l’idealismo dei romantici.
  • Sul piano religioso l’ateismo od il deismo (Voltaire) illuminista è contrapposto al deciso ritorno al Cristianesimo (Manzoni, ma non Leopardi).
  • Sul piano politico il cosmopolitismo dell’illuminismo è opposto all’idea di nazione e popolo.
  • Sul piano letterale il ‘700 aveva una letteratura ardua con i principi d’ordine, misura e razionalismo (movimento dell’Arcadia, Rococò), mentre i romantici del NORD oppongono altri valori, come la passione, la sensibilità, il sentimento, l'attrazione verso ciò che è irrazionale.

Il Romanticismo assume tempi e modi diversi nel diffondersi in tutta Europa.
C’è una sfasatura nei tempi. In Germania ed Inghilterra, che data 1798, anno in cui in Germania esce la rivista “Ateneum”, mentre in Inghilterra la “Preface to Lyrical Ballads” di W.Wordsworth.Si hanno date diverse se dal mondo nordico si va a quello latino in cui si attende alcuni anni, fusione tra i due mondi operata dalla baronessa De Staël che, prima in Francia nel 1813, pubblica l’“Alemagne” (La Germania), che contribuisce alla diffusione letteraria degli autori tedeschi, e poi in Italia nel 1816 quando un articolo della De Staël sulla rivista “Biblioteca Italiana” accusa la letteratura italiana di essere arretrata rispetto agli altri paesi europei e d’essere desueta e perciò invita gli italiani a adattarsi al modello tedesco.
Dopo questa lettera inizia la polemica fra classicisti e romantici. La sfasatura è evidente anche nelle opere prodotte in questo periodo: il Foscolo pubblica le “Grazie”, opera neoclassica nel 1815 –16, nel 1811 Manzoni, invece, pubblica gli “Inni Sacri” che svecchiano la letteratura italiana poiché presenta degli aspetti nuovi. Nel 1809 Manzoni scrive un poemetto classico l’“Urania”, ma non ne rimane soddisfatto dalla poesia neoclassica.

 

Cos’è il Romanticismo?

In Italia il movimento romantico vi si affaccia nel 1816, nonostante delle tendenze romantiche fossero in atto già da tempo anche nelle altre regioni europee.
Il concetto di Romanticismo trova molte difficoltà nell'essere definito, rispetto alle precedenti nozioni di Rinascimento o Illuminismo. Vi sono dunque due interpretazioni:

  • indirizzo culturale che trova la sua nota qualificante nell'esaltazione del sentimento e che si concretizza nei rappresentanti del circolo tedesco di Jena e in tutti i letterati europei in opposizione alle idee classiche.
  • La precedente definizione rischia di privilegiare esclusivamente l'aspetto letterario ed artistico del Romanticismo, trascurandone le componenti filosofiche. Configurando invece il romanticismo come un'"atmosfera storica" che si riflette nella letteratura così come nella filosofia e nella pittura, esso acquista un'accezione più ampia

Come tutte le categorie della storia il Romanticismo non esiste: solo partendo dagli scrittori, dai pensatori, dagli artisti romantici ed estraendone le loro caratteristiche comuni si può giungere a costruire la catena storica generale.
Sia nell'accezione più ristretta che in quella più vasta, il Romanticismo rappresenta dunque un grande fenomeno storico e culturale, legato alle condizioni spirituali e materiali di un particolare momento della civiltà occidentale.

 

Caratteristiche dell’Italia rinascimentale.

POLITICA

L'Italia, tra il 1815 e il 1861, era caratterizzata dalla mancanza dei un'unità statale e dalla frammentazione di un territorio di estensione limitata in una serie di stati. Dopo le insurrezioni del '48 rimaneva solo lo Statuto albertino in Piemonte, consentendo così una politica abbastanza parlamentare. Rimaneva incombente la presenza dell'Austria, che esercitava un'influenza sia politica che militare.

ECONOMIA

Mentre le altre nazioni europee già vivevano in pieno lo sviluppo industriale, l'Italia rimaneva un paese AGRICOLO. L'agricoltura assumeva forme più avanzate in regioni dove vigeva una tradizione di riformismo illuministico, come la Toscana e la Lombardia. Mentre nel resto del paese sussisteva un'agricoltura di tipo feudale, basato su sistemi di coltura primitivi e di tipo estensivo.
L'industria moderna non esiste: sono presenti solamente manifatture di trasformazione di prodotti agricoli, basate su una manodopera di tipo stagionale e su uno scarso impiego di macchine. Nel Regno delle due Sicilie vi erano cantieri navali e simili attività industriali, ma queste erano sorte per iniziativa statale e sostenute dalla politica protezionistica e dall'apporto di capitali stranieri. Di conseguenza in Italia mancava una classe borghese moderna, dinamica, attiva, che desse il via ad un processo di sviluppo. Tuttavia in Lombardia, Toscana e Piemonte, questa fase ebbe inizio, grazie ad un maggior numero di proprietari (grazie alla soppressione dei beni ecclesiastici), alle migliorie apportate al territorio, allo sviluppo delle comunicazioni (ferrovie), alla presenza di una parte dell'aristocrazia progressista e liberale.

 

 

SOCIETÀ'

L'arretratezza non si manifesta solamente sul piano economico ma anche su quello civile:

  • la politica protezionistica non favoriva il libero scambio delle merci, impedendo uno sviluppo economico moderno.
  • manca una partecipazione attiva alla vita civile da parte del cittadino, che possiede solamente un ruolo di suddito nei confronti del regime dispotico.
  • la censura impediva il diffondersi delle idee moderne, costrette alla clandestinità o ad essere espresse in modo indiretto.
  • la borghesia: La classe borghese in Italia è ancora presente in forma embrionale ed accomuna numerosi ceti (imprenditori, commercianti, notai, avvocati, insegnanti, ufficiali) con l'obiettivo comune di eliminare i vincoli dell'assolutismo che impedivano lo sviluppo della società e la formazione di uno stato unitario, che avrebbe giovato all'espansione delle attività produttive.
  • i valori: Le idee di libertà, progresso e civiltà provenienti dalla Francia e dall'Inghilterra influenzavano anche le classi sociali produttive italiane. In più la dominazione straniera e la frammentazione politica avevano favorito lo sviluppo di un sentimento patriottico.
  • i ceti popolari: Il cosiddetto quarto stato, composto prevalentemente da contadini, viveva in condizioni di miseria estreme. Le masse popolari, a causa dell'analfabetismo, sono completamente tagliate fuori dalla cultura contemporanea e praticamente estranee all'idea di nazione. L'unica cultura è quella della Chiesa, del resto contraria alle idee risorgimentali. La non partecipazione del popolo al movimento risorgimentale, fenomeno esclusivamente borghese, peserà negativamente sulla vita politica dell'Italia post-unitaria.

 

Il dibattito italiano sul Romanticismo.
Il dibattito italiano sul romanticismo si apre nel 1816 quando, sul primo numero della "Biblioteca Italiana", giornale finanziato dagli austriaci, appare un articolo a firma di Madame de Staël, sull'importanza della traduzione delle opere in lingua straniera. Si apre così il primo dibattito pubblico in materia letteraria: la de Staël accusava gli intellettuali italiani d'essere provinciali, li invitava ad aprirsi alla cultura romantica attraverso la lettura d'autori stranieri e spronava la diffusione delle loro opere per mezzo della traduzione. Molti intellettuali italiani si sentirono in dovere di difendere la tradizione neoclassica, ebbe così inizio un lungo botta e risposta che vide impegnarsi o quanto meno schierarsi i maggiori esponenti della cultura italiana dell'epoca; fra questi ricordiamo Pietro Giordani che per primo replicò alle accuse mosse dalla de Staël, con un articolo anonimo sulla stessa Biblioteca, il giornale, infatti, di tendenze ovviamente filoaustriache, sebbene avesse pubblicato l'articolo sulla traduzione, diede poi maggiore spazio ai classicisti.  Sul fronte romantico troviamo i nomi di Berchet e di Porta, mentre Leopardi inviò una lettera in difesa del neoclassicismo che però non fu mai stampata. I romantici italiani non si discostarono mai dalla tradizione classica e presero come modelli Parini e Alfieri. L'opera dei romantici italiani era rivolta al popolo, inteso come la nascente classe borghese, di cui Berchet spiega bene le caratteristiche nella sua "Lettera Semiseria di Grisostomo al Figlio": le opere della poesia romantica non devono essere rivolte né ai Parigini né agli Ottentotti, gli uni perché troppo raffinati, gli altri perché troppo rozzi. La luce di questa polemica nacque a Milano il periodico liberale "Il Conciliatore", in opposizione con la Biblioteca, che voleva apertamente raccogliere l'eredità del "Caffè" dei Verri, fra gli altri collaborarono al Conciliatore: Pellico, di Breme, Borsieri e Berchet. Dopo appena un anno di vita, la censura austriaca fece chiudere il giornale.

 

 

La figura dell'intellettuale europeo

L'intellettuale è importante per comprendere i mutamenti e le contraddizioni di un'epoca per la sua particolare sensibilità e una coscienza più lucida; in più in questo periodo la nuova collocazione sociale fa sì che egli avverta più direttamente e in modo più doloroso i fenomeni in atto.
I motivi principali per cui l'artista rappresenta una figura incompresa, estranea e ribelle alla società, sono:
egli non fa più parte delle classi egemoni e non svolge più la funzione di cortigiano, ovvero quella di elaborare l'ideologia dei potenti e mediare il loro consenso con il popolo. Con l'avvento del sistema borghese, egli non gode più dei precedenti ozi, ed è costretto a svolgere occupazioni spesso poco remunerative; vive dunque ai margini della società e ciò genera in lui risentimento verso di essa. Questo gli consente un atteggiamento più critico e un modo più acuto di cogliere le contraddizioni del suo tempo.
il suo valore fondamentale, la bellezza disinteressata, non concorda più con gli attuali valori della società, ovvero l'utile, la produttività. Per questo egli è visto come un individuo improduttivo ed inutile alla società , che genera in lui risentimento ed umiliazione. In più, spesso egli proviene dalla stessa classe borghese, dalla quale si sente respinto. Gli atteggiamenti di rivolta e anticonformismo creano un circolo vizioso che non fa che aumentarli.
egli si sente offeso per il fatto che alla sua opera, da lui considerata incommensurabile, con l'avvento di una larga commercializzazione delle opere d'arte in senso lato, venga dato un prezzo. Inoltre, per vivere, è costretto ad assecondare i gusti di un pubblico borghese che egli stesso disprezza per la sua insensibilità al bello. Patendo queste contraddizioni su se stesso, egli le avverte maggiormente, e da qui nascono le tematiche negative prima accennate.
Sono presenti tuttavia anche posizioni più moderate, che testimoniano un compromesso con la realtà presente. Questo non significa che l'intellettuale non abbia rancore verso la società ed impulso di rivolta, ma significa solamente che egli manifesti tali sentimenti in forme simboliche più attenuate, come l'evasione nel sogno o nell'esotico, ma sempre percepibili.
Un denominatore comune rimane il rifiuto davanti ad una realtà sentita come negativa.

 

La figura dell’intellettuale italiano

L’intellettuale nel contesto sociale del Romanticismo è l’uomo che meglio coglie le profonde mutazioni del periodo, in quanto dotato di una maggiore sensibilità e di una coscienza obiettiva, libera da pregiudizi di comodo.
Nel periodo Romantico decadono definitivamente le vetuste strutture che, seppur con parziali modifiche, avevano caratterizzato il panorama culturale europeo nei secoli precedenti. Ciò determina un profondo cambiamento della figura stessa dell’intellettuale. Infatti, se precedentemente l’uomo di cultura aveva operato all’interno della società aristocratica identificandosi con gli ideali della classe nobiliare, l’Ottocento romantico, figlio delle trasformazioni provocate dalla Rivoluzione francese, vede assurgere una nuova classe all’apice della scala sociale, quella borghese. Tale classe disdegna usi della tradizione aristocratica, ed imprime una matrice utilitaristica alla società. E l’intellettuale è privato dei privilegi passati, ed è costretto ad occupare un ruolo lavorativo che spesso ne mortifica l’estro, costringendolo quindi ad una situazione d'emarginazione. Da ciò il sistematico rifiuto della realtà da parte dell’intellettuale, il quale oltre a non condividere gli ideali borghesi, è offeso dal sistema che assegna un valore definito alla propria produzione artistica. Pertanto egli proietta nelle proprie opere il dissidio con la società, e s'identifica col tipico eroe romantico, teso alla perenne ricerca della libertà.
La situazione italiana in generale è diversa da quella europea, perchè l’intellettuale condivide le aspirazioni del ceto predominante, ed anzi in molti casi si erge a guida e promotore dei cambiamenti sociali ritenuti indispensabili.
I principali intellettuali italiani sono naturalmente Foscolo, Manzoni e Leopardi. 

 

 

Parallelismo tra Illuminismo e Romanticismo.

 


Illuminismo                                                   Romanticismo
Esaspera la realtà e la razionalità                 Istinto subcosciente
Emozioni, ricerca di qualcos’altro rispetto la forma esteriore
Storicismo illuminato (= non si                          Storicismo romantico (=rivalutazione della storia,
preoccupa delle cause)                                 considerata lo svolgimento di un travaglio dell’umanità e la ricerca delle radici, attraverso la rivalutazione di Vico che con la sua definizione di storia costituita da corsi e ricorsi dà molta importanza alle tradizioni; e con la ripresa del Muratori, che riconsidera il Medioevo, illuminandolo di una nuova luce).
il rapporto con l’illuminismo:

Non si può operare una contraddizione netta tra Romanticismo ed Illuminismo: gli aspetti comuni più evidenti tra i due movimenti culturali sono, infatti:

  • l’importanza della libera creatività dell’individuo nella letteratura, nella vita morale e nella società;
  • l’idea dinamica della realtà umana di un suo continuo progredire;
  • l’amore per la libertà come fondamento della vita politica e sociale di uno Stato;
  • l’idea della storia come costruzione collettiva di ciascun individuo.
  • nuovo senso della storia: guardano con nuovo interesse al passato, specialmente al medioevo;
  • visione della nazione come prodotto storico e unità spirituale;
  • pubblico popolare: gli intellettuali non si rivolgono più ad un'élite ma ad un pubblico borghese, in cui essi ripongono la propria fiducia, abbandonando definitivamente l'illusione di una collaborazione  con i governi assoluti illuminati.

 

 

 

ELEMENTI CONTRAPPOSTI ALL’ILLUMINISMO:

-     mentre gli illuministi davano alla ragione il sommo potere di dare un significato a tutte le cose, i romantici sono pessimisti e hanno perso la fiducia nella ragione umana: l’ottimismo illuminista inizialmente portato dalla Rivoluzione Francese, in nome dell’uguaglianza e della fraternità, viene a decadere infatti con il dispotismo della dittatura napoleonica. Tale atteggiamento nei confronti della ragione nasce anche dalla negazione della fede propugnata dagli illuministi: i romantici reagiscono in diversi modi a questa sfiducia, o recuperando la fede tradizionale cristiana (A. Manzoni), o altri valori che la possano sostituire (U. Foscolo) fino ad arrivare ad una religione utopistica della “solidarietà” (G. Leopardi).

  •  Una evidente contrapposizione con l’illuminismo la si trova anche nel ritorno all’individualismo e la nascita di un’identità nazionale, che si contrappone al cosmopolitismo dell’Età dei Lumi; d’altra parte, Romanticismo è anche continuazione del principio fondamentale illuminista secondo cui libertà significa libertà individuale di agire, di creare.

Da questa posizione ne nascono subito due diverse nel campo della letteratura e della poesia: quella manzoniana della tendenza all’oggettività, alla descrizione della realtà – da cui poi si svilupperà il naturalismo francese e il realismo di Verga – e quella soggettivista, il famoso Io Romantico predominante in Leopardi.

 

Il Romanticismo in Italia.
La Nascita.

Dalla Germania e dalla Francia i grandi temi romantici circolarono in tutta Europa, costituendo un punto di riferimento essenziale per gran parte della produzione letteraria del XIX secolo. In Italia, i primi segni di sensibilità romantica emersero già in Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo. Si assume però come anno di nascita del romanticismo il 1816, anno di pubblicazione sulla rivista milanese "Biblioteca italiana" dell'articolo intitolato Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni scritto da Madame de Staël. Criticando "gli eruditi che vanno continuamente razzolando le antiche ceneri", la scrittrice francese sollecitò gli italiani a cogliere i fermenti innovativi presenti nelle letterature delle altre nazioni europee. L'articolo innescò un acceso dibattito culturale che vide schierati su posizioni conservatrici autori come Vincenzo Monti e Pietro Giordani, mentre i giovani romantici, tra i quali Silvio Pellico, Ludovico Di Breme, Pietro Borsieri e Giovanni Berchet, si riunirono intorno alla rivista "Il Conciliatore", mostrandosi aperti ai nuovi stimoli culturali, soprattutto ai temi patriottici. Fu Berchet, con La lettera semiseria di Grisostomo (1816), a indicare come nuovo percorso compositivo la poesia popolare in contrapposizione a quella classica e mitologica, definendo quest'ultima come "poesia dei morti".
Il rifiuto della mitologia è uno dei temi centrali della Lettera sul romanticismo (1823) di Alessandro Manzoni, per il quale la letteratura deve avere come soggetto il "vero", frutto di una sintesi tra valori morali, veridicità storica e accuratezza espressiva. A questi stessi principi, che sono alla base della concezione manzoniana del romanzo storico, si ispirò la composizione dei Promessi sposi (1827, 1840-1842), una delle opere fondamentali del romanticismo italiano. Su un altro versante si collocò la ricerca espressiva di Giacomo Leopardi, che produsse risultati di straordinario rilievo nella lirica europea, mentre autori come Carlo Porta, Giuseppe Gioacchino Belli, Giuseppe Giusti, Ippolito Nievo si fecero interpreti di un romanticismo dai toni prevalentemente realistici. A un cosiddetto "secondo romanticismo", caratterizzato da un sentimentalismo dai toni esasperatamente languidi e sospirosi, appartengono invece poeti come Giovanni Prati e Aleardo Aleardi.

 

Il romanticismo italiano, anche per la particolare situazione politica ed economica, è legato alla cultura illuministica precedente: se vengono anche qui proposti l’interesse per il medioevo, per il popolo e la storia e il ritorno alla religione cristiana, vengono invece respinti l’irrazionalismo, il simbolismo, il misticismo tipici del romanticismo tedesco. Permane dal passato il concetto di arte con valore didattica.
Il manifesto del Romanticismo fu la fondazione, da parte degli intellettuali romantici, del “Conciliatore”, un giornale che fungeva da portavoce per le nuove ideologie letterarie e si finalizzava un certo progresso civile ed economico, con la diffusione di cognizioni scientifiche, specialmente per il territorio lombardo. Il programma del “Conciliatore” ricorda quello del “Caffè”, per l’intento che si proponevano entrambi di diffondere i lumi e per la ricerca di uno slancio progressivo della società italiana. Comunque gli intellettuali romantici possedevano un diverso senso della storia e avevano orientamenti decisamente liberali che davano fiducia al popolo, che doveva portare una profonda trasformazione dell’assetto politico dal basso.

 

Differenze con il romanticismo europeo.

  1. il Romanticismo italiano è espressione di un momento costruttivo della società italiana; prevalgono quindi l'ottimismo e lo slancio per la costruzione di una nazione moderna.
  2. il letterato riveste un ruolo positivo nel corpo sociale, sia svolgendo un ruolo intellettuale (si pone come guida ideologica dei processi politici e civili), sia un ruolo attivo (partecipa alle lotte risorgimentali soffrendo personalmente la prigione o l'esilio).
  3. come mai non sono presenti le tematiche negative? Questo avvenne perché Romanticismo e Risorgimento in Italia coincidono: le espressioni di conflitto tra l'intellettuale e la società sono ancora marginali, dato che l'Italia si trova in una fase di arretratezza che gli altri Paesi avevano già superato. Infatti, terminato il processo risorgimentale, le tematiche irrazionalistiche si diffonderanno anche nella penisola.
  4.  Il Romanticismo italiano è profondamente differente rispetto a quello europeo, nel senso che mancavano tutti gli aspetti irrazionali, fantastici e mistici, ma vi era un’aderenza al vero e ai principi della ragione: il Romanticismo italiano è semmai espressione di un momento costruttivo e di crescita della società,e ,dato che lo scrittore non è in conflitto con essa, riveste un ruolo costruttivo nel corpo sociale. Infatti le tematiche esasperatamente irrazionalistiche si presenteranno in Italia nella Scapigliatura, a fine secolo, non appena il processo risorgimentale sarà compiuto.

 

Romanticismo italiano.

Nell’Ottocento e fino all’unità d’Italia, le vicende della nostra letteratura sono strettamente intrecciate con la vita politica. Se consideriamo questo intreccio ci appare emblematica nel 1871, anno del trasferimento della capitale, la pubblicazione della “Storia della letteratura italiana” di Francesco De Sanctis che è letteralmente costruita sul mito di nazione, patria, libertà ed indipendenza che recupera percorrendo a ritroso la storia della letteratura italiana, ritrovando quei valori già a partire da Dante. Il De Sanctis stesso è un uomo emblema, con un’irresistibile vocazione civile, dal momento che fu scrittore patriota, ma anche ministro e militante, tutta fondata sui valori del Risorgimento che sono gli stessi del romanticismo italiano, ma in questa vocazione si ritrovano sia i meriti che i difetti. Sembra trascendere i contenuti dalla forma, tanti approfondendo delle lezioni dell’illuminismo lombardo e del Parini.
Fra tutti i grandi miti del Romanticismo, quello italiano sviluppa quello di NAZIONE, poiché il Romanticismo italiano organizza e sviluppa la letteratura intorno ai valori positivi della classe borghese.
Nei primi decenni dell’800 la nostra letteratura rifiuta quella vecchia ed accademica per privilegiarne una più moderna ed attenta alla realtà, ma proprio per questo essa si provincializza perché si chiude e si arrocca nei problemi specifici italiani perdendo quella caratteristica d’universalità che fin dal ‘300 le avevano permesso di esportare i propri capolavori, dal momento che l’ultimo grande poeta esportato dall’Italia è stato Metastasio. Da ciò deriva un eclissi della letteratura italiana in Europa che riguarda anche i maggiori letterati italiani, quali Manzoni e Leopardi, che sono poco conosciuti nel vecchio continente. Anche la polemica tra classicisti e romantici è un fatto assolutamente modesto, di modesta portata intellettuale, a riprova della natura oscura e provinciale della nostra letteratura.
Il luogo a cui ci dobbiamo riferire è la Milano d’età napoleonica ed è rappresentativo di questa cultura il personaggio del Foscolo, dapprima entusiasta della rivoluzione, poi deluso da Napoleone con il trattato di Campoformio, ma comunque un componente dell’esercito napoleonico. Nel momento in cui Napoleone manifesta più chiaramente il suo imperialismo da un lato produsse adulazione, da un altro invece favorì la nascita di valori nazionalisti patriottici (es. Foscolo: l’“Ortis” ed il “Bonaparte Vincitore”). Napoleone portò con sé anche l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia, che fornisce proprio il modello di una possibile unificazione per i patrioti del Risorgimento. Proprio a Milano dall’arrivo dei Francesi alla Restaurazione si assiste al formarsi di una massa di letterati che trasformano i loro precedenti in miti.
A Milano avviene la svolta, significativo è il fatto che l’Ortis e le Poesie del Foscolo siano state pubblicate proprio qui, in seguito ci lavorerà Manzoni, nascerà la poesia dialettale di Carlo Porta, poi si formerà il circolo dei Romantici ed infine qui sono attivi i più importanti esponenti del Risorgimento (Borsieri, Pellico).
A Milano la nuova cultura romantica si pone sulla linea di continuità con la cultura illuminista cioè con quella vocazione verso l’impegno civile dei Verri, Beccaria e Parini. Forse per questo motivo si è arrivati ad affermare che il Romanticismo non è esistito perché i nostri autori non si sono mai messi in rottura con i precedenti: Manzoni mantiene viva l’eredità dell’illuminismo lombardo, Leopardi si dichiarò sempre un neoclassicista convinto con una polemica senza fine. Manca, invece, rispetto ai nordici, l’attrazione verso il sogno, l’illusione (da voce alle parti della psiche sottratte alla ragione), invece il Romanticismo, come più volte detto, tende col sovrapporsi al problema nazionale. Manzoni va in direzione addirittura opposta rispetto ai nordici, al punto che, dopo aver rinunciato alla lirica ed aver scritto i Promessi Sposi, rinuncia e sconfessa il romanzo storico bollandolo come romanzo misto di storia e fantasia, che per lui è una cosa negativa, perciò il resto delle sue opere sono di carattere saggistico. Anche il Leopardi che è arrivato per una strada personalizzata ad ascoltare l’altro, aveva dichiarato che la poesia d’immaginazione era morta e ribadiva che l’unica forma di poesia era quella sentimentale. Tuttavia ci furono dei letterati romantici, ma già dalla loro scarsa popolarità si può vedere che portata ha avuto qui in Italia.
Nel 1816 venne pubblicato sulla “Biblioteca Italiana” l’articolo che innesca la polemica classico-romantica, ma ci fu anche un lungo periodo più complesso che non può essere limitato alla polemica, la cui genesi la si può identificare con la Restaurazione perché dal 1813 comincia la contrapposizione tra il governo austriaco restaurato e gli intellettuali liberali.
Tutti gli illuministi lombardi avevano collaborato con il governo, così inizialmente gli austriaci cercarono di ripristinare la collaborazione precedente, proponendo, ad esempio, al Foscolo la direzione della “Biblioteca Italiana”, il quale molto titubante alla fine rifiuta l’incarico. Dall’esempio del Foscolo si arriverà all’equazione tra liberali e romantici, come il Pellico. I nuovi compiti della letteratura dovevano essere pedagogici, civili, politici (contro i governi restaurati). Questo segna la fine del letterato cortigiano che vede nel Monti il suo ultimo esponente. Tutto questo fenomeno è limitato quasi interamente all’area lombarda che era già stata la punta di diamante dell’illuminismo e del classicismo italiano.
Gli intellettuali italiani si sentono chiamati a ridefinire i compiti della letteratura e facendo ciò fu attaccato ferocemente il classicismo che aveva ulteriormente ritardato lo sviluppo italiano, quindi c’era bisogno di una nuova letteratura. Tutte queste considerazioni sono già presenti prima dell’articolo della De Staël che funge da miccia, ma verranno anche in seguito riproposte.

I principi romantici.

Il sentimento della natura.
Secondo la concezione illuministica la natura era regolata da un complesso di leggi e fenomeni che l'uomo poteva comprendere grazie all'uso della ragione. In campo estetico venivano quindi ignorati tutti gli aspetti del reale che aprivano spiragli su dimensioni ancora sconosciute e che, sfuggendo agli schemi razionali, per questo venivano ritenute inquietanti. Nell'estetica neoclassica di Johann Joachim Winckelmann il bello si trova nella "nobile semplicità" e nella "quieta grandezza", esso è "come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata sia la superficie". Per i romantici, invece, la natura è il luogo in cui l'anima può dare sfogo alla propria malinconia e i fenomeni più interessanti sono proprio quelli che esulano dalla norma, mettendo l'individuo in contatto con una dimensione superiore, che non può essere percepita con l'aiuto della ragione ma solo abbandonandosi ai sensi e alla fantasia. Il "bello" coincide allora col "sublime", sia esso un paesaggio sconvolto dalla furia degli elementi (si pensi alla situazione descritta da Leopardi nell'Ultimo canto di Saffo) o l'uomo perseguitato da una sorte ineluttabile (come nel caso di Ulisse "bello di fama e di sventura" nel sonetto A Zacinto di Foscolo).

Il fascino dell'esotico.
La ricerca di nuove esperienze interiori si tradusse spesso in un'apertura verso nuovi orizzonti spaziali e temporali. Ci si rivolgeva con grande interesse a culture ancora sconosciute, o si rileggevano in una nuova ottica testimonianze ed espressioni di civiltà ormai scomparse. L'interesse per la poesia popolare aveva già in precedenza dato i suoi frutti nella poesia ossianica, che evocava atmosfere altomedievali, mentre ad affascinanti sfondi orientali si era richiamato Samuel Taylor Coleridge in Kubla Khan (1816). La nostalgia per il Medioevo si fuse con la malinconica consapevolezza dell'impossibilità di recuperare un passato ormai perduto per sempre; fra gli scenari preferiti dai narratori romantici ci furono allora castelli in rovina e abazie diroccate, sfondi ideali per ambientare storie dense di elementi misteriosi e soprannaturali come quelle dei romanzi gotici di Matthew Gregory Lewis e di Horace Walpole, autore del celebre Castello d'Otranto (1764).

Il tema del "doppio" .
L'interesse per il soprannaturale caratterizzò in particolar modo la letteratura romantica inglese e tedesca. Esso fu acuito da un lato dalla disillusione nei confronti del razionalismo settecentesco, dall'altro dalla riscoperta del patrimonio folclorico della fiaba popolare, dovuta in primo luogo ai fratelli Grimm e Hans Christian Andersen. Uno dei motivi ricorrenti nel genere fiabesco, e che ebbe molto seguito in letteratura, fu quello del Doppelgänger, ossia del "doppio" o dell'"altro che è in noi". Soprattutto gli scrittori tedeschi furono affascinati da questa nuova possibilità di indagine sulla propria identità, di uno scavo nella coscienza di un Io più profondo. Il poeta Heinrich Heine vi dedicò una lirica, intitolata proprio Il doppio (1827); lo stesso tema compare nel racconto Gli elisir del diavolo (1816) di E.T.A. Hoffmann e nel romanzo breve La straordinaria storia di Peter Schlemihl  (1814) di Adalbert von Chamisso, la vicenda di un uomo che vende la propria ombra al diavolo. Nella seconda metà dell'Ottocento il motivo del doppio ricompare nel romanzo di Fëdor Dostoevskij Il sosia (1846), la descrizione di uno stato di alienazione di cui è vittima un modesto impiegato.

Evoluzione del romanticismo.
Nella seconda metà dell'Ottocento alcune delle tendenze tipiche del romanticismo divennero particolarmente accentuate, come nel caso della poesia sentimentale che talvolta divenne un facile pretesto per evadere in una visione trasognata e illusoria di mondi irreali. Dalla reazione a certe esasperazioni romantiche derivarono movimenti come la scapigliatura, il parnassianesimo, il realismo e il naturalismo.

Forme e fonti di ispirazione.
Dopo l'universalismo dell'età dei Lumi, con il Romanticismo venne l'era dell'individuo. L'evento storico più significativo di quest'epoca, che permeò di sé ogni forma della vita sociale e culturale, ivi compresa l'espressione musicale, fu la Rivoluzione francese. In Francia, un effetto immediato si avvertì sull'opera. In luogo delle trame dell'opera barocca, in genere tratte dall'antichità classica con la sua ordinata gerarchia di divinità, sovrani e popolo, il materiale per i soggetti venne attinto dal continuo succedersi e alternarsi degli eventi di cui si componeva l'attualità. Si formò addirittura un genere nel quale l'eroina, rapita e incarcerata dal tiranno, veniva salvata dal suo amante: sin qui nulla di diverso dagli esempi precedenti. La novità risiedeva nel fatto che il torto non veniva più riparato dall'apparizione all'ultimo istante del deus ex machina dell'opera barocca, bensì dagli sforzi di uomini in carne e ossa. In accordo con il credo rivoluzionario, i cerimoniali parigini prendevano forma di vaste odi corali in musica, spesso all'aperto, in lode dell'Uomo e di un vago Essere supremo e dei valori imperniati sul motto "liberté, egalité e fraternité".

Nella letteratura Romantica predominano:

  1. il rifiuto di ogni regola, modello, genere. L'arte, in senso lato, è una libera espressione dell'animo umano, e non è il frutto di un esercizio ragionato e razionale. L'opera deve esprimere il carattere individuale dell'artista, che si manifesta nella sua più completa originalità. Il sentimento è autentico, immediato, sincero e non fa uso di filtri artificiosi. Alla compostezza del classicismo, si contrappongono delle forme irregolari, apparentemente disordinate: esse non comunicano immagini nitide e ben definite, ma immagini che tendono al vago e all'indeterminato, manifestando la disposizione sentimentale del soggetto.
  2. la mutevolezza storica del gusto: Legato all'idea dell'arte come espressione della spontaneità individuale, è il concetto che afferma che l'arte cambia con il passare del tempo, con il variare delle epoche e delle ambientazioni. Crolla anche il principio della separazione dello stile: tutto, anche ciò che è considerato basso e quotidiano, ha il diritto di essere espresso. 
  3. La poetica classica: Essa si fonda sul principio dell'imitazione degli antichi, che avevano stabilito canoni eterni ed universali del bello. Raggiunto l'apice, la composizione letteraria consiste solo nell'imitazione dei modelli consacrati, e diventa un'attività completamente governata dalla ragione. L'opera deve raggiungere la perfezione formale, che consiste nel rispetto di canoni come:
  4. il rispetto per le regole della metrica, della retorica;
  5. dominio delle passioni, compostezza, equilibrio, armonia;
  6. idealizzazione di figure perfette, ideali, astratte;

      la selezione della letteratura "alta" da quella meno degna (es.: la commedia);

  1. la separazione degli stili (mai mescolare nella stessa opera tragico e comico, ecc…).

Il romanzo.

Il romanzo era stato, in Europa, il genere letterario predominante, che esprimeva la visione del mondo e i gusti della borghesia, classe ormai dominante. Il romanzo moderno infatti si era affermato per la prima volta in Inghilterra, dove la borghesia era già forte e consolidata.

origini del romanzo:

Le origini del romanzo risalgono agli anni precedenti il 1800: verso la fine del 1700, infatti, la Nuova Eloisa di Rousseau aveva ottenuto un successo straordinario. L'alfabetizzazione, la scolarizzazione e il perfezionamento della stampa favoriscono nel corso del secolo l'ampliamento di un pubblico sempre più popolare: da fenomeno d'élite, la cultura entra a far parte anche delle classi sociali più basse, che ritrovano nelle vicende le loro esperienze di vita narrate così come sono nella realtà.

Il romanzo in Italia:

Nonostante che il pubblico italiano in breve tempo seppe apprezzare il romanzo, il suo avvento suscitò profonde critiche da parte dei tradizionalisti e dei classicisti. Essi, disprezzandolo, lo consideravano un genere inferiore, e ritenevano pericolosa in campo morale una rappresentazione troppo vivida della realtà. Tali pregiudizi nascevano in primo luogo dal fatto che i generi tradizionali erano considerati perfetti ed intoccabili, e un genere nuovo non poteva essere di pari livello. Ma un tale atteggiamento è sintomo dell’arretratezza culturale, politica ed economica che stagnava nella società italiana. In Italia del resto la classe borghese era rappresentata da un'avanguardia lombarda, e fu questa a prendere le difese del romanzo, facendone  uno dei punti principali della battaglia romantica sviluppatasi a partire dal 1816.
I romantici stessi affermano che il romanzo è un genere inferiore, ma sono anche del parere che uno scrittore di valore può renderlo un genere più "alto". Sarà Manzoni a capire a fondo l'importanza del romanzo, e a dimostrare la pari dignità a confronto con gli altri generi.

 

Il romanzo storico.

origini: Lo scozzese Walter Scott aveva fornito un modello di romanzo storico che conobbe grande successo in tutta Europa. A differenza della storiografia, il romanzo storico offriva una visione completa di una determinata epoca, dagli avvenimenti politici alle piccole vicende quotidiane, attraverso una rappresentazione animata dal racconto dei protagonisti.
il successo in Europa: Il romanzo storico ebbe successo proprio per l'interesse da parte del pubblico verso il passato, in opposizione al senso antistoricistico degli illuministi. In più il sentimento nazionale spingeva a ricercare nel passato le origini del proprio popolo. Ma bisogna anche considerare che il romanzo era un genere di consumo, che andava incontro ai gusti della borghesia dell'epoca, la quale ritrovava nella lettura una fuga dal grigiore quotidiano.
in Italia: Il 1827 segna la data in cui il romanzo conosce in Italia la sua fioritura, frutto di un lungo processo di gestazione. Il pubblico, composto da gente comune, gradisce la forma narrativa in una prosa a lui comprensibile , le vicende avvincenti, le ambientazioni affascinanti.  In questo modo, il romanzo storico invade il mercato e ottiene, come si direbbe oggi, un successo di "massa".

Le riviste milanesi.

Contemporaneamente a questa polemica si assiste alla diffusione di molte riviste tra cui “Il Conciliatore” e “La Biblioteca Italiana”

 

LA BIBLIOTECA ITALIANA.

Comincia la pubblicazione nel 1816 con  l’articolo della De Staël che appare sul primo numero. È un giornale di governo finanziato dagli austriaci che vogliono organizzare il consenso dell’intelligenza milanese e stringere i rapporti culturali tra l’Italia e l’Austria. La scelta del direttore fu tormentata poiché dapprima si chiese al Foscolo, ma questi rifiutò, infine ci fu l’assegnazione dell’incarico a Giuseppe Acerri. Gli argomenti trattati furono vari.
L’esito finale sarà una rivista politica austriaca che sul piano letterario propone il classicismo, su quello ideologico un atteggiamento reazionario, ma questi risultati si devono attribuire all’inasprirsi del dibattito che culminerà nei moti del ’21, si può dire ciò perché inizialmente la rivista era aperta, duttile, accoglieva anche articoli di letterati che poi passarono al Conciliatore.

Polemica classico-Romantico.

Come già detto sulla “Biblioteca Italiana” comparve l’articolo della baronessa De Staël che innesca la polemica, anche perché il clima è favorevole, infatti a Milano ci sono gruppi di discepoli ed amici del Foscolo che si erano proposti di difendere le conquiste della rivoluzione borghese del ‘700, ma le loro aree sono per lo più culturali che si spiega sia con l’oppressione austriaca, ma anche e soprattutto con l’immaturità politica del popolo. La letteratura è divulgatrice d’idee formative delle conoscenze , arte nuova, socialmente e civilmente impegnata, ne segue l’esempio del Foscolo il suo amico Silvio Pellico. La De Staël polemizza con la letteratura italiana a proposito della maniera e dell’utilità delle traduzioni poiché avverte che la letteratura italiana si deve mettere al passo con i tempi ed abbandonare l’imitazione dei classici, che è pur sempre un mondo grandissimo, ma non più attuale e perciò che devono entrare in colloquio con le nazioni moderne, leggendo e traducendo quei testi, affinché l’Italia possa uscire dal suo isolamento che coincide con la sua arretratezza culturale. Non per ultimo invita i letterati italiani a promuovere nuovi generi letterari moderni come il teatro, suggerimento che venne accolto subito dal Manzoni con la stesura dell’“Adelchi”. Particolarmente singolare è il comportamento del Manzoni che si astenne sempre da interventi pubblici su questa questione, poiché realizza più che teorizzare, come una specie di anti-Foscolo.
L’articolo suscitò le ire dei classicisti che accusarono l’articolo di voler togliere loro l’unica arte rimasta. Pietro Giordani, difende il classicismo, Vincenzo Monti, nove anni dopo nel 1825 tardivamente accusa la scuola romantica e pone l’estrema difesa al classicismo e anche un giovane Giacomo Leopardi intervenne scrivendo alla “Biblioteca Italiana”, che però non pubblicò il suo articolo. Il maggiore esponente della difesa del classicismo fu Pietro Giordani che sottolineò come nei classici greci e latini risiede tutta la bellezza e la poesia, che sono cose immutabili nel tempo.
I Romantici difesero la De Staël riconoscendo la decadenza italiana, schierandosi per una letteratura nuova ed attuale. Nel giro di pochi mesi uscirono diversi interventi importanti. Pietro Borsieri, nel 1816, con “Avventure letterarie di un giorno“ descrive con vivacità l‘ambiente letterario milanese e sottolinea la missione sociale della letteratura ed infine afferma che solo due generi possono direttamente parlare al popolo e sono il teatro ed il Romanzo, quest‘ultimo è un genere che in Europa si è già sviluppato da un secolo, invece qua in Italia non è ancora ben radicato. Ludovico di Breme, sempre nel 1816, con “Intorno all‘ingiustizia di alcuni giudizi letterari“ sostiene la teoria dell‘unità tra poesia e natura, che per la poesia è spontaneità dei sentimenti, immediatezze, da ciò deriva la polemica nei confronti di tutto il repertorio classico, come le unità aristoteliche di spazio, luoghi, tempi e miti. Ma il testo più noto ed importante è quello di Giovanni Berchet, che con Lettere semiserie di Grisosto al Figlio sostiene che la vera poesia sia quella popolare e definisce chi sia il popolo capace di aprire le orecchie ed il cuore. Per far ciò distingue i parigini e gli ottentotti. I Parigini sono gli aristocratici che hanno già conosciuto tutto e non si commuovono più davanti a nessuna poesia. Invece gli Ottentotti rappresentano uomini rozzi, incolti, sordi alla voce della poesia. Il pubblico ideale è il popolo, più specificatamente la nuova borghesia che a Milano finalmente comincia ad esistere.

IL CONCILIATORE.

Molti intellettuali crearono una rivista alternativa alla “Biblioteca Italiana” che chiamarono “Il conciliatore”, una rivista già diversa per il formato, poiché al contrario della prima che era in fascicoli da raccogliere alla fine in volumi da poi essere disposti in biblioteche, questo era più agile, addirittura veniva chiamato il foglio azzurro. Veniva finanziato da alcuni giovani aristocratici. Il redattore era Silvio Pellico. La rivista fu massacrata dalla censura austriaca e venne chiusa dopo un anno e mezzo.

Sotto il finanziamento di due aristocratici, con in redazione Silvio Pellico, Pietro Borsieri, Ludovico di Breme e Giovanni Berchet essa era una rivista alternativa già dalla sua veste editoriale, poiché non usciva in fascicoli, ma come un agile foglio azzurro, come un giornale contemporaneo, fatto per essere letto. Era nuovo anche il pubblico e non a caso i redattori stesero nel primo numero un programma d’intenti a modo di proemio. Ha un taglio enciclopedico che ha come modello “Il caffè” poiché le discipline prese in esame sono le più varie e le più attuali. Nel primo numero c’è un elenco: scienze morali, statistiche, letteratura, economia, manifattura, agricoltura, arte, scienze e varietà.
Il programma è opera del Borsieri che afferma che sono stati due i criteri della scelta:

  1. Preferisce in prima quelle che sono ritenute utili al maggior numero di persone, quelle che sono immediatamente riconosciute utili per la gente. Segue un criterio di utilità, impegno pedagogico per perseguire un utile sociale. Ciò segue la natura del Romanticismo che privilegia una letteratura reale e concreta;
  2. In seguito intendono unire queste materie a delle altre perché non vengano scartate le discipline dilettevoli, ciò nonostante devono abituare gli uomini ad avere attenzione su se stessi con moralità.

Obiettivo socialmente e politicamente impegnato. Ovviamente gli esiti de “Il Conciliatore” sono opposti a quelli de “La Biblioteca Italiana”. Sul piano letterale si schierano per il nuovo, contro il classicismo, per l’impegnato, con nuove aperture alle letterature straniere. Sul piano ideologico e politico con orientamento liberale. Molto esponenti vennero imprigionati dopo i moti del ’21, la rivista venne chiusa nel 1819 dopo un anno di pubblicazioni dal governo austriaco.

 

Il tardo Romanticismo.
  La storia.
La sconfitta dei moti del 1848 smorza gli ideali romantici e rivoluzionari e favorisce il rafforzarsi di un realismo politico.
La Francia perde il ruolo di prima potenza militare europea, che passa alla Germania. Dopo il tentativo rivoluzionario del Comune di Parigi (1871), nasce la Terza Repubblica.
L’Italia e la Germania hanno ottenuto l’unità sotto il controllo delle monarchie sabauda e prussiana. Il Regno d’Italia si dibatte in gravi problemi sociali (dal brigantaggio all’emigrazione), conseguenze dell’arretratezza del Paese.
Le maggiori nazioni europee creano in Africa, Asia e Oceania vasti imperi coloniali. L’Inghilterra rimane la più forte potenza commerciale grazie ai suoi possedimenti coloniali, rafforzati durante il regno della regina Vittoria.
E’ l’epoca del capitalismo: la borghesia si impone come classe sociale in tutta l’Europa. Lo sviluppo industriale (seconda rivoluzione industriale) accelera i ritmi della ricerca scientifica; scoperte e invenzioni diventano sempre più tangibili grazie alle applicazioni della tecnologia.

Date da ricordare…

1900: il re Umberto I viene assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano
Bresci, che voleva rivendicare le vittime della strage di Milano, 1989
1911: l’Italia conquista la Libia
1914: inizio della Prima guerra mondiale

Il pensiero.
Il trionfo della civiltà industriale alimenta la fiducia nella scienza e nella tecnica. Il metodo di ricerca applicato alle scienze naturali viene considerato valido anche per risolvere le questioni sociali.
L’atteggiamento mentale che domina quest’epoca è ottimistico e positivo, e positivismo è il nome della filosofia che caratterizza questo periodo. E’ l’ideologia della borghesia vincente che, fiduciosa nel progresso, ritiene possibile la risoluzione dei problemi sociali che l’industrializzazione ha scatenato, proprio attraverso un ulteriore sviluppo dell’industria. Parallelamente al Positivismo si sviluppa il Marxismo, che studia i problemi sociali con la stessa metodologia scientifica, ma che indica come soluzione la lotta di classe delle masse operaie contro il capitalismo e la borghesia.

La letteratura.
In Francia nasce il Naturalismo (in Italia si chiamerà Verismo e avrà aspetti un po’ diversi) che è l’applicazione in campo letterario delle idee positiviste. Lo scrittore ha il compito di descrivere con oggettività, realismo e rigore scientifico la realtà sociale e psicologica osservata.
La seconda metà dell’Ottocento vede nel romanzo l’espressione letteraria che trova maggior diffusione. Lo sviluppo industriale anche nel campo editoriale stimola gli scrittori a produrre per un mercato che si allarga: nascono veri e propri generi letterari (romanzo d’appendice, letteratura per l’infanzia, polizieschi, fantascienza).

Le arti figurative.
I pittori della seconda metà dell’Ottocento dipingono quasi esclusivamente soggetti realistici, tratti dall’osservazione diretta. Da questo nuovo approccio nei confronti dell’arte nasce la corrente dell’Impressionismo: i pittori impressionisti dipingono dal vero, senza disegno preparatorio, rappresentando gli oggetti attraverso pennellate di colori puri (non mescolati sulla tavolozza).

 La scienza e la tecnica.
Appartengono a questo periodo teorie e scoperte di grandissima rilevanza scientifica: la teoria dell’evoluzione e selezione della specie (ad opera dello scienziato C. Darwin), la legge della trasmissione dei caratteri ereditari (ad opera di Mendel), i primi vaccini. 

Una nuova cultura.
In questo periodo di grandi conflitti politici cominciò ad affacciarsi una nuova cultura, il Romanticismo.
Il Romanticismo non restò solo un fatto letterario e filosofico, ma ebbe una grande influenza su tutti i piani del comportamento umano, da quello politico a quello del gusto e del costume, alla musica.
Alla base del pensiero romantico c’era un netto rifiuto dell’ottimismo razionalista che aveva caratterizzato l’illuminismo alla forza della ragione illuminista i romantici opposero la forza del sentimento, la capacità dell’uomo ad abbandonarsi ai propri sentimenti. Al centro della loro ispirazione gli artisti romantici posero la natura, ammirata nella forza travolgente dei suoi elementi, e soprattutto l’uomo, la sua sensibilità, le sue passioni.

Lo studio del passato e l’idea di nazione.
Come nell’uomo i romantici cercavano i lati più oscuri e istintivi, così nella storia andarono alla ricerca del passato più nascosto e sconosciuto.
Gli illuministi avevano condannato il Medioevo di fronte al “tribunale della ragione” come un periodo buio e di imbarbarimento. I romantici, invece, fecero del Medioevo l’oggetto privilegiato dei loro studi alla ricerca delle tradizioni più profonde dei popoli.
Mentre gli illuministi avevano propugnato un ideale di tipo cosmopolita, i romantici cercarono di dare un fondamento storico alla nuova idea di nazione.
In un periodo in cui le nazionalità e le autonomie venivano sacrificate agli equilibri politici voluti ai vincitori di Napoleone, i romantici furono i primi ad alimentare le ispirazioni all’indipendenza nazionale dei popoli sottomessi.
Molti romantici entrarono nelle società segrete e parteciparono alle cospirazioni politiche e ai moti insurrezionali dei primi decenni dell’Ottocento.
Altri studiarono il passato del proprio popolo alla ricerca delle tradizioni e dell’identità etnica e linguistica nazionale.
In quegli anni ci fu una grande produzione di giornali, riviste, libri divulgativi. Spesso la censura interveniva per limitarne la diffusione. Ma furono soprattutto la letteratura, la pittura e la musica gli strumenti di maggiore diffusione della cultura romantica. La letteratura, la musica, la pittura non si rivolgevano più solo agli intellettuali, ma miravano ad attrarre un pubblico più vasto: quello del popolo nelle città in grande espansione.

 

 

Fonte: http://members.xoom.virgilio.it/multidams/materiale/romanticismo.doc

Sito web da visitare: http://members.xoom.virgilio.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Romanticismo italiano

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Romanticismo italiano

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Romanticismo italiano