Socialismo utopistico e socialismo scientifico

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Socialismo utopistico e socialismo scientifico

LE PRINCIPALI IDEOLOGIE OTTOCENTESCHE

A) Definizioni. Per un approfondimento vedi le voci "Comunismo", "Liberalismo" , "Socialismo" sul testo :  AAVV Stato e Società, La Nuova Italia 1995
NAZIONALISMO (ROMANTICO/IMPERIALISTICO): essendo la più importante e variegata ideologia ottocentesca, per uno studio più efficace si rimanda al lavoro di approfondimento predisposto.
LIBERALISMO: dottrina affermatasi dal XVII sec. con Locke e l’ Illuminismo. Suo nucleo filosofico è la tesi che l' interesse individuale produce quello collettivo; se l' individuo è libero di agire nel proprio interesse, ciò porterà al benessere di tutta la società. Suo assunto politico è la libertà dell' individuo dallo Stato. Il L. nasce storicamente come reazione della borghesia all' assolutismo monarchico e quindi ha, in origine, un significato 'progressista' (evidente per es. in Locke). Successivamente, quando la borghesia si trova di fronte il proletariato socialista, il L. assume una connotazione 'conservatrice', di difesa del sistema capitalistico. Cosa si intende in tale contesto con il termine ‘libertà’?
- Libertà civili: di pensiero, parola, stampa religione, associazione, riunione; lo Stato deve garantirle come dei diritti. Ciò oggi fa parte delle Costituzioni  moderne; quella italiana ne tratta in una sezione apposita ( TitoloI, art.13/28).
- Libertà economica: accumulo di ricchezza individuale e libertà d’ impresa sono i capisaldi del L. Lo Stato deve tutelare la proprietà, senza intervenire nella vita economica di un Paese. 'Libero mercato', 'libertà d' impresa', 'libero scambio' sono le sue parole d' ordine; suoi nemici sono il protezionismo e lo Stato Sociale, ovvero i 2 mezzi precipui con cui lo Stato moderno interviene sull' economia. Il L. in senso economico si dice liberismo, ma non sono del tutto sinonimi: ci sono Stati liberisti ma non liberali, dove grandi gruppi privati dominano politica e società, ma senza il ‘contrappeso’ delle libertà civili (es. la Cina odierna, i 'nuovi Giapponi', le dittature sudamericane, la Russia postcomunista). Gli organismi liberali veri e propri (USA, GB, Unione Europea) convivono con questo modello di sviluppo 'selvaggio', purché rimanga alla periferia del mondo industrializzato. Questo modello liberal-autoritario ha danneggiato l’ immagine del L., accusato spesso di sostenere la ‘libertà’ completa, ovvero gli interessi, solo di una minoranza. Gli avversari di tale tendenza la etichettano come ‘neoliberismo’e ‘globalizzazione’.
- Eguaglianza: il L. la concepisce in modo restrittivo, come sola uguaglianza nelle condizioni di partenza. Lo Stato garantisce solo l’uguaglianza di fronte alla legge (eguaglianza giuridica o formale). Non garantisce invece l’eguaglianza nelle condizioni effettive raggiunte (uguaglianza economica o materiale). L’ idea-guida rimane dunque quella dell’ individuo come unico responsabile della propria condizione socioeconomica. Per tali motivi i primi liberali combatterono l’ Anciénne Régime basato sul privilegio e quindi  sull’ ineguaglianza di partenza.
Concludendo, il Liberalismo è l' ideologia del Capitalismo.
SOCIALISMO: termine ottocentesco, nasce in opposizione al liberalismo e al capitalismo. Esso rivendica la giustizia sociale che interpreta variamente, a seconda dei suoi teorici:
- o come redistribuzione volontaria da parte di chi ha di più (s. detto 'sentimentale' o 'populistico').
- o come redistribuzione da parte dello Stato (socialdemocrazia, s. liberale); in entrambi questi casi non si nega la proprietà privata, ma solo la sua troppo iniqua distribuzione.
- o come ricostruzione della società secondo la scienza e l' industria,  s. utopistico.
- o come abolizione della proprietà privata e poi dello Stato: Marx definiva il proprio pensiero 'socialismo scientifico', che è sinonimo di 'comunismo'.
Tali significati sono spesso compresenti in una stessa teoria.
 COMUNISMO (vedi anche LDT p. 235/37) termine che risale a Platone e significa alla lettera 'comunione dei beni'. E' il regime di vita dei filosofi-reggitori della Repubblica. Si ripresenta nei primi Cristiani, e poi in vari movimenti riformatori che si richiamano alle origini (Catari, Valdesi, Anabattisti, contadini di Thomas Muntzer). Si sviluppa come filone letterario nel '500 e '600 (a partire dalla "Utopia" di T. Moro, fino alla "Nuova Eloisa" di Rousseau). Fino alla Rivoluzione Francese è sinonimo di utopia.
Con la rivoluzione industriale assume il significato più concreto di 'movimento politico che abbatte per via rivoluzionaria il Capitalismo ed elimina lo sfruttamento'.
In Karl Marx, il fondatore del C. moderno, esso viene concepito come il 'regno della libertà', condizione in cui l' uomo è libero di realizzare tutte le sue potenzialità, divenendo ad un tempo operaio, artista, filosofo etc. Ciò sarebbe possibile grazie allo sviluppo razionale della tecnologia di fabbrica. Marx riteneva che alla base di tutti i problemi della società ci fosse la proprietà privata dei mezzi di produzione. Una volta divenuti questi proprietà collettiva, l' industria si mette  al servizio dell' intera umanità e non di pochi capitalisti senza scrupoli.
Il processo di liberazione dal capitalismo si realizza secondo Marx (e poi Lenin) in 2 fasi:
- fase rivoluzionaria, in cui la classe operaia prende il potere ed instaura la dittatura del proletariato, che impone alle altre classi; strumento principale è lo Stato, concepito come un meccanismo repressivo che serve ad una classe per dominare le altre; lo Stato inizialmente è una dittatura della classe operaia, e si impadronisce di tutti i mezzi di produzione (capitalismo di Stato).
- fase comunista vera e propria, in cui lo Stato si rende inutile (estinzione dello Stato) in tutte le sue forme: vengono progressivamente aboliti esercito, polizia, istituzioni, per dare in mano alla società civile  la gestione dell' industria. Nel frattempo la gente si sarebbe rieducata ad una vita senza proprietà privata, senza perciò i mali (guerre, sopraffazioni, repressioni) presenti nella società attualmente basata sullo sfruttamento.
Marx poneva il Comunismo quale compito assegnato dalla Storia alle prossime generazioni, rischiando di cadere nell’ utopia messianica; riteneva però arrivata l' ora per l' inizio della prima fase, la Rivoluzione proletaria; interpretava gli avvenimenti politici della sua epoca come ‘segnali’ della sua immineza.
Dopo Marx il C. si è spesso accompagnato a feroci dittature, fino a venire identificato con esse (Stalin, Mao, Fidel Castro, giù fino a Milosevic). Nel caso del cambogiano Polpot si è avuto il genocidio di 2 milioni di contadini, in base ad un folle progetto di ‘Comunismo dei campi’ che Polpot diceva ispirato a Marx. E’ evidente quanto queste esperienze abbiano danneggiato il C. come teoria filosofica e politica. In quanto ai Paesi più industrializzati, in essi non c'è stata alcuna Rivoluzione. Pur constatando il fallimento storico del C., bisogna comunque distinguere il “Comunismo” inteso come marxismo, e il “Socialismo reale” come sua pessima applicazione.
Terminologia: in Marx "Comunismo" è sinonimo di "Socialismo", ed entrambi di “Rivoluzione”;  ma poi, ai tempi della II Internazionale (1889-1914) il Socialismo divenne l’ideologia ufficiale di grossi Partiti riformistici e moderati (Socialdemocrazia).  Si ebbe così un distacco, politico ma anche semantico, tra Socialismo e Comunismo. Per Lenin solo il C. tende alla trasformazione della società,  mentre il Socialismo è sinonimo della corrotta e rinunciataria Socialdemocrazia. Per questo Lenin impose a tutti i Partiti di impostazione marxista di assumere il nome di ‘Partiti Comunisti’, quale condizione per aderire alla III Internazionale da lui fondata nel 1919.  Ciò provocò una serie di scissioni all’ interno dei preesistenti partiti Socialisti, come nel 1921 in Italia.
O G G I   la parola 'comunismo' ha prevalentemente 2 accezioni:

  • o negativa, sinonimo di 'socialismo reale' : è un regime autoritario che spoglia l' uomo e lo fa schiavo dello Stato e del Partito. 
  • o positiva , come movimento teso ad una critica globale e radicale della società contemporanea; in tal senso esiste un Partito della 'Rifondazione' comunista in Italia: si ammette che il C. deve venire 'rifondato' dati i suoi fallimenti, ma lo si ritiene ancora una valida visione del mondo.

 NB: In ogni caso il C. è essenzialmente una dottrina economica(abolizione della proprietà), e solo di conseguenza una visione politica (Rivoluzione, Partito al potere etc.)

B) Il socialismo utopistico (VEDI ANCHE LDT.P. 231/35)
Tornando al Socialismo, vediamone gli inizi: con la industrializzazione ed i suoi costi sociali, si afferma a fianco dei democratici radicali il socialismo, che intende l' uguaglianza non più in senso giuridico, ma anche economico. I primi teorici del s. vengono chiamati socialisti utopisti, per distinguerli dal s. scientifico di Marx.
D' altronde i s.u. sono vicini al marxismo: per entrambi, l' industrializzazione in sè è buona, ed anzi è l' inevitabile destino del mondo. Si tratta solo di stabilire chi la deve usare e come. Alla base vi sono alcuni capisaldi:
- l' obiettivo della società deve essere la felicità per il maggior numero possibile di uomini;
- l' industrializzazione, se ben usata, può liberare l' uomo dalle catene materiali e spirituali;
- la fonte unica della ricchezza è il lavoro umano e non i metalli preziosi, il commercio o altro; questa idea (la produzione come unica generatrice di benessere) si affaccia solo nel 1800 con Smith e Ricardo, e poi diviene il fulcro dell' analisi economica di Marx, come teoria del valore-lavoro.
In queste tesi, sorrette dall' idea-guida di progresso, si trova il 'sugo' di ogni socialismo moderno; questi s.utopistiquindi rifiutavano ilLuddismo (ovvero la distruzione vandalistica di macchine e telai), praticato da altri, perchè lo ritenevano una protesta primitiva e medioevale; la tecnologia non va combattuta, ma usata bene, nell' interesse di tutti e non solo di pochi.
Marx riconosce ai s. u. di aver compreso il valore dell' industria e del lavoro, ma li definisce 'utopisti' perchè le soluzioni da essi proposte sono irrealizzabili. Vediamone alcune:
Robert Owen (1771/1858), inglese. Elabora per primo l' idea di 'comunità industriale perfetta'. Essendo imprenditore, realizzò in parte le sue idee a New Lanark. Grazie alla sua personale ricchezza, poteva pagare buoni salari agli operai, investendo in 'rieducazione': niente alcoolismo e prostituzione, ma soggiorni-studio retribuiti per tutti gli operai, spazi collettivi di ricreazione (sport, giochi etc.) e soprattutto orari di lavoro ideali (6 o 7 ore al giorno). Owen puntava a realizzare una cellula 'socialistica' che facesse da attrattore per un cambiamento del contesto sociale ed economico circostanteMa una azienda che spende tutti i profitti per il benessere degli operai non può reggere la concorrenza (ed infatti la sua azienda fallì): lo stesso Owen puntava perciò ad un allargamento su scala generale,  sostituendo alla fabbrica privata comunità agricolo-industriali, dove nello stesso luogo si produce in modo 'integrato' (agricoltura + allevamento + industria alimentare e tessile etc.). Queste idee innovative, poco seguite all’ epoca, vennero riprese un secolo dopo in URSS nei 'kombinat', gigantesche unità agricolo-industrial-residenziali. Interessanti sono pure i suoi progetti urbanistici (la 'città industriale bella'), tesi a rendere piacevoli le unità industriali che di solito sono luoghi squallidi e nocivi. Anticipò anche alcune idee ecologiche sullo smaltimento dei rifiuti tossici e sul verde urbano, risultando in ciò ben più moderno di Marx.
Henri de Saint-Simon (1760/1825) parte dall' idea opposta: anzichè addattare l' industria ad una società più umana, creare una nuova società su misura dell' industria. La sua utopia è quasi una 'religione dell' industria', che alla sua epoca fece scalpore. Una generazione dopo di lui, all' epoca di Napoleone III, le sue idee si diffonderanno (ancorchè mitigate) presso gli industriali francesi.
Alla base dell' intera società deve andare il lavoro di fabbrica; gli operai devono vedere equamente divisi i profitti del lavoro, secondo una forma di autogestione economica dell' impresa; proprietaria dev' essere l' intera società , ma gli operai devono dividersi il profitto della loro fabbrica. Al vertice della società  non più re e uomini politici, ma bensì scienziati ed ingegneri: viene ripresa secoli dopo l' utopia della "Nuova Atlantide" di Bacone. Il suo Stato ideale è democratico poichè gli scienziati-governanti vengono eletti dagli operai nelle fabbriche; il ceto dirigente proviene anch' esso dall' industria. NB: questa idea di democrazia di fabbrica pare anticipare i 'SOVIET', che sono appunto le unità elettorali e lavorative della Russia comunista. Similmente, lo Stato di S.S. è autoritario: il lavoro è obbligatorio per tutti, l' ozio è severamente punito. Al contrario degli altri utopisti S.S. è un ferreo statalista, poichè nel suo modello lo Stato possiede e gestisce tutta l' economia in ogni sua fase, dalla previsione dei consumi, agli obiettivi-produzione da raggiungere, alla distribuzione sul territorio dei beni. La convinzione che il libero mercato è in sé irrazionale e che solo lo Stato può far corrispondere domanda ed offerta, risorse e consumi, è la grande (e a posteriori non positiva) eredità lasciata da Saint-Simon al pensiero socialista. Tutto il modello economico e sociale della Russia Sovietica ne deriva anche se indirettamente.
S.S  (in ciò tipicamente romantico) stese anche una filosofia della Storia, basata sulla opposizione tra età critiche, in cui i sistemi si disfano, ed età organiche, in cui essi si rigenerano; l' età industriale è l' ultima e la più organica e con essa si avrà la fine della Storia. Questa teoria influenzò un’ intera generazione. Per es. Giuseppe Mazzini e Auguste Comte ripresero la distinzione tra età critiche/organiche, mentre Marx riprese il Comunismo come ‘fine della Storia.’
Charles Fourier (1772/1837), più vicino ad Owen, concepì i "Falansterii", ovvero comunità agroindustriali di 1620 persone, con servizi in comune; la piccola propietà veniva mantenuta parzialmente (casa, orticello), ma vigeva la comunità dei mezzi di produzione, l' amore libero (niente matrimonio) e soprattutto la rotazione del lavoro: F. è il teorico del cosiddetto 'travail attractiv' (lavoro attraente), realizzato tramite la varietà e la non-specializzazione; voleva così reagire  alla crescente divisione del lavoro e specializzazione, che rendono l' uomo limitato ed alienato.  Dei falansteri furono tentati in USA, ma con esiti fallimentari.
Pierre Proudhon (1809/1865), conosciuto per la sua celebre definizione "La proprietà è un furto", è in realtà il più moderato dei S.U.   Secondo P. capitalismo, lavoro e salario non sono da eliminare ma da correggere: attualmente l' operaio è derubato di una parte del suo prodotto (il cosiddetto profitto, prodotto da lui ma intascato dal padrone); bisogna quindi ristabilire la giustizia, dando all' operaio tutto quel che gli spetta. Queste idee anticipano quelle marxiane sul plusvalore e sul pluslavoro.  P. ne desume la necessità dell' autogestione in cui gli operai dirigono la fabbrica (anche se questa non è loro), decidendo orari, salari, investimenti etc. P. alimentò la diffusione delle cooperative, che erano la risposta operaia alla proprietà borghese dei mezzi di produzione.
La teoria di Proudhon esprime comunque il punto di vista dei ceti medio-bassi rovinati dalla concorrenza della grande industria: piccoli imprenditori, artigiani e lavoratori in proprio. Egli, quindi, più che sul movimento socialista ebbe influenza sugli Anarchici che intendono mantenere la piccola impresa come base del tessuto produttivo.
Concludendo: i legami fra socialismo utopistico e Marxismo sono stretti, ma i destini assai diversi: i S.U. produssero teorie anche affascinanti, ma la loro messa in pratica si dimostrò impossibile. Il Marxismo invece volle essere concreto, organizzativo, calandosi in Partiti politici e movimenti di massa; ebbe così una rilevanza storica ben diversa da quella degli utopisti. Ma si è visto che anche il Marxismo, una volta al potere, si realizzò poco e male.
Sebbene le idee degli utopisti ottocenteschi siano state nei particolari smentite, l 'Unione Sovietica trovò soluzioni per certi aspetti ad esse vicine. Ciò indica che, al di là dei loro limiti, i  s.u. capirono alcuni fondamentali meccanismi dell' economia moderna e proposero interventi conseguenti per risolvere i suoi problemi; viene così proposta (anche se talora ingenuamente) una generale trasformazione della società su basi più razionali.


Con l’ espressione ‘Stato sociale’ s’ intende l’ insieme di misure e di servizi adottato dagli Stati moderni a tutela delle fasce più deboli e bisognose della popolazione: copertura sanitaria gratuita, basso costo dei trasporti pubblici, sistema pensionistico a ripartizione piuttosto che a capitalizzazione, ammortizzatori sociali sono le sue forme più diffuse.

In Italia é soprattutto questo il leit-motiv dell’ opposizione a Berlusconi , che ha battezzato il proprio schieramento politico  ‘Casa delle Libertà’ e poi ‘Popolo delle Libertà’..

Cfr. i numerosi scritti sull’ attualità politica del suo tempo, da La lotta di classe in Francia a Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte alla Critica del Programma di Gotha, per citare i più importanti.

Sugli eccidi di Polpot e dei suoi Khmer rossi si sa abbastanza poco, e vale la pena di vedere la bella ( e cruda) pellicola di R. Joffe, Urla nel silenzio del 1984

L’ odio ed il timore del Comunismo hanno in passato prodotto vere e proprie ‘leggende’, come quella secondo cui i Comunisti divorano i bambini, o l’ immagine apocalittica dei Cosacchi che abbeverano i cavalli a S. Pietro

Se Marx èil ‘filosofo’ che ha fondato il C. , Lenin è il ‘politico’ che lo ha realizzato; nel nostro secolo  Marxismo e Leninismo spesso si intrecciano, come ‘teoria’ e ‘prassi’ del Comunismo.

 

Fonte: http://www.evan60.net/uploads/6/3/2/5/6325749/ideologie_ottocentesche.doc

Sito web da visitare: http://www.evan60.net/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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