Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci

Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci

L’industrializzazione e l’unificazione della Germania

4 periodi dello sviluppo industriale tedesco:
-fino al 1830: periodo di immobilismo
-1830-1840: crescita dell’industria dopo la fondazione del mercato comune tedesco (Zollverein)
-1840-1850: nascita dell’industria delle costruzioni ferroviarie
-1850-1873: decollo dell’industria tedesca

Tra il 1830 e il 1870 anche l’agricoltura progredì; l’aumento della popolazione portò un rialzo dei prezzi agricoli, che produsse forti investimenti e fecero sorgere aziende agrarie moderne.
Si verificò anche una grossa espulsione di forza lavoro dalle campagne verso il settore industriale. In questo periodo la regione della Ruhr divenne una delle regioni a più forte concentrazione urbana nel mondo.

Fu rapida anche l’industrializzazione, in cui ebbe un ruolo importante l’industria pesante.
Un’altra caratteristica fu il ruolo avuto dalla scienza e dall’industria sullo sviluppo; la Prussia promosse infatti la ricerca e l’insegnamento tecnico-scientifico.
L’industrializzazione però non fu accompagnata da un ‘evoluzione in senso democratico delle strutture sociali e politiche, ma i vertici della politica, dell’amministrazione e dell’esercito furono occupate dall’aristocrazia. La società tedesca era infatti ancorata ai valori etici di origine nobiliare.

La questione costituzionale:
la Prussia fu il solo Stato che non abrogò la Costituzione, anche se la modificò in senso restrittivo e limitò le libertà di stampa e di associazione.

La questione nazionale:
il nuovo sovrano Guglielmo I rilanciò questa questione.
I sostenitori della Grande Germania erano sempre di meno dopo l’isolamento dell’Austria in seguito alla Guerra di Crimea e il suo indebolimento dopo la guerra con i Franco-Piemontesi.
La Prussia quindi ebbe più spazio d’azione e cercò di conquistare un ruolo nazionale, cercando di dotarsi di un più efficiente apparato militare attraverso una riforma militare.
Essa fu predisposta nel 1860 dal generale von Roon; prevedeva il prolungamento a 3 anni del periodo di leva, l’aumento del numero di soldati nell’esercito statale e la riduzione della milizia territoriale, che doveva essere sostituita da un esercito tecnicamente e professionalmente preparato. La Camera dei deputati, che era liberale, però si oppose all’incremento delle spese militari; infatti essa voleva che l’unificazione tedesca avvenisse solo grazie ad un consolidamento delle istituzione parlamentari e ad un allargamento del ruolo politico dei ceti borghesi.
Il 22 settembre 1862 Guglielmo I affidò la direzione del governo a Otto von Bismarck, di posizioni conservatrici; egli infatti attuò subito la riforma senza ascoltare l’opposizione del Parlamento.
Bismarck riuscì ad avere il pieno controllo del paese grazie all’esautoramento del Parlamento, all’attribuzione di poteri speciali alle forze di polizia, e ad un’intensa campagna nazionalistica.
Si rese conto che per unificare la Germania sotto la Prussia era inevitabile uno scontro con l’Austria e per questo si assicurò la neutralità di Napoleone III, grazie a possibilità di ingrandimenti territoriali, e l’appoggio dell’Italia, con cui stipulò un’alleanza antiaustriaca.

La guerra con l’Austria:
16 giugno 1866: inizio della guerra
3 luglio: a Sadowa l’esercito austriaco viene battuto dalle truppe di von Moltke
23 agosto: pace di Praga→ scioglimento della Confederazione germanica ed espulsione dell’Austria dalla Germania, oltre che dal Veneto. Nasce la Confederazione tedesca del nord, presieduta da Guglielmo I, con Bismarck cancelliere. I territori degli Stati tedeschi sconfitti vengono incorporati al Regno di Prussia. Gli Stati meridionali rimasero indipendenti e protetti dalla Francia, che voleva evitare la formazione di un troppo grosso Stato tedesco unificato.
Il liberalismo tedesco fu sconfitto, vinse l’autoritarismo prussiano.

PER l’Italia questa fu la III guerra d’indipendenza: infatti l’Italia alleata con la Prussia mirava a completare l’unificazione nazionale conquistando il Veneto e Venezia.

Bismarck si adoperò poi per allargare la Confederazione del Nord con gli Stati meridionali; l’unico problema per questa unificazione era rappresentato dalla Francia, che proteggeva la loro indipendenza.

La guerra franco-prussiana

L’occasione del conflitto venne dalla Spagna, dove una rivoluzione aveva fatto cadere la monarchia borbonica; il Parlamento spagnolo offrì la corona a un principe degli Hohenzollern. Napoleone III si oppose, mentre Bismarck appoggio questa successione, anche per spingere la Francia alla guerra e manipolò un telegramma inviatogli da Guglielmo I  (telegramma di Ems) comunicandolo in modo offensivo per la Francia.

19 luglio 1870: Napoleone dichiara guerra  alla Prussia
2 settembre: i Prussiani circondano l’esercito francese a Sedan
4 settembre: cade il secondo Impero francese; viene proclamata la repubblica e costituito un governo provvisorio.
8 settembre: elezioni in Francia per l’assemblea Nazionale che danno la vittoria ai moderati, con a capo Thiers
18 gennaio 1871: viene firmato l’armistizio e proclamata la nascita dell’Impero tedesco, con imperatore Guglielmo I.
26 febbraio: pace di Versailles con Bismarck; la Francia cede l’Alsazia e la Lorena, ciò alimenta nei Francesi un forte sentimento di rivincita antitedesco, accorda facilitazioni doganali ai prodotti tedeschi e paga un’indennità.

La guerra portò anche alla fine del Regno di Prussia e alla formazione del Reich tedesco.

L’Italia unita e la destra storica

La classe politica dell’Italia unita

A partire dal 1861 per la classe dirigente l’obiettivo principale era la salvaguardia dell’unità conseguita.
I gruppi liberali e democratici si resero però conto che le masse popolari erano avverse ai principi dello stato unitario; si proposero quindi il compito di creare uno Stato e il senso della sua sovranità attraverso il rispetto delle leggi: era necessario definire un organismo statale, realizzare l’effettiva sovranità dello stato nazionale e l’integrazione della società civile; realizzare queste cose non era però un compito facile.

La classe politica che diresse l’Italia negli anni dopo l’unità fu quella formatasi negli anni del Risogimento.
La Destra :
Era formata dagli eredi del liberalismo moderato di Cavour, e venne detta storica per l’importanza della sua azione; tra i suoi esponenti vi furono: Bettino Ricasoli, Marco Minghetti, Urbano Rattazzi, Alfonso La Marmora, Quintino Sella.
Era legata al mondo dei proprietari terrieri settentrionali e aperta agli interessi del mondo finanziario, con connotati culturali di tipo aristocratico-borghese.
La Sinistra:
Era invece formata da uomini legati alle cospirazioni mazziniane ed al volontariato garibaldino. Tra i suoi esponenti vi furono: Agostino Depretis, Francesco Crispi, Giovanni Nicotera, Francesco De Sanctis. Erano legati ai ceti commerciali e industriali; richidevano azioni più energiche per risolvere i problemi di Roma e Venezia e appoggiavano le iniziative di Garibaldi.
Tra Destra e Sinistra c’erano molte affinità, tra cui la prossimità delle rispettive basi elettorali e l’assenza di profonde divisioni ideali.
Fu però la Destra ad avere la maggioranza in parlamento e al governo fino al 1876.

Il sistema elettorale durante la formazione del Regno era quello dei plebisciti a suffragio universale, che divenne un suffragio a base censitaria; queste restrizioni elettorali furono mantenute perché si riteneva che la partecipazione politica poteva allargarsi solo dopo la diffusione dell’istruzione e del benessere.
I candidati alle elezioni non erano esponenti di partiti organizzati, ma notabili locali.

La costruzione dello Stato italiano

Le basi dello stato unitario furono poste tra il 1861 e il 1865 dalla Destra.
La classe dirigente liberale scelse un’ordinamento dello stato di tipo acentrato, soprattutto per evitare che autonomie troppo ampie e non controllate dall’alto potessero favorire le forze dominanti nelle singole località, certamente non disponibili a promuovere il progresso.
Nel marzo 1965 furono proclamate delle leggi che estesero a tutto il Regno l’ordinamento amministrativo piemontese e che lasciarono un’autonomia molto ridotta agli enti locali. Il sindaco era nominato dal re, mentre fu posto un prefetto per controllare gli atti delle amministrazioni comunali → unificazione amministrativa.
Ci fu anche l’unificazione dei codici e l’unificazione delle tariffe doganali e della moneta.
Questa unificazione fu detta “piemontesizzazione”, cioè adozione delle norme piemontesi. Contro ciò operavano i gruppi clericali e reazionari, d’intesa con Pio IX e con i Borboni.

 

 

Politica finanziaria:
lo Stato italiano nacque con un bilancio in deficit; la politica della Destra si orientò quindi verso il contenimento della spesa pubblica e l’aumento delle entrate con l’aggravio delle imposte; venne anche reintrodotta la tassa sul macinato, avversata dai ceti popolari.
La spesa pubblica (costruzioni ferroviarie ed armamenti) privilegiò le regioni del centro nord mentre il Meridione ebbe pochi benefici. Queste popolazioni, non abituate a una forte pressione fiscale si ribellarono; inoltre l’eliminazione delle dogane interne privò molte imprese meridionali della protezione in passato offerta dal regime doganale borbonico. A tutto ciò si aggiunsero l’obbligo di leva e le incomprensioni tra le popolazioni meridionali e il nuovo apparato di funzionari statali piemontesi. Di questo malcontento approfittarono gli agenti pontifici e borbonici; nacque il fenomeno del brigantaggio, formato da bande che si opponevano alle forze governative. Lo stato italiano, per eliminare il fenomeno, emanò nel 1863 la Legge Pica e inviò nel sud reparti militari.
Erano ostili allo stato unitario anche le popolazioni rurali siciliane, che portarono alla rivolta di Palermo nel 1866 ed alla diffusione della mafia; nell’area napoletana nacque invece la camorra.

L’annessione del Veneto e di Roma (III Guerra di Indipendenza)

10 novembre 1859: pace di Zurigo; gli accordi di Villafranca vengono ufficializzati e lì
Austria conserva il Veneto e il Mantovano.
1866: l’Italia entra in guerra con la Prussia contro l’Austria. Dal punto di vista militare la guerra però non va bene, tuttavia gli austriaci vengono sconfitti dai prussiani a Sadowa.
3 ottobre 1866: pace di Vienna tra Italia ed Austria; Mantova e il Veneto vengono ceduti a Napoleone III e poi all’Italia.
Grazie alla III Guerra d’Indipendenza all’unificazione mancavano ora solo le terre del Trentino e della Venezia Giulia, ed inoltre lo stato italiano era ufficialmente riconosciuto dall’Austria e dalla diplomazia europea.

Questione di Roma:
L’annessione di Roma al Regno d’Italia era necessaria per spostare la capitale a Roma, per limitare le iniziative insurrezionali di Garibaldi e perché si riteneva che Torino non potesse rimanere a lungo la capitale del Regno, anche per far tacere le accuse di piemontesizzazione.
Occupare Roma però non era semplice perché Napoleone III difendeva Pio IX.
Un altro problema era quello che riguardava la futura configurazione dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa, la quale aveva ostacolato l’unificazione italiana. I rapporti tra la Chiesa e lo Stato peggiorarono ancora quando i governi italiani, per esigenze finanziarie, vararono nel 1866-1867 un pacchetto di leggi che espropriarono e misero in vendita i beni appartenenti agli ordini ed alle corporazioni religiose.
Per risolvere la questione romana il presidente del consiglio Ricasoli nel 1861 si rivolse al pontefice chiedendo alla Chiesa di rinunciare al potere temporale.
Con il governo seguente di Rattazzi Garibaldi diede il via ad un’azione, che però venne bloccata dall’esercito regio sull’Aspromonte nel 1863.
1864: il governo di Minghetti stipula con Napoleone III la Convenzione di settembre, in base alla quale la Francia si impegnava a ritirare il suo presidio militare da Roma, mentre l’Italia si impegnava a non attaccare lo Stato pontificio.
Il pontefice, deluso per questo accordo, emana l’enciclica Quanta cura, contro il liberalismo.
1865: la capitale italiana è trasferita da Torino a Firenze.
1867: Garibaldi riprende l’iniziativa, ma anche questa volta, a Mentana, viene fermato dai soldati francesi in difesa del papa.
1870: le truppe francesi sono allontanate da Roma a causa della guerra con la Prussia, nella quale Napoleone è sconfitto a Sedan. Le truppe piemontesi comandate da Cadorna ne approfittano e penetrano nello Stato pontificio. Il 20 settembre c’è la breccia di Porta Pia; i soldati occupano Roma tranne il Vaticano. I plebisciti seguenti sanciscono l’annesisone del Lazio.
Per risolvere il rapporto con il papa il parlamento italiano votò nel 1871 la legge delle guarentigie. Pio IX non accettò però la legge e riconfermò l’opposizione all’avvenuta unificazione italiana, come era emerso dal Concilio Ecumenico Vaticano I.
L’opposizione del papa all’unificazione ebbe numerose conseguenze: tenne la borghesia catotlica lontana dal processo di costruzione dello Stato, alimentò nelle classi poplari l’estraneità alle istituzioni.
Nonostante ciò lo Stato italiano continuò nel suo progetto, dimostrando la propria adesione al liberalismo per quanto riguarda la separazione tra Stato e Chiesa.

Gli Stati Uniti (1800-1865)

Espansione territoriale

Nel 1803 il presidente Jefferson acquistò la Louisiana da Napoleone I.

Tra il 1812 e il 1815 ci fu la guerra con la Gran Bretagna, la quale voleva che gli Americani non avessero più rapporti commerciali con la Francia; la guerra terminò con una pace che ristabilì lo status quo.

In seguito ottennero la Florida spagnola, durante la ribellione delle colonie centro e sudamericane.

Il presidente Monroe enunciò i principi fondamentali della politica estera americana (“dottrina Monroe”): gli Stati Uniti si astenevano dall’intervenire nelle questioni europee, ma si opponevano ad ogni colonizzazione di regioni americane da parte europea e ad ogni intervento politico, in America, di forze politiche non americane.

Nel 1863 i coloni americani proclamarono una repubblica indipendente nel territorio messicano del Texas. Nella successiva guerra con il Messico gli Usa vinsero e acquistarono i territori del su-ovest.

1867: acquisto dell’Alaska dallo czar Alessandro II.

L’avanzamento verso l’Ovest ebbe però molti problemi.
Il più grave era quello dei rapporti con le popolazioni native, gli Indiani; infatti gli americani penetravano nelle loro terre e li aggredivano. La soluzione era quella del loro allontanamento; gli Indiani furono deportati a forza nelle riserve.
Analoghe restrizioni territoriali furono imposti ad altre minoranze (indios, meticci, mormoni, neri).

Si verificò un grosso aumento della popolazione, grazie alla salubrità del clima e alle prospettive economiche.

Un altro fenomeno fu l’immigrazione, soprattutto protestanti dal Centro e dal Nord Europa; a partire dal 1840 era composta in prevalenza da Irlandesi cattolici.

Ci fu un potenziamento delle vie di comunicazione. A partire dagli anni ’30 ci fu la costruzione delle prime linee ferroviarie.

Intorno al 1860 gli Usa divennero il secondo paese industriale del mondo.
Le nuove imprese industriali si localizzarono soprattutto nel Nord-Est.
Nell’Ovest l’agricoltura divenne più produttiva anche grazie a nuovi macchinari e allo sviluppo delle ferrovie, che abbatteva i costi di trasporto.
Negli stati del Sud si espanse invece la piantagione del cotone, con l’impiego di schiavi neri; il Sud però cresceva meno del Nord e dipendeva da esso per i mezzi finanziari, industriali e alimentari.
Il primo forte contrasto tra Nord e Sud si manifestò riguardo alla politica doganale dell’Unione; infatti, nell’interesse delle industrie settentrionali, erano state votate alte tariffe protezionistiche. A ciò si ribellò soprattutto la Carolina del Sud. Si giunse poi ad un compromesso e vennero ribassate le tariffe.
Il secondo contrasto era la questione della schiavitù, in quanto gli stati del Nord erano contrari ad estendere la schiavitù ad Ovest; si giunse a dei compromessi. La difesa della schiavitù divenne per gli Stati del Sud una questione di principio.

Il sistema politico americano

1801: Jefferson presidente repubblicano-democratico, appoggiato dagli Stati del Sud.
In seguito le posizioni di repubblicani e federalisti si avvicinarono.

Il rinnovamento in politica venne dal West, che dotò i suoi Stati di Costituzioni e portò al suffragio universale.

Nel 1828 divenne presidente Jackson, leader dei democratici e candidato della gente comune→ avanzamento della democrazia.
Il presidente diventa con lui il rappresentante di tutto il popolo americano
La politica populistica-democratica di Jackson fu però avversata dai repubblicani-nazionali, difensori degli interessi del mondo finanziario ed industriale→ ritorno al bipartitismo.
Nel mentre però il movimento antischiavista diventava sempre più forte e per evitare scontri tra abolizionisti e schiavisti all’interno dello stesso partito, nel 1854 venne creato il partito repubblicano, formato da abolizionisti prima nel partito democratico; il loro candidato alle elezioni del 1860 era Lincoln.
Democratici: sostenitori della schiavitù e partito del Sud
Repubblicani: abolizionisti e partito del Nord.

La guerra civile (1861-1865)

1860: i repubblicani vincono le elezioni con Lincoln
1861: gli Stati del Sud dichiarano la secessione dall’Unione e formano la Confederazione degli Stati del Sud, con presidente Davis.
12 aprile 1861: le truppe della Confederazione dichiarano guerra all’Unione.
Il capo della Confederazione era Lee.
Gli Stati del Nord ebbero come obiettivo quello di abolire la schiavitù.
12 settembre 1862: Lincoln dichiara la fine della schiavitù negli Usa.
L’Unione riuscì ad attuare un blocco navale lungo le coste del Sud.
1863: Lee viene sconfitto a Gettysburg
Il generale dell’Unione Grant spacca la Confederazione in due.
9 aprile 1865: Lee si arrende ad Appomattox. La guerra finisce.

15 aprile 1865: Lincoln viene assassinato da un estremista sudista.

La seconda rivoluzione industriale

Periodo in cui il sistema dell’economia capitalistica subì trasformazioni di grande portata..
La nuova fase dell’economia ebbe inizio con una crisi di sovrapproduzione nel 1873, che si fece sentire anche nei due decenni successivi con una caduta dei prezzi; essa fu un prodotto delle trasformazioni organizzative e delle innovazioni tecnologiche che ridussero i costi di produzione. Gli scambi commerciali cmques crebbero.

QUESta fase fu caratterizzata soprattutto dal declino dei valori della libera concorrenza.
Nacquero così grandi consociazioni (holdings) per il controllo finanziario di diverse imprese, consorzi (cartelli) fra aziende dello stesso settore che si accordavano sulla produzione e sui prezzi e le concentrazioni (trusts) fra imprese.
Un ruolo importante in questi processi fu svolto dalle banche, infatti tra imprese e banche si creò uno stretto rapporto ( capitalismo finanziario).
Con la fine del liberismo i governi intervennero maggiormente per favorire l’economia nazionale, o tramite interventi diretti o tramite l’aumento delle tariffe doganali per proteggere la produzione interna e scoraggiare le importazioni.

La Gran Bretagna invece rimase sempre un Paese liberista, ma per questo fu danneggiata; vide infatti ridursi gli sbocchi di mercato e dovette assistere allo sviluppo delle industrie nei paesi concorrenti. Essa reagì ampliando il vasto impero d’oltremare e intensificando gli scambi con le colonie.

Assunse grande importanza la corsa ai nuovi mercati→ età dell’imperialismo.

La crisi agraria

La caduta dei prezzi si fece più sentire nel settore dell’agricoltura.
Alla fine dell’800 l’agricoltura realizzò importanti progressi tecnici, tra cui la meccanizzazione, opere di bonifica, progressi nell’ingegneria idraulica, introduzione di nuove colture e di nuovi sistemi di rotazione. QUESti progressi interessarono però solo alcuni paesi, come la Gran Bretagna, la Germania, il Belgio…
Nel resto dell’Europa persistevano invece i latifondi ed erano praticate le colture estensive.
Negli Usa si stava sviluppando una nuova agricoltura, grazie alla vasta disponibilità di terreni e all’adozione di tecniche avanzate. Quando si abbassarono i costi di trasporto, i prodotti americani, che avevano prezzi più competitivi, cominciarono ad arrivare in Europa; l’agricoltura europea subì un duro colpo. Conseguenze della crisi furono l’aumento delle tensioni sociali nel mondo rurale e l’aumento dell’emigrazione verso le aree industriali e l’America del Nord.
I governi adottarono perciò la streada del protezionismo, riuscendo a tamponare parzialmente gli effetti della crisi con interventi che ebbero costi molto elevati.

Scienza e tecnologia

La vera novità fu l’applicazione delle scoperte fatte in vari rami dell’industria e il legame stretto tra scienza e tecnologia e tecnologia e mondo della produzione.
Il tratto distintivo dell’epoca fu il grosso impiego dell’acciaio grazie a nuove tecniche di fabbricazione meno costose; permise anche la costruzione di grandi edifici e ponti.

Furono importanti anche gli sviluppi dell’industria chimica (coloranti, dinamite, fibre tessili artificiali). Legati a questo sviluppo furono anche l’industria farmaceutica e l’industria alimentare.

La Seconda Rivoluzione fu caratterizzata dall’invenzione del motore a scoppio, che nel 1885 portò alla nascita delle prime automobili che usavano benzina; si diffuse così anche l’estrazione del petrolio, soprattutto in Nord America.

Un’altra industria tipica fu quella dell’elettricità, la cui invenzione decisiva fu, nel 1879,  la lampadina  di Edison. Negli anni ’80 nacquero così le prime grandi centrali termiche per l’illuminazione privata e pubblica e per i mezzi di trasporto; furono costruite anche centrali idroelettriche.
Legate all’elettricità furono l’invenzione del telefono nel 1871 da Meucci e del cinematografo nel 1895 dai fratelli Lumiere.

Sviluppo industriale

Tra il 1896 e il 1913 ci fu uno sviluppo generalizzato della produzione e crebbe il livello medio dei salari e il reddito pro-capite.
La crescita dei redditi portò un allargamento del mercato, con la diffusione dei prodotti in serie e una rete commerciale più estesa.
Nel 1913 fu introdotta la prima catena di montaggio, che riduceva i tempi di lavoro ma lo rendeva anche ripetitivo e spersonalizzato.
La razionalizzazione produttiva ebbe come sostenitore Taylor.

Il boom demografico

Fu caratterizzato dalla caduta della mortalità, grazie ai progressi della medicina e dell’igiene e dell’industria alimentare, e dalla riduzione della natalità, con il controllo della fecondità e la diffusione di metodi contraccettivi.

La società di massa

Nacque a partire dalla fine dell’800 grazie alla diffusione dell’industrializzazione e dei fenomeni dell’urbanizzazione.
I caratteri della società di massa furono: gli agglomerati urbani, le grandi istituzioni nazionali, l’economia di mercato.

Aumentò anche la stratificazione sociale, con la distinzione fra manodopera generica e lavoratori qualificati e la nascita di nuovi ceti medi, più vicini alla borghesia.

Un ruolo importante nel plasmare la nuova società fu assunto dalla scuola, che divenne un vero servizio pubblico da cui nessuno doveva essere escluso.
Attraverso la scuola lo stato poteva diffondere i suoi valori tra le giovani generazioni, oltre che favorire la promozione sociale.
A partire dagli anni ’70 i governi cercarono di rendere l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita, che portò ad un aumento della frequenza scolastica e ad una diminuizione del tasso di analfabetismo.
Legato a ciò ci fu la diffusione della stampa quotidiana e periodica.

Un contributo allo sviluppo della società di massa fu dato anche dall’introduzione del servizio militare obbligatorio dagli anni ’70. Gli ostacoli erano però di carattere economico e politico, in quanto non si poteva ora più negare il diritto di voto.
I fattori che spingevano verso la trasformazione dell’esercito erano di carattere politico-militare, in quanto serviva un esercito che fungesse da deterrente anche in tempo di pace, ed inoltre era ora possibile la produzione in serie di armi e la possibilità di spostamento veloce grazie allo sviluppo delle ferrovie.

Suffragio  universale, partiti di massa, sindacati

La partecipazione alla vita politica aumentò.
Nel 1890 il suffragio universale maschile era presente solo in Francia, Germania e Svizzera; esso negli anni successivi si diffuse anche in altri paesi, tra cui in Italia nel 1912.
Con la diffusione del suffragio universale nacquero anche i partiti di massa.
Crebbero anche le organizzazioni sindacali, soprattutto quelle dei lavoratori, dopo la diffusione del movimento socialista, che fecero valere i loro diritti contro le classi dirigenti conservatrici. Si svilupparono anche le associazioni sindacali cattoliche.

La questione femminile

Le donne erano ancora escluse dall’elettorato e a a volte anche dagli studi universitari.
In Gran Bretagna il movimento femminile riuscì ad imporsi all’opinione pubblica, combattendo soprattutto per il diritto al suffragio (suffragette). Nel 1918 esse riuscirono in Gran Bretagna ad allargare il voto anche alle donne.

Riforme e legislazione sociale

Anche grazie ai sindacati furono introdotte forme di legislazione sociale: assicurazione contro gli infortuni, previdenza per la vecchiaia, sussidi per i disoccupati.
Per sopperire alle nuove spese sociali i governi dovettero però aumentare le imposte dirette.

I partiti socialisti e la Seconda Internazionale

I partiti socialisti diffusero il modello del partito di massa.
Il più importante partito socialista fu quello socialdemocratico tedesco, nato nel 1875, di base ideologica marperista.
In Francia il partito di ispirazione marxista fu la Sfio (sezione francese dell’Internazionale operaia), nata nel 1905.
In Inghilterra l’ideologia marxista non riuscì a diffondersi; nacque nel 1906 il Partito laburista.
Tutti i partiti operai europei erano però accomunati dal voler superare il sistema capitalistico
e dal creare una gestione sociale dell’economia e si ispiravano a ideali internazionalisti e pacifisti.

Nel 1889 ci fu la Seconda Internazionale, in cui i partiti europei, soprattutto di ideologia marxista, si riunirono a Parigi e approvarono deliberazioni→ giornata lavorativa di 8 ore, primo maggio. Essa fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani.

Il movimento operaio adottò come sua dottrina quella marxista, nella versione elaborat da Engels e interpretata dal leader della socialdemocrazia tedesca, Kautsky.
La dottrina marxista ebbe due aspetti:
Democratico-riformistico→ l’esponente principale fu Bernstein, secondo il quale i partiti operai dovevano collaborare con le altre forze progressiste; la società socialista sarebbe nata solo grazie ad una trasformazione graduale realizzata dalle organizzazioni operaie e dal movimento sindacale. Le tesi di Bernstein furono definire revisioniste, perchè implicavano una revisione della teoria marxista.
Rivoluzionario→ formato da correnti estrema sinistra. Particolare fu la corrente della socialdemocrazia russa, guidata da Lenin; egli voleva un partito votato alla lotta. Il partito in seguito siu divise in due correti: bolscevica, guidata da Lenin, e menscevica (minoritaria).
In Francia nacque il sindacalismo rivoluzionario, guidato da Sorel, per cui il compito dei sindacati era quello di educare i lavoratori alla lotta contro la società borghese, con il mezzo dello sciopero, utile per prepararli al grande sciopero generale rivoluzionario che avrebbe fatto cadere la società borghese.

I cattolici e la “Rerum novarum”

Reazioni della Chiesa all’industrialismo, al movimento operaio e alle manifestazioni della società di massa:

Nuove pratiche religiose, come la promozione di forme di religiosità più individuali.
La Chiesa riuscì a supplire ai fenomeni di disgregazione socialee di perdita di identità indotti dall’urbanizzazione, attraverso strutture come le parrocchie, le associazioni caritative e i movimenti di azione cattolica. Ciò si verificò soprattutto durante il nuovo pontificato di Leone XIII, successore di Pio IX.
Maggio 1891: Leone XIII emana l’enciclica Rerum novarum, dedicata ai problemi della condizione operaia; vi era la condanna del socialismo, l’auspicio di realizzare la concordia fra le classi e di creare delle società operaie e artigiane ispirate ai valori cristiani.

In politica, soprattutto in Italia e in Francia, nacque la democrazia cristiana, che voleva conciliare la dottrina cattolica con la democrazia.
Legato a ciò fu la nascita di una corrente di riforma religiosa, il modernismo, che voleva reinterpretare la dottrina cattolica in chiave moderna.

1903: Pioper nuovo papa; legato ad una visione più tradizionale della Chiesa, che limitò l’azione della democrazia cristiana e probì il modernismo.

Il nuovo nazionalismo

Fra il 1815 e il 1870 il nazionalismo era collegato all’idea di sovranità popolare ed era alleato con il liberalismo e la democrazia.
Dopo l’unificazione tedesca e l’imperialismo coloniale, che legava la grandezza nazionale alle guerre, il nazionalismo si spostò a destra e si legò alle matrici romantiche e tradizionaliste e alle teorie razziste, che dividevano tra “razze superiori” e “razze inferiori”.

Nazionalismo francese:
era appoggiato da nostalgici del militarismo bonapartista e da gruppi reazionari che volevano il ritorno alla monarchia e ad una società cattolica e rurale. Il nazionalismo era rivolto verso i nemici interni, soprattutto gli ebrei.

Nazionalismo tedesco:
aveva una forte componente antiebraica ed una vena anticapitalistica e borghese; cercava anch’esso le sue basi nel mito del popolo, che alimentò i movimenti pangermanisti, che auspicavano la riunificazione in un unico Stato di tutte le popolazioni tedesche.

Un movimento simile fu il panslavismo, nato in Russia e diffuso poi nei Paesi slavi dell’Europa orientale.

Contro questo antisemitismo diffuso nacque il sionismo, un movimento che voleva dare un’identità nazionale alle popolazioni israelite sparse per il mondo e costituire uno Stato ebraico in Palestina.

La prima Guerra Mondiale

 

1914: ci sono tutte le premesse per lo scoppio della guerra:
rapporti tesi fra le grandi potenze → Austria contro Russia, Francia contro Germania, Germania contro Inghilterra (per la supremazia navale);
corsa agli armamenti;
spinte pro-guerra nei singoli paesi;
inasprimento della concorrenza economica.

La Germania mirava a ridisegnare la mappa della supremazia politica, dal momento che il suo peso politico era inferiore al peso industriale, commerciale e finanziario che aveva acquistato negli ultimi decenni. Il governo di Berlino non credeva nella solidità dell’Intesa (Inghilterra, Francia e Russia) e dava per scontata la neutralità dell’Inghilterra, troppo impegnata nel difficile problema irlandese. Riteneva pertanto che l’occasione fosse propizia per battere la Duplice franco–russa e porre su salde basi la propria potenza mondiale. Il piano, che il generale von Moltke aveva ereditato dal suo predecessore von Schlieffen, affidava alle deboli forze di von Prittwitz nella Prussia Orientale e agli Austro-Ungarici l'incarico di contenere i Russi, mentre lo sforzo principale sarebbe stato operato immediatamente verso la Francia.

La reazione austro-ungarica all’assassinio dell’arciduca fu sproporzionata al fatto in sé. E' più verosimile pensare che l'Austria-Ungheria mirasse a servirsi dell’incidente per risolvere una buona volta a suo favore la questione balcanica e liberarsi per sempre dell’ingombrante Serbia, ritenuta responsabile dell'instabilità della regione in quanto forza emergente nei Balcani. Il piano austro-ungarico, elaborato dal Conrad, prevedeva l'eliminazione rapida della Serbia e un attacco alla Russia dalla Galizia.

La Francia sognava la rivincita contro la Prussia che la aveva umiliata nel 1870 e ancora di più rivoleva i territori dell'Alsazia e Lorena persi nel 1871. Il piano francese prevedeva un'offensiva generale in Lorena, partendo dai due lati delle fortificazioni di Metz

Woodrow Wilson giustificò l’intervento degli USA con il motivo che la democrazia era ormai in pericolo ovunque e che la Germania aveva annunciato un attacco sottomarino indiscriminato contro tutte le navi dirette ai porti nemici, violando i diritti dei paesi neutrali.

 

L’Austria cercava di estendere il proprio dominio sull'intera penisola balcanica (ai danni della Serbia).
La Serbia difendeva la propria indipendenza e rivendicava la fine del dominio austro-ungarico sulle regioni abitate da serbi e da altri popoli slavi nella penisola

28 giugno 1914: uno studente bosniaco uccide l’erede al trono d’Austria, Francesco Ferdinando, a Sarajevo.

23 luglio 1914: l’Austria invia un ultimatum alla Serbia.
La Russia da il suo appoggio alla Serbia, la quale accetta solo in parte l’ultimatum.

28 luglio 1914: l’Austria dichiara guerra alla Serbia.
La Russia quindi ordina la mobilitazione delle forze armate, anche per previnere un eventuale attacco tedesco. La Germania interpreta ciò come un atto di ostilità.

31 luglio 1914: la Germania dichiara guerra alla Russia, in seguito al rifiuto dell’ultimatum.

1 agosto: la Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilita le forze armate.

3 agosto: la Germania dichiara guerra alla Francia.
La Germania sperava che l’attacco alla Francia fosse rapido, e per questo voleva passare attraverso il Belgio, anche se questo era neutrale, per attaccare la Francia da nord-est.

5 agosto: la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania, perchè era scossa dalla violazione della neutralità belga.

Allo scoppio della guerra l’Italia si dichiarò neutrale; in seguito però le forze politiche e l’opinione pubblica si divisero in tre fazioni sul problema dell’intervento in guerra:
Interventisti→ sinistra democratica, nazionalisti, liberal-conservatori, borghesi
Neutralisti→ gran parte dei liberali, con a capo Giolitti, cattolici, socialisti.
Contrari → masse operaie e contadine

La guerra segnò la fine dell’Internazionale socialista, che si era sempre battuta contro la guerra; l’esaltazione del nazionalismo travolse l’ideale della solidarietà internazionale.
I due schieramenti erano: Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria e Impero Ottomano) VS. Intesa (Inghilterra, Francia e Russia).

I tedeschi ottennero clamorosi successi iniziali e si attestarono ai primi di settembre lungo la Marna, vicino Parigi.  Il piano da loro utilizzato era il piano Schlieffen, che prevedeva prima un attacco massiccio alla Francia e poi contro i russi.
La Francia però contrattacca e allontana i tedeschi.
Sul fronte orientale i tedeschi sconfissero i russi a Tannenberg e sui Laghi Masuri; i russi però riuscirono ad invadere l’Ungheria
La guerra si configurò come una guerra di logoramento.

Gli austriaci riusciro a sconfiggere i serbi e ad entrare a Belgrado, venendo però subito respinti.

1915:

Maggio 1915: l’Italia entra in guerra.

L’esercito austro-tedesco vinse sui russi, anche se il governo russo non è ancora costretto alla pace.
Gli austriaci devono far fronte all’esercito italiano sull’Isonzo, che si è schierato a fianco dell’Intesa.

La guerra sottomarina dei tedeschi spinge gli inglesi a decretare il blocco commercialedella Germania; inoltre, a causa dell’affondamento del piroscafo americano Lusitania, i rapporti con gli Usa si deteriorano.

L’Impero ottomano approfitta della guerra contro Russia e Francia per organizzare il genocidio degli Armeni, popolo cristiano che rivendicava l’autonomia dal dominio turco.

1916:

La Germania attacca la roccaforte di Verdun.

L’Austria avvia una spedizione punitiva contro l’esercito italiano guidato dal generale Cadorna (Strafexpedition). L’Italia però riesce a conquistare Gorizia→ VIII battaglia dell’Isonzo

Gli inglesi attaccano sulla Somme.

I russi constringono gli austriaci alla ritirata.
La Romania attacca l’Austria, ma subito Austria e Germania reagiscono e portano alla caduta di Bucarest.

I tedeschi fanno affondare un altro piroscafo americano, il Sussex, e gli Usa minacciano di rompere con essi le relazioni diplomatiche.

La flotta tedesca cerca di spezzare il blocco britannico nella battaglia dello Jutland, ma viene sconfitta.

Si fanno però sempre più numerose le richieste di pace nelle conferenze dell’Internazionale socialista, facendo appello ai popoli perchè rifiutino l’appoggio ai governi e impongano la pace.
Le trattative di pace però falliscono e la guerra continua.

1917:

3 fatti mutano il corso della guerra e della storia:

Marzo: rivoluzione in Russia→ uno sciopero generale degli operai di Pietrogrado si trasforma in una manifestazione politica contro il regime zarista.
Lo zar abdica e viene poi arrestato. La Russia si preparava al collasso militare.

Aprile: l’intervento americano→ gli Stati Uniti decidono di entrare in guerra contro la Germania, a causa della sua guerra sottomarina.

Il malessere delle truppe→ si intensificano le manifestazioni di insofferenza popolare contro la guerra e gli ammutinamenti.

24 ottobre 1917: disastro di Caporetto→ l’esercito austro-tedesco approfitta della disponibilità di truppe provenienti dal fronte russo per attaccare l’esercito italiano e avanzare nel Friuli.
Il rimanente dell’esercito italiano riesce poi ad attestarsi sulla nuova linea difensiva del Piave.
Al generale Cadorna succede Armando Diaz.
Dopo la disfatta però il senso di coesione patriottica aumentò e le forze politiche del nuovo governo di Vittorio Emanuele Orlando erano concordi tra loro.

6-7 novembre 1917: rivoluzione d’ottobre→  in Russia i bolscevichi prendono il potere; il nuovo governo rivoluzionario, presieduto da Lenin, decise di terminare la guerra e firmò l’armistizio con gli Imperi centrali.
3 marzo 1918: pace di Brest-Litovsk→ la Russia dovette accettare tutte le dure condizioni imposte dai tedeschi, come la perdita di grandi parti del territorio.

Gli stati dell’Intesa accentuarono il carattere ideologico della guerra, presentandola come una crociata della democrazia contro l’autoritarismo, contro i disegni egemonici dell’imperialismo tedesco.
QUESta concezione della guerra ebbe come sostenitore anche il presidente americano Wilson, che delineò le linee della sua politica in un programma di pace in 14 punti; in uno di essi si auspicava un nuovo organismo internazionale, la Società delle nazioni.

Giugno 1918: l’esercito tedesco è sulla Marna e attacca Parigi.
Attacca anche l’esercito italiano sul Piave, ma viene respinto.
Anche l’offensiva tedesca si affievoliva.
Gli anglo-francesi si giovano dell’apporto degli Usa.

Agosto 1918: battaglia di Amiens→ l’Intesa sconfigge i tedeschi.
Anche gli alleati tedeschi stavano crollando; ad ottobre l’Austria-Ungheria subirono la crisi finale

Gli Austriaci sono sconfitti dall’Italia nella battaglia di Vittorio Veneto.
3 novembre 1918: armistizio di Villa Giusti con l’Italia.

In Germania una parte della flotta tedesca si ammutinò e diede vita, assieme agli operai della città, ad un moto rivoluzionario. Capo del governo venne nominato Ebert, mentre il Kaiser e l’Imperatore d’Austria furono costretti a fuggire.
La Germania aveva perso la guerra.

I trattati di pace e la nuova carta d’Europa

18 gennaio 1919: conferenza di pace a Versailles; si doveva ridisegnare la carta politica dell’Europa, sconvolta dal crollo dei 4 imperi (tedesco, austro-ungarico, russo e turco).

28 giugno 1919: trattato di Versailles→ fu un’imposizione alla Germania, sotto la minaccia dell’occupazione militare e del blocco economico.
La Germania doveva restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena e alla Polonia alcune regioni orientali; Danzica veniva tolta alla Germania e dichiarata libera; le colonie vennero spartite tra Francia, Gran Bretagna e Giappone.
Dovette impegnarsi a ripagare ai vincitori i danni subiti nel conflitto, abolire  il servizio di leva, ridurre l’esercito e smilitizzare la valle del Reno.

Bisognava anche riconoscere le nuove realtà nate dalla dissoluzione dell’Impero asburgico.
La nuova Repubblica di Austria aveva un territorio ridotto e la sua indipendenza era affidata alla Società delle nazioni, anche per evitare un’eventuale unificazione con la Germania.
Con il crollo dell’Impero nacquero la nuova Polonia, la Repubblica di Cecoslovacchia e il Regno di Jugoslavia.
L’Impero ottomano divenne lo Stato nazionale turco.

In Russia gli Stati vincitori cercarono di abbattere la Repubblica socialista; riconobbero e protessero le nuove repubbliche indipendenti: la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania.

Nel 1921 nacque anche lo Stato libero d’Irlanda; in tutto si erano formati 8 nuovi stati.

ITALIA fu dato:
Trentino,
Alto adige,
Venezia Giulia
Dodeccaneso
ma non la Dalmazia (prima romana e poi veneziana, di lingua e tradizioni italiane) come promesso dal Trattato di Londra.
Non si volle ricorrere a un plebiscito, nostante il principio dell'autodecisione dei popoli.
Settembre 1919
Gabriele D'Annunzio con un gruppo di volontari marciò su Fiume e l'occupò.
1920 Trattato di Rapallo tra Giolitti e la Jugoslavia: l'Italia ebbe Zara, mentre Fiume fu dichiarata città autonoma
1924 : Fiume divenne italiana
Nazionalisti ed ex combattenti nutrivano malcontento verso gli alleati per la vittoria "mutilata".

Ad assicurare il rispetto dei trattati e la salvaguardia doveva provvedere la Società delle nazioni; il suo statuto però nasceva con delle contraddizioni, tra cui l’esclusione iniziale dei paesi sconfitti e della Russia.
Gli Usa non aderirono alla Società, la quale finì con l’essere egemonizzata da Gran Bretagna e Francia e non fu in grado di prevenie le successive crisi internazionali.


La rivoluzione russa

Distinzione fra bolscevì­chi e menscevìchi,  che in realtà, nonostante i ripetu­ti tentativi di conciliazione, costituirono due diversi partiti e nel 1912 si separarono anche formalmente:

Bolscevichi: guidati da Lenin, sostenevano la tesi del partito compatto, centra­lizzato, formato sostanzialmente da rivoluzionari di professione, impegnati fino in fondo nella lotta politica;
Menscevichi:  propone­vano invece una prospettiva più aperta e graduale, capace di mo­bilitare un grande movimento di opinione, che doveva in primo luogo battersi per una riforma democratica della società lasciando al futuro il trapasso al socialismo. Essi accusavano Lenin di bona­partismo e denunciavano il pericolo implicito nelle tesi da lui soste­nute che - secondo quanto sosteneva Trotzki, allora militante nelle file dei menscevichi - avrebbero portato a una dittatura sul prole­tariato e non del proletariato, perché la rigida disciplina necessaria per bruciare le tappe verso la rivoluzione avrebbe imposto l'egemo­nia dell'apparato organizzativo sul partito, del comitato centrale sull'apparato, e infine del potere personale di un dittatore sullo stesso comitato centrale.

Marzo 1917: il regime zarista di Nicola II viene abbattuto dalla rivolta degli operai e dei soldati di Pietroburgo.
Si instaura un governo provvisorio, formato da borghesi di orientamento liberale, con l’obiettivo di continuare la guerra a fianco dell’Intesa e di promuovere l’occidentalizzazione. Condividevano questi obiettivi anche i menscevichi e i socialisti rivoluzionari, che entrano nel governo provvisorio. Gli unici a non farne parte sono i bolscevichi.
Al potere del governo provvisorio si affianca subito quello dei soviet, soprattutto quello di Mosca, guidato da operai, contadini e soldati, che emanava ordini spesso in contrasto con il governo. Era nato un movimento di massa, contrario all’autorità centrale e che voleva porre fine alla guerra.
I rapporti fra governo provvisorio e soviet - nel periodo del «doppio potere», che si protrarrà fino al­la rivoluzione di ottobre - non sono ovviamente regolati da alcuna norma giuridica e variano dalla collaborazione all'antagonismo, a seconda delle circostanze e del prevalere di questo o quel partito: mentre infatti i menscevichi vogliono che i soviet si limiti­no a sorvegliare e stimolare il governo provvisorio, i bolscevichi, sotto l'influenza di Lenin, considerano i soviet come uno strumen­to rivoluzionario, destinato in prospettiva a eliminare e sostituire il governo provvisorio.

Lenin, leader del partito bolscevico, ritornò in Russia  in opposizione al governo provvisorio e subito emanò le “tesi di aprile”, un documento in cui si affrontava il problema della presa del potere. Gli obiettivi immediati erano quelli di conquistare la maggioranza nei soviet, di porre fine alla guerra, di dare la terra ai contadini poveri e di lasciare il controllo della produzione ai consigli degli operai.

Luglio 1917: a Pietrogrado soldati e operai armati scendono in piazza per impedire la partenza per il fronte di alcuni reparti. L’insurrezione è però sedata dal governo.

Settembre 1917: tentato colpo di Stato represso dal governo di Kerenskij. I bolscevichi però riescono lo stesso a conquistare la maggioranza nei soviet di Pietrogrado e di Mosca.

Novembre 1917: rivoluzione d’ottobre→ soldati rivoluzionari e guardie rosse (milizie operaie) comandate da Trotzkij circondano il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio, e se ne impadroniscono.

A Pietroburgo si riunisce il Congresso panrusso dei soviet, l’assemblea dei delegati dei soviet di tutte le provincie dell’ex Impero russo. Vengono approvati due decreti voluti da Lenin: uno che invocava la pace e uno che aboliva la proprietà terriera.
Viene costituito un nuovo governo rivoluzionario, composto da bolscevichi e con Lenin presidente, chiamato Consiglio dei commissari del popolo.

I menscevichi e i socialrivoluzionari convocano le elezioni per l’Assemblea costituente; i risultati non sono favorevoli ai bolscevichi, mentre trionfano i socialrivoluzionari.

Gennaio 1918: si riunisce la Costituente, che viene subito sciolta dall’intervento dei militari bolscevichi. Si  pongono le premesseper l’instaurazione di una dittatura di partito bolscevica.

I bolscevichi speravano di conquistare in tempi brevi l’appoggio delle masse popolari e di costruire un nuovo stato proletario, secondo il modello delineato da Lenin in “Stato e rivoluzione”→ Lenin prevedeva che, abbattuto il dominio borghese, lo Stato si sarebbe estinto e le masse si sarebbero autogovernate secondo i principi della democrazia.
Si voleva creare una sollevazione generale dei popoli europeiperfar scaturire una pace equa. Ciò non si realizzò.

3 marzo 1918: pace con la Germania (trattato di Brest-Litovsk)

Le potenze dell’Intesa considerarono però questa pace come un tradimento e quindi appoggiarono le forze antibolsceviche e inviarono contingenti militari (armate bianche)perscatenare una guerra civile.
Il regime rivoluzionario dovette allora accentuare l’autoritarismo; creò una polizia politica, la Ceka, e istituì il Tribunale rivoluzionario centrale,per processare i disubbiedienti al governo operaio e contadino.
La capitale fu trasferita da Pietrogrado a Mosca.

Giugno 1918: tutti i partiti d’opposizione vengono messi fuori legge, viene reintrodotta la pena di morte e riorganizzato l’esercito (armata rossa)

La guerra russo-polacca

Aprile 1920: inatteso attacco esterno da parte della nuova Repubblica di Polonia, insoddisfatta dei confini definiti a Versailles.

Marzo 1921: pace con la Polonia, che incorpora varie parti della Bielorussia e dell’Ucraina.

La Terza Internazionale

La vittoria dei bolsceviche nella guerra civile permise a Lenin di sostitiuire alla vecchiab Internazionale socialista una nuova Internazionale comunista,per coordinare i partiti rivoluzionari di tutto il mondo.

Marzo 1919: la Terza internazionale (Comintern) o Internazionale comunista si riunisce a Mosca.

Luglio 1920: II congresso a Mosca→ vengono fissate da Lenin le condizioni a cui i singoli partiti dovevano sottostareper essere ammessi all’Internazionale (i 21 punti). I partiti aderenti dovevano ispirarsi al modello bolscevico, cambiare il proprio nome in Partito comunista, difendere la causa della Russia sovietica e rompere con le correnti riformiste.

Tra il 1920 e il 1921 in tutto il mondo nacque una rete di partiti sul modello bolscevico e con lo scopo di fare della Russia sovietica il centro del comunismo mondiale.

La nuova politica economica (Nep)

Quando i comunisti presero il potere l’economia russa era in grave dissesto; si finì con il ritornare al sistema del baratto.
Il governo bolscevico cercò quindi di attuare una politica più autoritaria, definita comunismo di guerra. Si cercò di fornire gli approvvigionamenti alle città dalle campagne, fu incoraggiata la creazione di “fattorie collettive” (kolchoz) e furono istituite “fattorie sovietiche (sovchoz), gestite dallo stato o dai soviet locali.
Vennero nazionalizzate tutte le industrie più importanti.
Grazie a ciò il governo bolscevico riuscì ad armare e mantenere il suo esercito, anche se l’economia era sempre in dissesto.
Nel 1921, a causa della guerra civile e della siccità, ci fu una terribile carestia che colpì le campagne della Russia e dell’Ucraina.

Marzo 1921: i marinai della base di Kronstadt si ribellano al governo chiedendo maggiori libertà politiche e sindacali; la protesta viene subito repressa.

Si tiene a Mosca ilper congresso del Partito comunista: viene avviata una parziale liberalizzazione nella produzione e negli scambi→ nuova politica economica (Nep), con il compito di stimolare la produzione agricola e l’approvvigionamento nelle città. Lo stato mantiene cmques il controllo delle banche e dei maggiori gruppi industriali.
La Nep ebbe conseguenze benefiche sull’economia, ma nelle campagne portò al riemergere del ceto dei contadini ricchi (kulaki), che controllavano il mercato agricolo; la liberalizzazione commerciale portò invece alla comparsa di trafficanti (nepmen).

La questione costituzionale

Luglio 1918: prima costituzione della Russia rivoluzionaria→ il potere doveva appartenere alle masse lavoratrici e ai loro organi rappresentativi; il nuovo stato doveva avere un carattere federale; si voleva creare un’unica repubblica socialista mondiale.
In realtà si attuò solo l’unione alla Repubblica russa delle altre province dell’ex Impero zarista (Ucraina, Bielorussia, Azerbaigian, Armenia e Georgia)

Dicembre 1922: nasce l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss)

1924: nuova costituzione dell’Urss→ il potere supremo spetta al Congresso dei soviet dell’Unione; il potere reale al Partito comunista, il quale fornisce le direttive al governo, controlla la polizia politica e propone i candidati alle elezioni dei soviet.

La questione sociale

I comunisti russi miravano a cambiare la società, a cancellare i vecchi valori e a creare una nuova cultura;per compiere ciò furono intraprese due direzioni:
La lotta contro la Chiesa ortodossa→ la scristianizzazione del paese fu condotta con molta durezza, anche se l’influenza della chiesa non fu del tutto eliminata. per quanto riguarda i valori morali il governo rivoluzionario riconobbe il matrimonio cvile, semplificò le procedureper il divorzio, legalizzò l’aborto, proclamò la parità fra i sessi e favorì la liberalizzazione dei costumi.
L’educazione della gioventù→l’istruzione fu resa obbligatoria fino ai 15 anni; ci furono innovazioni nei metodi e nei contenuti d’insegnamento, che privilegiò l’istruzione tecnica; fu incoraggiata l’iscrizione in massa nell’organizzazione giovanile del partito; fu introdotto l’insegnamento della dottrina marxista.

Da Lenin a Stalin

Aprile 1922: Stalin viene nominato segretario generale del Partito comunista dell’Urss.

Gennaio 1924: Lenin muore.

Gli scontri all’interno del partito si fecero più aspri.

Il più importante fu quello tra Trozkij e Stalin sul problema della burocratizzazione del partito:
Trozkij riteneva inoltre che l’Urss doveva accelerare i ritmi di industrializzazione e favorire il processo rivoluzionario nell’Occidente capitalistico→ tesi della rivoluzione permanente.
Stalin sosteneva invece la tesi del socialismo in un solo Paese e riteneva l’Urss capace di fronteggiare da sola l’ostilità del mondo capitalista→ teoria del socialismo in un solo paese.
L’idea di Stalin fu condivisa dalle altre potenze europee e Trozkij fu emarginato.

Un secondo scontro si ebbeper la politica economica:
Zinov e Kamenev volevano l’interruzione dell’esperimento della Nepper un rilancio dell’industrializzazione a spese degli strati contadini privilegiati.
Bucharin invece, con l’appoggio di Stalin, voleva la prosecuzione della Nep e la piccola impresa agricola.
I primi si unirono a Trozkij e cercarono di organizzare un fronte unico di opposizione, ma vennero espulsi dal partito→ sconfitta dell’opposizione di sinistra.

La nuova fase vide la crescita del potere di Stalin e il suo tentativo di portare l’Urss alla condizione di grande potenza industriale e militare.

 

Fonte: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com/2013/03/riassunti-storia-contemporanea-sabbatucci-vidotto.doc

Sito web da visitare: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Storia contemporanea l' ottocento riassunto del libro di Sabbatucci