Storia da Napoleone al dopoguerra appunti

Storia da Napoleone al dopoguerra appunti

 

 

 

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Storia da Napoleone al dopoguerra appunti

Il secolo XIX: l’epoca della borghesia.

L’800 viene definito il secolo del trionfo della borghesia sia dal punto di vista politico e sociale che economico.  Infatti durante l’800 in tutti i più avanzati paesi europei la classe borghese, in contrasto con l’aristocrazia feudale (o quanto restava dell’antico regime basato sui ceti ), progressivamente prende il dominio della società ed  impone delle costituzioni liberali , con elezioni a suffragio ristretto che modificano radicalmente la vecchia concezione dello stato; infatti contano sempre meno i privilegi di nascita, a favore della capacità individuali. Contemporaneamente si espande la rivoluzione industriale ( carbone, acciaio, vapore) che sconvolge la precedente struttura economica, basata sull’agricoltura e sull’artigianato: all’artigiano subentra l’operaio, all’oggetto artigianale il prodotto industriale, si diffondono nuove fonti di energia e tecnologie radicalmente diverse ( i motori a vapore, le locomotive, i nuovi macchinari). Il sistema economico capitalista soppianta i modi di produzione e l’economia preindustriale ( e la classe sociale ad essi legata: l’aristocrazia): esso è basato, appunto, su società di capitale ( cioè società “anonime” per azioni, con un ruolo determinante della banche): solo enormi capitali permettono la rivoluzione industriale. In contemporanea ( e in connessione) con questo impetuoso sviluppo economico si espande il colonialismo. Alla fine del secolo tutta l’Africa e quasi tutta  l’Asia ( fanno parziale eccezione solo il Giappone e la Cina) sono colonizzati dalle potenze europee ( in primis Gran Bretagna e Francia): sono i grandi imperi coloniali che offrono le materie prime ( e sbocchi mercantili esclusivi) alle industrie europee.

1814 ( congresso di Vienna dopo la caduta di Napoleone), 1848 ( moti europei e italiani): LA RESTAURAZIONE.
Con la caduta di Napoleone si chiude, apparentemente, la parentesi aperta nel 1789 con la rivoluzione francese: i vecchi ceti sociali tirano un respiro di sollievo e pensano di poter “restaurare “ l’antico regime come se non fosse successo niente: ritornano le vecchie dinastie e i vecchi sistemi con la classica alleanza tra trono ( monarchie assolute, aristocrazia) e altare ( religione, che vedeva nei principi della rivoluzione francese il diavolo). In realtà la cancellazione dei principi dell ‘89 non è possibile e si susseguono moti e rivolte ( 1821; 1831;) con richieste di costituzioni liberali e di maggiore libertà individuale

La restaurazione in Italia

In Italia la restaurazione riporta la situazione pre-napoleonica, con le vecchie dinastie: i Borbone a Napoli e Palermo, i Savoia, in Piemonte, Liguria e Sardegna; i Lorena in Toscana; i piccoli principato padani ( Modena, Parma e Piacenza); il Papa nel Lazio, Umbria, Marche, Bologna e Romagna. L’impero austriaco la fa da padrone, sia territorialmente ( il regno lombardo-veneto) sia politicamente ( tutti i principali monarchi, con l’eccezione dei Savoia, dipendono o si appoggiano all’imperatore).
In realtà sotto la coltre della restaurazione anche in Italia molto si muove: le società segrete di patrioti, in particolare la carboneria, mantengono vivi i principi della rivoluzione francese e organizzano moti e rivolte che esplodono periodicamente, anche come riflesso dei moti liberali europei..Gli obiettivi delle società segrete sono vari: spingere i sovrani a concedere una costituzione liberale, abolire anacronistici privilegi feudale che la restaurazione aveva reintrodotto, ottenere le libertà individuali di stampa, associazione; uscire dalla dipendenza austriaca. Si dibatte molto anche sulla unità d’Italia, con diverse ipotesi: una confederazione di più stati,( l’idea federalista di Giovanni Cattaneo) un’unica nazione ( una, libera, indipendente e repubblicana come con entusiasmo sostiene Giuseppe Mazzini): è l’inizio di quel periodo chiamato Risorgimento che porterà, nel 1861, alla unità d’ Italia.

1848: le rivoluzioni liberali in Europa e la prima guerra di indipendenza italiana.

Il 1848 è un anno speciale: è addirittura entrato nel linguaggio comune come sinonimo di confusione e stravolgimenti.
In tutta Europa scoppiano rivolte: Parigi,  Vienna, Berlino, Budapest. E, ancor di più, sono rivolte che si concludono con dei risultati concreti: in tutti i principali stati europei entravo in vigore costituzioni liberali. Il ’48 rappresenta il fallimento della restaurazione e il trionfo europeo del liberalismo e della borghesia.
Anche in Italia il ‘48 è un anno di svolta. La rivolta ( i moti) scoppiano in tutte le capitali e quasi tutti i monarchi concedono costituzioni : i Borbone a Napoli, i Lorena a Firenze, e, Carlo Alberto di Savoia. In realtà solo quest’ultimo ( lo Statuto Albertino) sopravvisse al 48 e durò fino al 1946, quando fu sostituito dalla Costituzione Repubblicana.  Insorgono anche Milano e Venezia contro il dominio austriaco. In aiuto dei rivoltosi accorrono patrioti da tutta Italia e, alla fine, anche l’esercito sabaudo capeggiato da Carlo Alberto: è la prima guerra di indipendenza. Dopo varie vicende i piemontesi vengono sconfitti dall’imponente esercito austriaco: Carlo Alberto abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II e va in esilio; su tutta Italia incombe la “seconda restaurazione”: i monarchi ritirano le costituzioni, l’Austria torna ad imporre la sua autorità e ha facilmente vittoria sulle ultime fiamme rivoluzionarie:  le rivolte di Venezia e Brescia, e l’effimera Repubblica romana, sostenuta da Mazzini e difesa dal giovane Garibaldi. Il bilancio italiano del 48 sembra un totale disastro, ma non è proprio così: a Torino Vittorio Emanuele II si rifiuta di abrogare lo statuto e il parlamento, e il regno di Sardegna diventa quindi un riferimento e un catalizzatore per le aspirazioni liberali e unitarie.

1848 – 1859: il decennio di preparazione dell’unità d’Italia.

Mentre quindi in tutti gli altri stati italiani infuria la restaurazione post 48, a Torino il governo parlamentare, presieduto da un eccezionale primo ministro, Camillo Benso conte di Cavour, mette le basi per la unificazione nazionale. Cavour modernizza l’economia e le strutture politiche del paese e stabilisce relazioni internazionali che qualificano il Piemonte come stato più importante in Italia. In particolare conclude un accordo con Napoleone III, diventato imperatore dei francesi, da sempre ostile alla potenza austriaca. In seguito a tale patto ( Accordo di Plombiers) il Piemonte avrebbe ceduto Nizza e la Savoia alla Francia, in cambio a un appoggio francese alla guerra contro l’Austria che avesse portato a una annessione della Lombardia.

1859 – 1861: l’unificazione italiana.

 La guerra con l’Austria scoppia nel 59 ( seconda guerra di indipendenza) . Gli eserciti piemontesi e francesi sconfiggono le truppe imperiali ( San Martino e Solferino): il momento è eccezionale: La Toscana, le legazioni pontifici ( Bologna e La Romagna), i principati padani ( Modena, Parma)  insorgono, e proclamano con plebisciti la loro volontà di unirsi sotto la corona di Vittorio Emanuele di Savoia. Alla fine di questa fase i termini dell’accordo di Plombiers sono superati: la Francia si annette, in seguito al suo aiuto militare, la Savoia e Nizza, ma il regno di Vittorio Emanuele si estende non solo in Lombardia, ma anche il Emilia e in Toscana.
E non è finito: nel 1860 da Quarto ( vicino a Genova) di nascosto ( per così dire) Giuseppe Garibaldi parte con mille volontari alla volta della Sicilia. Sbarca a Marsala e con una serie di clamorosi vittorie sbaraglia l’esercito borbonico enormemente più numeroso. Conquista l’isola, sbarca in Calabria e marcia verso Napoli e Roma. A questo punto anche Cavour e Vittorio Emanuele intervengono e con il pretesto ( o forse l’intenzione) di proteggere Roma e il papa. Attraverso le Marche e l’Abruzzo  l’esercito sabaudo guidato da Vittorio Emanuele va incontro all’esercito garibaldino, che nel frattempo ha conquistato Napoli. L’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele avviene a Teano , a nord di Napoli, e Garibaldi consegna al “ Re d’Italia” i territori conquistati. Dopo un plebiscito viene proclamato, nel 1861, il Regno d’ Italia. Mancano, al completamento dell’unità nazionale Roma e il Lazio, che restano stato della Chiesa, il Veneto, il Trentino, e la Venezia Giulia che fanno ancora parte dell’impero austriaco.

1860- 1914 . Il regno  d’Italia fino alla prima guerra mondiale.

I primi decenni del regno d’Italia furono molto difficili e la classe politica risorgimentale ( la destra storica, orfana di Cavour prematuramente scomparso nel 60) li affrontò con energia. Gli stati italiani erano estremamente diversi come struttura sociale e economica. Molte regioni, in particolare il regno borbonico e lo stato pontificio, erano molto arretrate: mancavano strutture ( strade, ferrovie, acquedotti), l’analfabetismo era diffusissimo, la società sottosviluppata ( in Sicilia sopravvivevano ancora consuetudini feudali). “Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani” e non era un compito facile.

Solo un elenco dei principali problemi post-unitari:

  • il brigantaggio meridionale, cioè rivolte, fomentate dai borbonici e dal clero, contro i“piemontesi” cioè il nuovo regno.
  • Il completamento dell’unità : in particolare il Veneto ( acquisito nel 1866, con la terza guerra di indipendenza) e Roma, difesa dai francesi. La capitale del nuovo regno fu individuata in Firenze ( che restò capitale fino al 1870), quando, approfittando della guerra franco-prussiana e quindi delle difficoltà francesi , fu conquistata Roma, attraverso la breccia di Porta Pia. Il papa si chiuse in Vaticano, scomunico il re d’ Italia e si dichiarò prigioniero, aprendo delle ostilità tra il regno d’Italia e la chiesa cattolica, che segnarono la politica italiana di tutto il secolo.
  • L’unificazione amministrativa e politica di stati tanto diversi, lo sviluppo economico, il sistema scolastico unitario.
  • Il pareggio del bilancio dello stato, estinguendo i gravi debiti accumulati per l’unificazione. Questo provocò un forte inasprimento fiscale ( tra cui la famigerata tassa sul macinato)

Nel regno venne applicato lo statuto albertino  e un sistema elettorale a base molto ristretta per censo: praticamente solo pochissime persone ( meno del 5%) potevano votare. In altre parole il regno era sostenuto da una classe sociale molto ristretta e omogenea per censo.
Solo  dopo  decenni  l’emergenza fu superata e il regno d’ Italia venne considerato una grande nazione europea.
Alla fine dell’800 l’Italia inizia un primo sviluppo industriale, specie nella città del nord. L’industrializzazione porta anche in Italia la nascita di una classe operaia e i prime organizzazioni sindacali e politiche operaie.  Gli ultimi anni del secolo furono in Italia particolarmente duri: crisi economiche, proteste operaie, repressione anche feroce ( a Milano l’esercito sparò sui manifestanti con parecchi morti). Milioni di italiani emigrarono, specie nelle Americhe. Le tensioni sociali e politiche raggiunsero l’apice con l’assassinio, nel 1900, di Umberto I, re d’Italia figlio di Vittorio Emanuele II, per mano di un anarchico che intendeva vendicare i morti nella repressione di Milano.
Il nuovo re,Vittorio Emanuele III,  iniziò un periodo di apertura sociale e di sviluppo economico: viene chiamata età giolittiana, da Giovanni Giolitti, primo ministro e principale uomo politico del periodo (uno dei più grandi statisti della storia italiana). L’età  giolittiana rappresenta un progresso economico e sociale per il regno.

IL SECONDO 800 IN EUROPA.

 

Oltre al Regno d’Italia, un altro stato raggiunge nel 1870 l’unificazione: la Germania. Anche la Germania era divisa in molti stati, è il Regno di Prussia che dà vita all’opera di unificazione sotto l’abile guida del cancelliere Otto Von Bismark. La proclamazione dell’unità tedesca avviene alla conclusione di una guerra vincitrice contro la Francia ( la guerra franco-prussiana: 1870): il Secondo Reich, con a capo un kaiser ( imperatore) diventa uno dei grandi imperi europei, assieme all’impero Russo e Austro-ungarico.
Nella seconda metà dell’800 si sviluppa la “seconda” rivoluzione industriale: l’energia elettrica, il motore a scoppio, gli sviluppi della chimica e delle biologia.
Contemporaneamente  si scatena la corsa alle conquiste coloniali: nascono i grandi imperi coloniali, in particolare inglese e francese. Anche il regno d’italia, se pur tardivamente, partecipa a questa opera di conquista diventano colonie italiane l’Eritrea, la Somalia e nel 1911, la Libia.
All’inizio del 900 praticamente tutta l’Africa e buona parte dell’Asia era occupata dalle potenze  europee, con l’unica eccezione del Giappone e della Cina. ( Imperialismo coloniale)

IL NOVECENTO

 

Il secolo scorso vide grandi rivoluzioni e cambiamenti in molti settori

  • la tecnica e la scienza: si sviluppa la seconda rivoluzione industriale basata sull’elettricità e sul motore a scoppio ( dal carbone al petrolio). Automobili, aeroplani, telefono, radio, cinema , nuovi prodotti come la plastica  e nuove scoperte mediche ( i vaccini, gli antibiotici) cambiano la vita di ognuno
  • la società di massa: da una società prevalentemente agricola a una società industrializzata: le metropoli, movimenti politici di massa ( partiti e sindacati) con milioni di iscritti; la creazione di una opinione pubblica, con i nuovi mass media( giornali, radio, televisioni , cinema)
  • la perdita della centralità politica ed economica dell’ Europa, , in favore dell’America e di grandi stati emergenti ( Giappone, Cina, India, Brasile), dopo un faticoso percorso di liberazione coloniale.
  • La nascita di grandi problemi di compatibilità ambientale, di distribuzione delle risorse e di esplosione demografica e sottosviluppo.

La prima metà del novecento: le guerre mondiali e i totalitarismi ( 1914- 1945)

Il primo decennio del secolo è dominato dalla prosperità e dal progresso economico in Europae negli USA, anche se le tensioni tra le grandi potenze ( UK., F., D, Austria e Russia) per il predominio economico e coloniale continuano ad aumentare.  In Italia è l’epoca Giolittiana ( da Giovanni Giolitti, il principale uomo politica del tempo), anni di rapida modernizzazione.

1914- 1918: la grande guerra

Le tensioni accumulate negli anni precedenti esplodono nel 1914 nella prima guerra mondiale, vero spartiacque del secolo. Scoppiata con il pretesto dell’attentato al principe ereditario d’Austria a Sarajevo, da parte di un giovane serbo nazionalista, la guerra vede all’inizio gli imperi centrali ( Impero tedesco , Impero Austro-ungarico e l ‘ Impero Ottomano) fronteggiare gli stati dell’intesa ( Repubblica francese, Regno Inglese e Impero russo) mentre l’Italia restava neutrale. Nel 1915 entra in guerra a fianco dell’ intesa anche il regno d’Italia ( 24 maggio). Nel 1917 entrano in guerra, sempre a fianco dell’ Intesa,  gli USA ( 6 maggio) ma nell’impero russo, in seguito anche ai disastri della guerra, scoppia la rivoluzione comunista, lo zar viene deposto e viene conclusa una pace separata con gli imperi centrali ( pace di Brest- Litovsk). Alle fine del 1918 gli imperi centrali sono costretti a chiedere l’armistizio. Per l’Italia la guerra finisce il 4 novembre.
La grande guerra è la prima guerra di massa ( milioni di soldati e di morti) e industriale ( contano i macchianari bellici, meno gli uomini) , in questo è radicalmente diversa dalle guerre precedenti. Inoltre essa vede per la prima volta gli USA intervenire in Europa e la nascita di un potente stato comunista : l’ unione sovietica. ( URSS)
I trattati di pace ( Conferenza di pace di Versailles)  sconvolgono  la geografia dell’ Europa:  l’ impero austro-ungarico viene dissolto in diversi stati: la repubblica austriaca ( Vienna); la Cecoslovacchia ( Praga) l’ Ungheria ( Budapest) la Iugoslavia (Belgrado). La Germania ( il II Reich) viene rimpicciolita a favore della Polonia e della Francia, e viene penalizzata con sanzioni durissime. L’impero ottomano  viene smembrato nei vari stati medio-orientali ( Iraq, Siria, Libano, Giordania) e ridotto all’attuale Repubblica Turca ( Ankara). L’Italia acquisisce il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’ Istria ( questa regione dopo la seconda guerra sarà iugoslava). La guerra ha seminato rovine, ma non ha prodotto una pace stabile.

1920 – 1940 . i totalitarismi in Europa: fascismo, nazismo, stalinismo.

Il ventennio successivo alla guerra è un periodo drammatico: una grave crisi economica parte dagli USA e colpisce tutti i paesi industrializzati: la crisi del ‘29.
In Italia la fine della guerra non porta prosperità, ma grosse difficoltà economiche e politiche.
In questo clima nasce il Movimento Fascista, volto a contrastare le richiesta socialiste e sindacali e ad esaltare ideali nazionalisti. Nel 1922, in seguito alla marcia su Roma, il re Vittorio Emanuele III  conferisce l’incarico di primo ministro ( e quindi capo del governo) a Benito Mussolini, segretario del Partito Fascista. Mussolini resterà in carica fino al 1943 ( il ventennio fascista). Il fascismo gradualmente stravolge lo Statuto Albertino ( che rimane formalmente in vigore): limita e poi - dal 1926 – abolisce la libertà di stampa, scioglie partiti e sindacati, istituisce tribunali speciali per gli oppositori politici, crea una milizia armata sotto il suo controllo: in poche parole instaura una dittatura, senza proteste da parte del Re, teoricamente garante dello statuto. Ma il fascismo non è solo una dittatura, è anche uno stato totalitario: cioè attraverso la diffusa e martellante propaganda,  l’educazione dei giovani, l’organizzazione del tempo libero, le grandi manifestazioni di massa,  il fascismo vuole non solo l’obbedienza, ma anche il consenso, l’adesione entusiasta del popolo al regime. Vuole il controllo di tutti gli aspetti della vita del cittadino, compresa la sua mente: le dittature del 900, cioè della società di massa e con l’uso dei moderni mezzi di condizionamento,  sono  dittature totalitarie.
Nel 1933, dopo un tumultuoso periodo di difficoltà, in Germania conquistò il potere il partito Nazional Socialista ( Nazista) e il suo segretario Adolf Hitler, grande ammiratore di Mussolini, divento cancelliere e in pochi mesi instaura  una feroce dittatura totalitaria,  nazionalista e fortemente razzista ( il III Reich).
Negli stessi anni l’URSS, dopo la rivoluzione comunista, vede il potere assoluto di Josef Stalin, terzo grande dittatore totalitario.

1939 – 1945 : la seconda guerra mondiale

La seconda guerra mondiale scoppia  in seguito alle tensioni dell’ espansionismonazista: dopo l’annessione dell’Austria e parte della Cecoslovacchia  infatti,  Hilter decide di attaccare la Polonia, in accordo con Stalin. Contro la Germania si muovono la Francia, che viene invasa, e la Gran Bretagna. Nel 1940  Mussolini decide di entrare in guerra a fianco di Hitler: l’asse Roma Berlino. Nel 1941 la Germania attacca la Russia, e il Giappone gli USA e la Cina. Le alleanza quindi sono di questo tipo: gli alleati ( GB, USA, URSS), le forze dall’asse ( Germania, Italia e Giappone). In Europa la guerra si estende alla Grecia e alla Jugoslavia, attaccate delle forze dell’asse.
Nonostante i rapidi successi iniziali tedeschi, nel 1943 il fronte si capovolge: la resistenza e la vittoria sovietica a Stalingrado, lo sbarco alleato in Sicilia e l’apporto militare degli USA preludono alla sconfitta del nazismo e del fascismo ( aprile 1945). In Italia nel 43, in seguito allo sbarco alleato in Sicilia e alle altre sconfitte di guerra,  il Gran Consiglio del Fascismo vota un  ordine del giorno contrario a Mussolini e il re nomina un nuovo capo del governo: il maresciallo Pietro Badoglio, che dichiara di voler continuare la guerra ( 24 luglio 43). Un mese dopo, il 9 settembre,  il governo Badoglio conclude e rende pubblico l’armistizio con gli angloamericani, mentre le truppe tedesche sono ancora ben presenti in Italia. La reazione non si fa attendere: mentre in governo e la corona ignominiosamente scappano al Sud, dove sono già arrivate le truppe alleate, nel centro-nord  i tedeschi disarmano  l’esercito ( lasciato senza  ordini dallo stato maggiore fuggito precipitosamente), liberano Mussolini e viene proclamata una repubblica fantoccio, di cui Mussolini è il capo: la repubblica di Salò. Dal settembre 43 al 25 aprile del 45 l’ Italia è divisa tra regno d’ Italia ( nel Sud, e poi, con la lenta avanzata delle truppe alleate, verso il nord: Firenze viene liberata il 11 agosto del 1944) e la repubblica sociale di Salò,  sotto il controllo spietato nazista e fascista e contro cui viene organizzata una resistenza armata.  E’ il periodo più cupo della storia d’Italia,  con rappresaglie, stragi, distruzioni, bombardamenti. Ma dalla resistenza antifascista nasce la nuova classe politica italiana, articolata nei tre grandi movimenti popolari: comunista, socialista e cristiano, espressi nel PCI, nel PSI e nella DC. Queste tre grandi forze ideali collaborano, dopo la fine della guerra – 25 aprile -  a governare l’ Italia ( un governo di unità nazionale) , ad organizzare le prime elezioni libere a suffragio universale ( 2 giugno 1946: votazione per l’assemblea costituente e per il referendum istituzionale: monarchia o repubblica. Gli italiani scelgono la repubblica ( la monarchia era troppo compromessa con il fascismo e la guerra) e la nuova assemblea costituente redige, tra il 1946 e il 1948, la nuova costituzione che esprime  gli ideali unitari delle forze antifasciste. La costituzione repubblicana entra in vigore il  1 gennaio 1948.

 DOPOGUERRA: IL MONDO DIVISO E LA GUERRA FREDDA

Cap 14 e 16

 Con la fine della seconda guerra mondiale, conclusasi con le bombe atomiche di Hiroshima ( 100 mila morti) e di Nagasaki, termina il periodo più feroce del ‘900. La seconda guerra comportò circa 55 milioni di morti, 35 milioni di feriti, 3 milioni di dispersi. Il 50% delle vittime è tra i civili  ( dai 20 ai 30 milioni) tra cui 5- 6 milioni di ebrei nei campi di sterminio. L Unione sovietica ha perduto 13,6 milioni di soldati; la Cina 6,4 milioni (nel feroce difesa dall’invasione giapponese), la Germania 4,2 mln; gli USA 325 mila, il British Communwealth 600 mila, l’Italia 400 mila: sono cifre mai viste nella storia.  A Nonimberga  vengono processati i gerarchi nazisti colpevoli di reati contro l’umanità ( primo passo per un diritto internazionale) e viene fondata l O.N.U (Organizzazione delle nazioni unite, United Nation Organisation) con sede a New York con il compito di promuovere il progresso economico e sociale tra i popoli e evitare future guerre. ( vedi a pag 273).

La guerra fredda

Ma subito il mondo si presenta diviso tra due super potenze: Stati Uniti e URRS,  che incarnano anche due sistemi economici: il capitalismo e il comunismo. Le tensioni tra i due poli  spezzano l’Europa: una “cortina di ferro” divide i paesi di influenza sovietica dai paesi di influenza americana, secondo lo schema delineato nell’ incontro  a Yalta ( vedi la cartina a pag 284 ).  Due accordi militari: la N.A.T.O  ( paesi alleati con gli USA) e il Patto di Varsavia ( paesi alleati con URSS) approfondiscono ancora di più le divisioni e la  “sovietizzazione” dei paesi dell’est viene completata con brutalità: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgheria, Germania dell’ est vengono, in poco tempo,  strettamente legati all’ URRS.
La Germania viene stritolata dalla divisioni : due stati: Germania federale ( ovest)  e Germania democratica ( est), con la ex-capitale Berlino, situata in Germania est, a sua volta divisa in Berlino ovest e Berlino est, e tagliata da un minaccioso muro diventato tragico simbolo della divisione. Solo la Jugoslavia, guidata con fermezza dal maresciallo Tito, eroe nella guerra partigiana, pur mantenendosi comunista, non aderisce al blocco di Varsavia, e fonda il gruppo dei paesi “non allineati” che riscuote tante adesioni soprattutto nel terzo mondo.
Il monopolio delle armi nucleari  rimane, potente elemento di minaccia , esclusivo degli Usa solo per poche anni: rapidamente anche il blocco sovietico  si dota della atomica, seguito da tutte la grandi potenze: si scatena una corsa agli armamenti e si instaura un equilibrio del terrore. Questa preoccupante situazione viene definita “Guerra Fredda”: un clima di pericolosa ostilità, che però in Europa non sfocia in guerra aperta. Ma  alimenta in Asia e Africa  guerre sanguinose, insinuandosi, alle volte, nel processo generale di decolonizzazione: ad esempio la guerra di Corea e la guerra del Vietn Nam che vedono l’esercito statunitense impegnato in prima linea.

La decolonizzazione

La fine della guerra rappresentò, in sostanza, la fine dell’imperialismo coloniale. I paesi colonizzati in Africa e Asia negli anni 50 e 60 ottennero  quasi tutti l’indipendenza politica a volte in maniera pacifica  ma altre volte con lotte anche sanguinosissime in cui si intrecciavano interessi economici delle potenze coloniali e divisioni etniche, alle volte fomentate di proposito.
L’indipendenza indiana dalla GB ne è un esempio: rivendicata dal popolarissimo Ghandi con metodi non violenti, vide, non appena ottenuta, il paese diviso da una guerra civile tra mussulmani e indù ( da notare che il sub-continente indiano non era mai stato  una nazione unica: era stato unificato solo dal colonialismo inglese) con la divisione in due stati: India e Packistan in ostilità reciproca, per la determinazione dei confini, fino ai giorni nostri.
Storia particolare è l’indipendenza dell’Algeria, considerata dai francesi provincia d’oltremare. La lotta degli algerini per l’indipendenza fu crudelissima e vide l’esercito francese, affiancato anche da corpi speciali irregolari, impiegato in una repressione disumana contro una guerriglia continua . Si concluse , dopo drammatiche vicende, nel 1962 con l’indipendenza algerina.  L’indipendenza politica delle colonie alle volte fu solo formale: le multinazionali e le grandi potenze seppero con la corruzione e con la violenza  mantenere la sudditanza economica delle ex colonie ( neo-colonialismo).  Questo non toglie che il processo di liberazione dei popoli del terzo mondo sia stato uno dei processi più importanti della seconda metà del 900.

L’Italia nella guerra fredda.

La divisione del mondo in blocchi ebbe un effetto immediato anche  sulla politica in Italia, che si veniva e trovare in zona di “frontiera” ( con la Jugoslavia incominciava il “mondo comunista”).  L’unità delle forse antifascista ( principalmente DC, PSI, PCI) che aveva governato  il primo dopoguerra e contribuito alla stesura della costituzione del 1948, si ruppe nel maggio del 47: il PCI e il PSI passavano all’opposizione e si varava un governo centrista sempre presieduto da De Gaspari ( DC).( vedi a pag. 322). Le elezioni del 18 aprile 1948,in un clima profondamente segnato dalla guerra fredda, videro la vittoria schiacciante della DC ( 48% dei voti) e l’inizio del centrismo ( DC e alleati minori al governo, PSI e PCI all’opposizione); nel 1949 l’Italia aderiva al Patto Atlantico ( NATO).
La guerra fredda ebbe un particolare impatto nella definizione dei confini con la Jugoslavia. La guerra aveva lasciato profondi rancori: l’occupazione tedesca e italiana della Jugoslavia era stata crudele (ci furono casi di crimini di guerra compiuti anche da italiani) e , prima della guerra, la politica fascista in Istria era di pesante italianizzazione. Gli italiani, ingiustamente, venivano identificati con i fascisti;  rappresaglie e vendette nei loro confronti furono spietate ( molti furono uccisi e gettate nelle foibe carsiche). L’Istria, con la fine della guerra, era stata annessa alla Jugoslavia e Trieste e territorio ( pure rivendicata)  divisi in zona A- la città-  ( alleati) e zona B- Capodistria- ( titini): Trieste avrebbe dovuto essere un “territorio libero” ( una specie di porto franco). Le tensioni internazionali impedirono la realizzazione di questo progetto: la zona A fu annessa all’Italia, la  zona B alla Jugoslavia e il contenzioso fu chiuso solo nel 1975 ( trattato di Osimo: venti anni dopo!), Circa 300 mila istriani di cultura italiana abbandonarono l’Istria e cercarono asilo in Italia. Gorizia fu addirittura divisa in due: la città italiana e Nova Goriza,  iugoslava. Solo nel 2005, con l’entrata della Slovenia nella Unione europea questa ferita è stata richiusa.

LA FINE DEL BIPOLARISMO, L’ UNIONE EUROPEA E LA GLOBALIZZAZIONE.

Il disgelo degli anni sessanta: Krusciov, Kennedy, Papa Giovanni

Cap. 18

Il clima di tensione tra i blocchi contrapposti che dominò tutti gli anni 50 ( la guerra fredda) cominciò a mitigarsi degli anni sessanta. Si cominciò a parlare di “disarmo bilaterale” e i protagonisti di questo “disgelo” furono il presidente sovietico Nikita Krusciov ( 1894-1971), succeduto a Stalin, e il giovane presidente statunitense John Fitzgerald  Kennedy ( eletto nel 1960, assassinato nel 1963). Il primo si rese popolare per il coraggio di denunciare, nel 20’ congresso del partito sovietico,  le colpe dello stalinismo ( persecuzione degli avversari politici, errori economici dovuti all’eccessivo dirigismo, “culto della personalità”);  Kennedy  acquisì grandi appoggi per la sua “nuova frontiera” cioè la lotta al razzismo e alla povertà che ancora funestavano parte degli USA. Il questo clima migliorato si inserì anche il nuovo pontefice, Giovanni 23^ ( Giuseppe  Roncall 1881-1963) attento a smussare i contrasti ( “bisogna trovare quello che ci unisce e non quello che ci divide”) Clamorose le sue aperture ai sovietici ( ricevette con grande scandalo per i reazionari il genero di Krusciov,)  diede il suo tacito appoggio in Italia al centrosinistra, e indisse del Concilio Ecumenico vaticano II, che cambiò radicalmente l’atteggiamento della chiesa, avvicinandola  al mondo moderno. La sua  lettera enciclica “Pacem in terris” (1963) fu un documento fondamentale per incoraggiare il disarmo, la collaborazione tra i popoli, senza tener conto delle ideologie di appartenenza.

L’Italia dal centrismo al centrosinistra ( 1962)

Cap. 20
Anche in Italia la contrapposizione ideologica che aveva caratterizzato il centrismo si stava attenuando e il paese in rapida crescita domandava equilibri più avanzati. Nacque, con grandi ostacoli, la formula del centro-sinistra, che vedeva anche il PSI inserito nella maggioranza, accanto a DC, predominante, e partiti minori. Sotto l’abile guida di Aldo Moro ( 1916, assassinato nel 1978)e Amintore Fanfani (1909-1999) la nuova maggioranza si aperse ad alcune riforme: la  scuola media obbligatoria ( con l’innalzamento dell’obbligo a 14 anni), la nazionalizzazione dell’energia elettrica, l’istituzione, come previsto dalla costituzione , delle regioni. Si tentò, anche se con esito incerto, una programmazione economica che sviluppasse il paese secondo dei criteri generali, in particolare che tentasse di risolvere  il grave problema del sottosviluppo del meridione.

 

Fonte: http://www.luciorizzotto.it/classe5/storia/cronologia%20ottocento%20e%20novecento.doc

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