Visita alle Cinque Terre

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Visita alle Cinque Terre

LE CINQUE TERRE.

29.08-05.09.2007 - 11:46 - Visita organizzata da Tourvisa.

Nella Liguria orientale, fra Capo di Monte Nero e Punta Mesco, si trovano cinque caratteristici paesi in altrettante insenature fra rocce a strapiombo sul mare. Sono le Cinque Terre che con il territorio circostante sono incluse nel Parco Nazionale delle Cinque Terre istituito nel 1999 per tutelare i suoi valori storici culturali ed ambientali.
La denominazione di Cinque Terre è precedente al XV secolo, ma i cinque borghi sono sorti dopo il secolo XI derivati da più antichi abitati alle loro spalle nelle pendici della catena montuosa localizzati vicino a santuari ancora esistenti lungo antichi tracciati romani. Nel XIII secolo i cinque borghi: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, passarono sotto la Repubblica di Genova.
L’economia delle popolazioni è stata prevalentemente agricola e, data la conformazione morfologica del territorio ripida e tormentata, solo attraverso una dura lotta per la sopravvivenza, uomini e donne del luogo nel corso di circa mille anni hanno strappato terra coltivabile terrazzando i pendii con 6730 chilometri di muretti di pietra arenaria a secco. Quest’opera, che richiede una continua manutenzione per non degradarsi, rappresenta oggi un valore storico e culturale riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità all’UNESCO e protetto dall’Ente Parco la cui sede si trova a Riomaggiore.

I collegamenti delle Cinque Terre sono assicurati essenzialmente dalla linea ferroviaria costiera Roma-Genova-Ventimiglia con stazioni in tutti e cinque i paesi e da una rete di strade tortuose che li connettono alle spalle alla rete autostradale A12 ed Aurelia. Anche via mare le Cinque Terre sono ben collegate fra di loro, eccetto Corniglia che non ha un porto, e con Portovenere e Portofino. Dei cinque paesi, quello più turisticamente attrezzato è Monterosso al Mare, il più a nord e più occidentale, ma il più importante è Riomaggiore che ha la popolazione più numerosa ed è la sede del Parco Nazionale.

Si comincia la visita delle Cinque Terre con Monterosso al Mare (1584 abitati) che è stato scelto come base di partenza per le visite. Il borgo vecchio, che si è sviluppato a fianco della collina di Cristoforo agli inizi del secolo XI, costituisce il centro dell’attuale abitato con il porto da cui partono i battelli e la parte storica intorno alla chiesa di S. Giovanni Battista del 1307 dalla facciata bicroma e con un bel rosone in marmo bianco lavorato. Accanto si alza il campanile, antica torre di guardia delle fortificazioni genovesi, con bifore in basso ed una sopraelevazione del 1400. L’interno della chiesa è a tre navate in stile gotico genovese. Sul colle di S. Cristoforo si trova un convento di Cappuccini e la chiesa di S. Francesco del 1623 che conserva una Crocifissione, da alcuni attribuita a Van Dyck, e più in alto una torre del secolo XI ed il vecchio cimitero. Sulla salita che porta al convento dei Cappuccini si trova una moderna statua in bronzo di S. Francesco con il Lupo. Il borgo ha avuto a lungo un’economia agricolo-marinara che si è ora convertita al turismo espandendosi a nord della collina di S. Cristoforo nella fascia del litorale denominato Fegina dove si trova anche la stazione ferroviaria, le spiagge ed il maggior numero di alberghi. Le spiagge finiscono dove la costa piega su Punta Mesco che chiude a nord-ovest il territorio delle Cinque Terre. Alla fine dell’abitato, su uno sperone roccioso, c’è la statua, alta 14 m, del Nettuno, detta Il Gigante, opera del 1910 in cemento armato dello scultore Arrigo Minerbi. A Monterosso al Mare visse per diverso tempo il poeta Eugenio Montale, premio Nobel per la Letteratura nel 1975, che qui ambientò diverse sue opere e si fece costruire una villa all’estremità di Fegina. In diversi posti si trovano targhe con brani delle sue poesie.
Un’escursione da Monterosso al Mare è quella al Santuario della Madonna di Soviore a 477 m s.l.m. che ha avuto origine nel periodo longobardo durante l’invasione di Rotari (VII secolo). Si formò qui una comunità i cui abitanti, migrati verso il mare nel secolo XI, furono all’origine di Monterosso. Il Santuario, sulle pendici del monte Soviore affacciato ad uno splendido panorama, fra boschi di lecci e pini sorge in un piazzale con una piccola chiesa modificata nel 1300 e poi ristrutturata nel 1800 e 1900. Ha un campanile, che in parte ricopre la facciata, ed un portale ogivale. Accanto è un lungo edificio con funzione di foresteria costruito e ristrutturato con l’aiuto degli emigrati di Monterosso.

Scendendo lungo la costa da Monterosso al Mare, si incontra il secondo borgo, Vernazza (1035 abitanti), cresciuto ai bordi dell’alveo del torrente Vernazzola, oggi sotterraneo, che costituisce il tracciato della sua arteria principale e finisce nel porto, l’unico naturale delle Cinque Terre. Il borgo fu fondato intorno al 1000 dagli abitanti di una comunità formatasi intorno al Santuario della Madonna di Reggio (350 m s.l.m.) e rimasto sotto la signoria dei Fieschi fino al 1276 quando fu ceduto alla Repubblica di Genova che costruì il porto e lo fortificò con un castello sul costone roccioso alla destra del porto.
Sulla piazza davanti al porto sorge la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Margherita di Antiochia citata per la prima volta nel 1318, ma edificata nel secolo XI, in stile gotico-ligure. Il campanile è un’imponente torre a sezione ottagonale alta 40 m impostata sui quattro pilastri del presbiterio. Dal lato opposto della piazza una lunga scala porta al castello Doria sul cui terrazzo si alza una torre cilindrica che domina la città ed il porto. Sui due lati dell’arteria principale il tessuto urbano si articola in una serie di stradine a livelli crescenti connesse da ripide gradinate. Un altro punto dominante è sulla parte alta del pendio sinistro dove sorge la Chiesa dei Frati con chiostro e campanile con orologio. Il complesso è oggi utilizzato dal Comune di Vernazza e vi si trovano sale di convegni e mostre. La sua posizione offre un diverso panorama sull’abitato e sulle vicine colline terrazzate.
Da Vernazza si fa un’escursione al Santuario di S. Bernardino (374 m s.l.m.) all’interno ed a metà strada fra Vernazza e Corniglia, il terzo paese delle Cinque Terre. S. Bernardino ha la chiesa ed il campanile ed anche un piccolo centro abitato. Da questa posizione si domina il mare da Punta Palma a Punta del Luogo dove sorge Corniglia.

Corniglia è il più piccolo dei cinque paesi, arroccato sui suoi 97 m di quota su un promontorio a picco sul mare che sovrasta una conca coltivata a vigneti. La stazione ferroviaria si trova in basso ed è collegata al centro con una strada a tornanti o con una lunga gradinata detta “La Lardarina”. Delle fortificazioni è rimasta una rocca sul ciglio di una rupe affacciata sul mare costruita nella metà del 1500. Il monumento più importante è la chiesa parrocchiale di S. Pietro che risale a prima dell’anno 1000 ed è un insieme di stili architettonici del gotico-ligure. Sulla facciata ha un bel rosone di marmo bianco di Carrara. Dal Belvedere di Santa Maria si vede tutta la costa verso nord fino a Punta Mesco con Monterosso al Mare e Vernazza, e verso l’interno si vede anche il Santuario e l’abitato di S. Bernardino.
Dalla stazione ai piedi del paese parte un sentiero litoraneo lungo poco più di 2 chilometri che porta a Manarola. Con pochi dislivelli, è uno dei percorsi più battuti dai turisti. Ai piedi di questo percorso c’è la lunga spiaggia di ciottoli detta “Lo Spiaggione” dove si scende da diverse gradinate. Nell’ultimo tratto la costa gira verso Punta Buonfiglio ampliando il panorama verso nord-ovest e compaiono a sud le case di Manarola.

Manarola è un borgo di origini medievali fondato alla fine del XII secolo dagli abitanti della comunità di Volastra vicino al Santuario di Nostra Signora della Salute. Il luogo scelto fu la foce del torrente Volastra ai piedi di un promontorio di roccia nera a picco sul mare che protegge il porto. Il torrente oggi scorre sotterraneo e il suo tracciato è quello di via della Marina che conduce al porto. Nella zona alta dell’abitato si trova la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo o della Natività di Maria Vergine del 1338 di forme gotiche con il suo alto campanile ed un rosone sulla facciata. Interessante è il piccolo museo dedicato al vino ed allo sciacchetrà, un bianco passito caratteristico delle Cinque Terre che può essere venduto dopo due o tre anni dalla vendemmia. La coltivazione della vite ha una lunga tradizione nelle Cinque Terre e vi sono molte piccole aziende e cantine sociali che imbottigliano pregiati vini doc.
Da Manarola un servizio di minibus porta al piccolo abitato di Volastra dove si trova il Santuario di Nostra Signora della Salute (334 m s.l.m.) con la piccola chiesa e campanile. Il nome di Volastra deriva da Vicus Oleaster, cioè Borgo degli olivi. Da Volastra si scende a piedi ad una moderna Cantina sociale dove si vendono i vini prodotti ed imbottigliati ed altri prodotti tipici come limoncino biologico, olio extravergine di olivo, il miele ed il pesto.
Dalla Stazione di Manarola, salendo una ripida scala, si imbocca il sentiero litoraneo che porta a Riomaggiore. Questo è il percorso più famoso delle Cinque Terre, detto la Via dell’Amore, che si snoda lungo la costa a picco sul mare sopra il percorso in galleria della ferrovia e fu costruito durante il raddoppio della linea ferroviaria nel 1926-28. Pianeggiante e panoramico, il percorso è una comoda passeggiata di poco più di un chilometro, si può ammirare in basso la scogliera di arenarie, marmi e calcare, un piccolo scoglio detto dei Pesci e godere una vista che spazia da Capo di Monte Nero a Punta Mesco.

Riomaggiore è il più meridionale ed orientale ed il più grande dei cinque paesi (1768 abitanti) ed è il centro turistico più importante della Cinque Terre essendo sede dell’Ente Parco. Ha avuto origine nel secolo VIII quando fu fondato da un gruppo di greci che fuggivano dalle persecuzioni iconoclaste. Il nome deriva dal torrente Rivus Maior sulla cui foce fu fondato. La Stazione ferroviaria si trova all’inizio del paese sul lato ovest, arretrata e rialzata, vicina all’imbocco di Via dell’Amore. Dalla Stazione un tunnel pedonale decorato con soggetti marini attraversa l’alto promontorio dove sorge il centro del paese ed all’inizio del tunnel c’è un ascensore che porta alla zona alta dell’abitato. Qui si raggiunge la chiesa principale di S. Giovanni Battista del 1340, modificata a metà del 1800 nella sua parte anteriore. Una rampa porta al punto più alto del promontorio dove sorge l’antico castello costruito nella seconda metà del 1200 per volere dei signori della Turca per proteggere l’abitato e l’approdo e poi rafforzato dai Genovesi fra il XV ed il XVI secolo. Nel 1800 fu rimaneggiato completamente e trasformato in cimitero; di recente è usato come ritrovo.
Ritornati all’ascensore ed al tunnel, lo si percorre tutto fino a sboccare a via Colombo l’arteria che segue l’antico letto del torrente Rio Maior e che conduce al porto artificiale delle barche. I battelli che collegano dal mare i paesi delle Cinque Terre attraccano generalmente fuori dal piccolo porto.
Con i minibus del parco si può fare un’escursione fino al colle del Telegrafo (513 m s.l.m.) dove si trovano le antenne della televisione e dei ponti radio. In realtà si arriva ad un punto di ristoro in un’area ricoperta da pini e castagni e da qui una passeggiata porta ad una radura da dove si vedono le antenne.

Le Cinque Terre si trovano a metà strada fra il Golfo dei Poeti a sud, denominazione del Golfo di La Spezia, con Portovenere, La Spezia e Lerici, ed a nord il Golfo del Tigullio con Portofino, Santa Margherita Ligure e Rapallo. Così non si è persa l’occasione di fare un’escursione via mare ai due estremi visitando Portovenere e Portofino.

Da Monterosso al Mare un servizio di battelli conduce ogni giorno a Portovenere in circa 50 minuti seguendo prima tutta la riviera delle Cinque Terre fino a Capo Monte Nero e quindi l’ultimo tratto dove la costa scende da ripidi pendii e quindi precipita sul mare. In alto vi sono piccoli centri e case sparse abitate tutto l’anno e raggiungibili dall’alto con lunghe gradinate fino a 1500 gradini. Si incontra un isolotto denominato Scoglio Ferale perché in un incidente vi morì un ufficiale di marina.
Portovenere si annunzia con la comparsa del potente castello genovese dei Doria affacciato sul mare e con il promontorio di Punta S. Pietro occupato da un Borgo medievale fortificato dai Genovesi dal 1113. Si gira intorno a Punta S. Pietro dove sorge la chiesa omonima e si entra nel porto. Il castello dall’alto domina la città ed il porto e le sue mura scendono da esso con tre torri fino al borgo antico.
Prima di visitare la città si fa il giro delle tre isole che si allungano verso sud da Punta S. Pietro a proteggere il golfo di La Spezia. Le isole sono Palmaria, Tino e Tineto ed un battello ne fa il periplo (circa 9 km) in circa 40 minuti per osservarle. Il giro delle isole si compie in senso orario costeggiando prima il lato orientale delle tre isole. La Palmaria, la più grande delle tre, si presenta ricca di vegetazione e digradante dal rilievo orientale. Su uno scoglio separato sorge una fortificazione genovese del 1606 detta Torre Scola. L’ultimo tratto diviene roccioso, quindi inizia l’isola di Tino, più piccola, che ha sul suo punto più elevato (quota 99 m) un faro con una portata di 60 miglia e vi si trovano i resti di un’antica abbazia del secolo XI dedicata a S. Venerio, un eremita vissuto e morto qui. Segue l’isolotto di Tinetto, quasi tutto nuda roccia che conserva i resti di due insediamenti religiosi. Per la sua posizione avanzata sul mare ha sempre rappresentato un pericolo per i marinai e per questo viene chiamato l’Artiglio e la statua di una Madonna è stata posta davanti. Questo è il punto più avanzato ed il battello qui gira sul lato occidentale delle isole tornando indietro. Si costeggia il lato occidentale di Tino e sul suo estremo nord si notano fortificazioni costruite durante l’ultima guerra per la difesa del golfo di La Spezia. Nel decennio 1950 qui vi furono girate scene del film “I Cannoni di Navarrone”. Segue la costa occidentale dell’isola Palmaria che è la parte più alta e scoscesa. Sulla vetta (quota 188 m) c’è un osservatorio meteorologico. A livello del mare si aprono diverse grotte come la Grotta Azzurra accessibile dal mare; altre grotte a livello più alto furono usate dagli uomini del mesolitico dei quali sono stati rinvenuti molti manufatti.
La visita della città parte dal borgo medievale di S. Pietro dove sono le origini della città. Seguendo dal porto la strada lungo il mare verso est si arriva al borgo e si sale alla chiesa arroccata sulla parte alta del promontorio con la sua torre campanaria. La chiesa è un insieme di vari stili architettonici di edifici di epoche diverse ed in origine fu costruita sui resti di un tempio pagano dedicato a Venere. Al tempo degli imperatori Antonini, nel II secolo, esisteva una base navale delle triremi romane per le rotte della Gallia e della Spagna chiamata Portus Veneris e da essa ha preso il nome la città. Nell’attuale piazzale di S. Pietro c’era il Castrum Vetus che nel 1113 fu ceduto ai consoli genovesi che ne fecero in centro fortificato contro i Pisani. La chiesa medievale fu costruita dai Genovesi nel 1356 in stile gotico-ligure, a fasce bicrome bianche e nere all’esterno. Nell’interno ci sono i resti più antichi della chiesa del VI secolo nella Cappella di S. Pietro con abside semicircolare e parte del pavimento originale. Nell’abside si trova la statua moderna dell’Apostolo simile a quella di S. Pietro a Roma. La parte medievale è gotica e bicroma con pilastri polistili e risulta molto corta perché si è rinunziato ad estenderla a spese della Cappella di S. Pietro. Del borgo medievale rimane un tratto delle mura merlate. Sul lato nord del promontorio c’è un’insenatura con la grotta Arpaia, famosa anche per essere stata frequentata dal poeta Byron e, sulla parte più alta, una fortificazione genovese la cui costruzione rimonta al 1161.
Tornando indietro si prende a sinistra la salita che porta all’interno della città murata genovese ed alla Collegiata di S, Lorenzo che prospetta su una piazza. Iniziata nel 1116 e consacrata nel 1130 in stile romanico fu rimaneggiata con elementi gotici nel XV secolo specie nella facciata e nella cupola del campanile. La cupola ottagonale è del XVI secolo. L’interno è a tre navate divise da archi a tutto sesto e colonne bianche che hanno sostituito gli antichi pilastri. Il presbiterio, posto sotto la cupola è rialzato.
Si prosegue la salita verso il Castello, costruito dai Genovesi nel XVI secolo al tempo dei Doria su precedenti fortificazioni romane, bizantine e medievali. Il Castello è un vero modello di architettura militare genovese. Consiste in due grandi corpi, uno più basso a sud verso la città murata, con l’ingresso al castello ed un corpo alto di costruzione cinquecentesca. Dalla punta nord-est del Castello scendono le mura, intervallate da tre torri, che chiudono la città fino al mare. Dall’alto del Castello si gode un’ampia vista sul porto, sulla città e sul borgo di S. Pietro.
Usciti dal Castello si scende alla città percorsa da strade parallele a livelli decrescenti collegate da lunghe gradinate; la più bassa è a via Giovanni Capellini, detta il Carugio con le antiche case dalle facciate decorate. La via, che parte da piazza S. Pietro, finisce all’estremo est con la porta della città dove si trova un’edicola con il dipinto di una Madonna con Bambino, S. Pietro e S. Lorenzo del XV secolo.

Per la visita a Portofino si utilizza pure il servizio di battelli che lo collega in circa 2 ore con Monterosso al Mare. Si fa sosta a Levanto, Bonassola, Deiva Marina e Moneglia e si passa al largo del Golfo del Tigullio dove sorgono Sestri Levante, Chiavari, Rapallo e Santa Margherita Ligure.
Uscendo da Monterosso a Mare e doppiata punta Mesco, si segue la costa verso nord-ovest ed in circa 15 minuti si arriva al porto di Levanto, antico feudo dei Malaspina, passato nel 1229 alla repubblica di Genova. Segue Bonassola, in un altro piccolo golfo, oggi centro balneare ed importante per le sue cave di marmo rosso e verde, detto di Levanto, usato per pavimentazioni. Altra sosta a Deiva Marina che era in origine un borgo medievale ed oggi è un centro turistico-balneare ed infine ultima tappa a Moneglia a metà strada. Da qui si attraversa i Golfo del Tigullio in vista del lungo abitato di Chiavari e, con qualche avvistamento di delfini, si arriva alla Punta di Portofino. Il battello prosegue oltre accostando nella piccola insenatura dove si trova l’Abbazia di S. Fruttosio edificata dalla famiglia Doria nel XIII secolo nel luogo di un antico monastero dell’VIII secolo che custodiva le reliquie di S. Fruttosio e restaurata recentemente nel 2004. Nell’Abbazia si trova il Sepolcreto dei membri della famiglia Doria. Nel fondo della baia è stata immersa nel 1954 la statua in bronzo del Cristo degli abissi, protettore dei subacquei, opera di Guido Galletti. Il battello quindi torna indietro girando intorno a Punta di Portofino dove si trova un Faro ed entra nella profonda insenatura sul lato orientale del promontorio. Portofino era l’antico Portus Delphini menzionato da Plinio, sicuro approdo per la navi che bordeggiavano lungo la costa. L’abitato intorno al porto ha il suo centro intorno alla chiesa di S. Martino e si è sviluppato intorno alla baia e nell’entroterra. Tra l’ottocento ed il novecento divenne centro di soggiorno per la borghesia genovese e furono costruite intorno molte ville. Sul lato opposto al porto, sul promontorio che separa la città dal mare aperto, si trova la chiesa di S. Giorgio sorta sul luogo di un antico tempio di Mitra. S. Giorgio, insieme a S. Martino di Tours sono i copatroni di Portofino. L’uso dei copatroni derivò dal fatto che i Longobardi, venuti in Liguria dal Friuli nel 568 e divenuti cristiani, professavano l’eresia ariana ed avevano adottato come patroni diversi santi, tra cui S. Giorgio, che erano diventati quasi simboli dell’arianesimo. La Chiesa allora li associò ad altri santi come copatroni. Sul punto più alto del promontorio sorge il castello di S. Giorgio che domina il porto ed il mare sul lato est. Sul posto ci doveva essere un Castrum al tempo dei Romani e successivamente fu sempre fortificato dai Visconti di Milano, dalla Repubblica di Genova e poi dai Duchi di Savoia. Durante la campagna di Egitto di Napoleone, Portofino fu chiamato Porto Napoleone ed occupato dai Francesi, ma dopo Abukir il castello fu preso dagli Inglesi che vi issarono lo stendardo di S. Giorgio (croce rossa in campo bianco) identico a quello di Genova e Portofino. Dopo il Congresso di Vienna il Castello fu abbandonato e, nel 1867, fu messo in vendita ed acquistato dal console inglese Yeats Brown prendendo il nome di Castello Brown. Il castello fu trasformato, senza alterarne la forma, in una villa residenziale arredata con mobili da collezione e circondata da un magnifico parco. Dopo l’ultima guerra il castello fu venduto ad un’altra famiglia inglese, i Baber, amanti dell’archeologia che eseguirono ricerche e portarono alla luce antichi locali e materiali ed eseguirono lavori di risanamento. Nel 1961 il Castello fu venduto al Comune di Portofino ed aperto al pubblico.
Dal piazzale della chiesa di S. Giorgio si ha un ampio panorama sul porto e l’abitato di Portofino. Una targa ricorda che il 26 marzo del 1930 la nave Elettra di Guglielmo Marconi trasmise un segnale ad onde corte che accese le luci dell’Esposizione Universale a Sidney, in Australia. Dal piazzale si sale al Castello per la visita e dalla sua quota si offre una varia scelta di panorami sulla baia, sul mare ed intorno al castello.

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/ITALTOUR.doc

Sito web da visitare: http://www.travelphotoblog.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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