Ariosto Ludovico

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Ariosto Ludovico

 

Ariòsto, Ludovico (Reggio Emilia 1474-Ferrara 1533) Maggiore poeta del rinascimento italiano. Figlio di Niccolò, capitano del castello di Reggio, seguì il padre trasferito a Ferrara, dove trascorse la sua vita, qui si dedicò agli studi letterari, dopo una breve parentesi di studi giuridici, avendo come maestro Gregorio da Spoleto. In seguito a necessità di ordine economico, si mise al servizio degli Estensi, prima del cardinale Ippolito d'Este, dal 1503 al 1517 e che seguì nella guerra contro Venezia, poi del duca Alfonso, suo fratello, dal quale ricevette l'incarico di commissario della regione Garfagnana, cui assolse dal 1522 al 1525. Nel 1527 sposò Alessandra Benucci, con la quale si ritirò a vivere in campagna (Mirasole) per curare l'ultima edizione dell'Orlando furioso, cui si dedicò fino alla morte. Quest'opera, suo capolavoro, è un poema in ottava rima in cui, con equilibrio e armonia, situazioni avventurose e fantastiche si svolgono in uno scenario realisticamente descritto. Sulla scia dei poemi epici cavallereschi, ma rivisitata in chiave letteraria classicheggiante per quanto riguarda la forma, l'opera si pone sulla strada del rinnovamento già iniziata da Matteo Boiardo con il suo Orlando innamorato. Fanno da sfondo alla vicenda le guerre tra i franchi di Carlo Magno e i mori di Agramante, in questo contesto rientrano gli avventurosi amori di Orlando, il paladino che perde il senno perché rifiutato dalla bella Angelica, principessa del Catai, nonché l'amore di Ruggiero e Bradamante e molti altri episodi e personaggi. L'ironia di Ariosto avvolge tutta la favola: è un modo per trovare la giusta misura nell'infinita gamma di sentimenti espressi e l'equilibrio tra mondo reale, mondo fantastico e soprannaturale. La struttura narrativa fonde e rende organica tutta la vasta materia, ripresa dai poemi cavallereschi così come dai classici. I diversi temi, l'amore e la tragedia, il fantastico e il reale, trovano giusto equilibrio senza che nessuno prevalga sull'altro. La prima edizione del poema, in quaranta canti, uscì a Venezia nel 1516, la seconda, sempre in quaranta canti ma con mutamenti linguistici, uscì a Ferrara nel 1521. La terza e definitiva, in quarantasei canti, vide la luce a Ferrara nel 1532. Le edizioni successive sono chiara testimonianza della continua ricerca e rifinitura stilistica cui l'autore sottopose la sua opera. Tra le opere minori, i Carmina (1494-1504), in latino, liriche in volgare e in terza rima, che si rifanno ai sermoni oraziani, sette Satire (1517-1525), lettere dal carattere morale, cinque commedie in endecasillabi sciolti, sul modello di Plauto e Terenzio (Cassaria, 1508, Suppositi, 1509, Studenti, 1518-1519, Negromante, 1520, Lena, 1529), che ebbero grande influenza sul teatro del Cinquecento per essere state le prime commedie regolari in volgare.

 

Fonte: http://dictionario.wikispaces.com/file/detail/dictionario..doc

Autore del testo: http://macosa.dima.unige.it/

 

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