Elisabetta I d Inghilterra

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Elisabetta I d Inghilterra

 

Elisabètta I d'Inghiltèrra (Greenwich 1533-Richmond 1603) Regina d'Inghilterra. Figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie Anna Bolena. Visse un'infanzia non priva di pericoli, per gli interessi dinastici che si concentrarono sulla sua persona. Anna Bolena fu condannata a morte e decapitata nel 1536 sotto l'accusa di adulterio, ed essendo stato annullato il matrimonio con Enrico VIII, Elisabetta si trovò in posizione di figlia illegittima. Tuttavia per decisione di Enrico, ratificata da un atto del parlamento, venne dichiarata erede al trono dopo Edoardo (1537-1553, re con il nome di Edoardo VI dal 1552 al 1553) e Maria (1516-1558, detta Maria la Cattolica o Maria la Sanguinaria, regina dal 1553 al 1558). Rimase nell'ombra durante il regno del fratello. Gli intrighi e i sospetti che la circondavano fin dall'infanzia contribuirono a formare una personalità astuta, capace di cavarsela nel mare agitato delle vicende politiche del tempo. Così quando salì al trono la sorellastra Maria la Cattolica, Elisabetta si affrettò a fare una professione di fede cattolica e a sostenere i diritti al trono di Maria contro quelli di Lady Jane Grey (1537-1554) che venne imprigionata e successivamente condannata a morte e giustiziata. Venne imprigionata nel 1554, prima nella Torre di Londra e poi nel castello die Woodstock, con l'accusa di complotto, in coincidenza con la rivolta di Sir Thomas Wyatt che si proponeva di metterla sul trono, fu liberata per mancanza di prove del coinvolgimento nella rivolta. Morta la sorellastra per cause naturali, le succedette sul trono nel 1558. Contraria a ogni posizione estremista, seguì una politica di pacificazione religiosa e politica. Fin dall'inizio adottò il metodo di accantonare i problemi che non presentavano un pericolo immediato. Circondatasi di abili collaboratori, tra cui W. Cecil e R. Dudley, concluse la disastrosa guerra con la Francia. Negli affari esteri seguì una politica opportunista sfruttando le rivalità esistenti tra Francia e Spagna, tra ugonotti francesi e cattolici, tra i protestanti tedeschi e l'Impero, tra i protestanti dei Paesi Bassi e Filippo II. Tale politica assicurò all'Inghilterra circa trenta anni di pace. Pur non impegnandosi in guerre dirette ufficialmente dichiarate, incoraggiò i conflitti privati sui mari contro i nemici tradizionali dell'Inghilterra a scopo commerciale. Vennero autorizzati il contrabbando e il traffico di schiavi tra l'Africa e l'America, venne incoraggiata la guerra di corsa contro la flotta spagnola sulle coste dell'America centrale, nella quale si distinsero uomini come J. Hawkins e F. Drake che diedero inizio al predominio inglese dei mari. In campo religioso seguì un programma moderato, confermando tuttavia la separazione della chiesa anglicana da quella di Roma. Consolidò l'anglicanesimo, mantenendo la struttura episcopale della chiesa britannica e la subordinazione alla corona. Con l'Act of Uniformity (1559), impose ilBook of Common Prayer (Libro della preghiera comune), che ufficializzava la nuova liturgia in lingua inglese e affermò definitivamente i principi fondamentali dell'anglicanesimo tramite la promulgazione dei Trentanove articoli di fede anglicana. Con l'Act of Supremacy (Atto di supremazia, 1563) confermò l'abolizione di ogni potere pontificio sull'Inghilterra, riservando al sovrano la repressione delle eresie e degli abusi. Mantenendo le strutture organizzative e il rituale esistente, veniva costruita la nuova chiesa anglicana con una gerarchia di nomina regia ormai sottratta all'autorità di Roma. Per quanti rifiutassero di assistere alle cerimonie della chiesa di stato, erano previste severe sanzioni. La rivolta scozzese del 1559 gli consentì di intervenire in Scozia e di ottenere la rinuncia al trono inglese da parte di Maria Stuarda, la quale successivamente (1567) le chiese addirittura ospitalità. Dopo la scomunica irrogatale da Pio V (1570), fu costretta a inasprire le persecuzioni contro i cattolici e a considerare ogni cattolico un traditore potenziale. Nel 1573 venne organizzata una speciale polizia incaricata di reprimere le forze ostili che tramavano contro Elisabetta. Un tentativo di rivolta promosso dai gesuiti nel 1580 venne represso severamente. Anche i puritani e i calvinisti dovevano essere costantemente tenuti sotto controllo, in quanto critici nei confronti dell'autoritarismo. Elisabetta si valse però del consenso entusiasta di nobili e borghesi attratti dalle opportunità che si offrivano nello sviluppo del commercio marittimo. I metodi utilizzati dai marinai inglesi per il raggiungimento dei loro obiettivi di espansione erano pirateschi e violenti, come del resto i rapporti internazionali prevalenti a quel tempo. Si ebbe un'importante novità: la stessa Elisabetta autorizzò le azioni dei corsari e investì direttamente in queste imprese, partecipando ai profitti che ne derivavano. Per anni Elisabetta permise che Maria Stuarda restasse in vita, pur sapendo che era il punto di riferimento dei complotti orditi contro di lei, più per calcolo politico che per tolleranza. Restando in vita Maria Stuarda, Filippo II non poteva avanzare pretese sul trono, che da più parti nei paesi cattolici veniva contestato a causa della sua nascita illegittima. Nel 1584, a seguito dell'aiuto dato da Elisabetta ai protestanti olandesi, si ebbe la rottura dei rapporti diplomatici con la Spagna. Quando nel 1586 si verificò il complotto cattolico di Antony Babington contro Elisabetta, mentre Filippo II si apprestava ad attaccare l'Inghilterra, Maria Stuarda venne processata e giustiziata (1587). La spedizione di Filippo II si risolse in un disastro per la flotta spagnola (la cosiddetta Invencible Armada), che venne quasi completamente distrutta dalla tattica dei marinai inglesi comandati da Thomas Howard, diretta ad evitare lo scontro frontale, e dalle tempeste naturali. Con questo fallimento militare, la Spagna perdette il predominio sui mari. La vicenda fu un trionfo per la regina Elisabetta che aveva utilizzato contro gli spagnoli proprio i metodi e le forze della guerra da corsa di F. Drake e J. Hawkins. Con Elisabetta, l'Inghilterra assurse al ruolo di grande potenza marittima e commerciale. Il suo governo diede al Paese il massimo impulso nelle iniziative atte a favorire lo sviluppo delle industrie navali, tessili, minerarie, mercantili (venne costituita la Compagnia delle Indie Orientali) e coloniali (Walter Raleigh completò la conquista della Virginia tra il 1585 e il 1590). Questo consacrò il prestigio della regina e la supremazia dell'Inghilterra sul mare, dando inizio all'impero coloniale inglese. Il periodo del suo regno (età elisabettiana) fu caratterizzato da una straordinaria vitalità culturale. Alla morte di Elisabetta, avvenuta a Richmond il 244 marzo del 1603, molte situazioni, come ad esempio il dissesto delle finanze e il conflitto tra Parlamento e Corona, restavano non risolte, in parte per la politica di moderazione adottata da Elisabetta, ma l'Inghilterra era ormai avviata verso un avvenire di grandezza. Prima di morire, designò come successore al trono il figlio di Maria Stuarda, Giacomo Stuart (Giacomo VI di Scozia).

 

Fonte: http://dictionario.wikispaces.com/file/detail/dictionario..doc

Autore del testo: http://macosa.dima.unige.it/

 

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